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Riceviamo da Gianni Alemanno e pubblichiamo nel rispetto delle norme dell’Ordinamento
Rebibbia, 9 novembre 2025 313° giorno di carcere
Zitti, zitti, zitti. Silenzio totale. Parliamo delle carceri di tutto il mondo, indigniamoci per i regimi totalitari di diverso colore che maltrattano le persone detenute. Ma sulla situazione in Italia, mi raccomando, manteniamo un rigoroso silenzio… Va tutto benissimo, siamo un grande esempio di democrazia che rispetta i diritti delle persone e nel contempo un efficiente meccanismo repressivo che tutela la sicurezza dei cittadini e dà il giusto castigo ai lestofanti… E invece no. Non è vero nulla. È solo maledetta ipocrisia, conformismo vigliacco, che nessuno ha il coraggio di rompere fino a quando non arriva una piccola bambina che grida “Il Re è nudo!” e allora tutti fingono di scoprire sorpresi la realtà. Cosa abbiamo detto per mesi, fin dall’inizio della primavera di quest’anno? Scorrete sulla pagina Facebook ( https:// www. facebook. com/ Alemanno. Gianni) tutto il Diario di cella fino al 23 marzo scorso.
Avevamo detto che il sovraffollamento sarebbe continuato ad aumentare, abbiamo denunciato che i provvedimenti del ministro Nordio per l’emergenza carceraria erano chiacchiere al vento. Bene, gli ultimi dati ci dicono che il sovraffollamento carcerario in Italia è giunto al 137,1% ( 63.467 persone detenute a fronte di 46.304 posti realmente disponibili: 17.163 persone in più del dovuto!). Da quando Giorgia Meloni è al governo il sovraffollamento è passato dal 107,4% al 137,1%, cioè è aumentato di quasi il 30%, e andando di questo passo, quando terminerà il suo mandato sarà oltre il 156%.
Avevamo detto che il “piano carceri” di Nordio non avrebbe risolto nessun problema e che al massimo poteva servire a sostituire le carceri più obsolete. Ebbene, non si vede neanche l’ombra dei 384 nuovi posti in cella che si dovevano costruire entro il 2025, peraltro con orribili strutture prefabbricate come nel Centro di raccolta per immigrati di Gjader in Albania, (hanno sbagliato l’appalto per queste nuove carceri prefabbricate e adesso il costo sarà pari a 118.000 euro per ogni nuovo posto cella!!).
Ma in compenso è crollato un pezzo del soffitto del carcere romano di Regina Coeli e adesso tutte le persone che vengono arrestate qui a Roma sono portate direttamente nell’altro carcere romano di Rebibbia, cioè in quello in cui siamo reclusi noi. Qui il sovraffollamento è schizzato al 152,4% con 1.628 persone detenute su 1.068 posti disponibili secondo regolamento, ma c’è chi scommette che all’inizio dell’anno prossimo saremo più di 2.000.
Risultato? Qui a Rebibbia le persone detenute vengono spostate da una parte all’altra come dei pacchi postali. I lavoratori e gli ergastolani rischiano di perdere la cella singola di cui hanno diritto; le salette dedicate alla socialità vengono trasformate in “camerata” con 12- 18 persone con un solo bagno; si minaccia di mettere la settima branda in celle che oggi ne hanno 6 e che in origine erano state progettate per solo 4 brande; ogni giorno persone detenute vengono trasferite a caso da un braccio a un altro, da un carcere ad un altro.
Tutti i “percorsi trattamentali” di studio, di lavoro, di Università, di confronto con gli psicologi e gli educatori, vengono bruscamente interrotti e azzerati. Così, come dimostrano tutte le statistiche, la recidiva aumenta vertiginosamente, restituendo alla società italiana delle persone a fine pena ancora più inattive e pericolose ( alla faccia della sicurezza dei cittadini). Le persone detenute che pagano di più questa follia sono proprio le migliori, quelle che nella riabilitazione ci avevano creduto, quelle che si erano impegnate a lavorare e studiare, non certo quei reclusi che se ne fregano, che tirano avanti, magari con comportamenti e abitudini sbagliate (alla faccia della “giusta punizione” per chi sbaglia).
Non basta. Il Dap ( Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) si sta esercitando a diramare circolari che sembrano servire solo a rendere più difficili quelle poche attività culturali e formative che sopravvivono nelle carceri. Come quella del 21 ottobre 2025, che impone un controllo centralizzato su tutte le attività trattamentali esterne, ovvero subordina a una decisione dell’Amministrazione centrale tutte le autorizzazioni d’ingresso di operatori esterni e di persone di cultura, decisioni che prima, secondo l’Ordinamento penitenziario, spettavano ai Direttori delle singole carceri e ai relativi Magistrati di sorveglianza. Certo, questa circolare riguarda solo le carceri che hanno nel loro interno reparti ad alta sorveglianza, ma sono la maggioranza degli istituti penitenziari e spesso per i pochi in alta sorveglianza si rovina la vita a tutte le normali persone detenute ( a Rebibbia sono un centinaio in alta sorveglianza a fronte di un totale di 1628 persone detenute). Questa circolare impone asfissianti procedure burocratiche: richieste da inviare con largo anticipo, elenchi nominativi, titoli, spazi, pareri, un apparato che scoraggia, rallenta, esclude. Perché? Che senso ha? Università, associazioni e volontari sono in rivolta, ma qualcuno li ascolterà?
Mentre scriviamo ci avvertono che è appena morta una persona detenuta al braccio G9 di Rebibbia, mentre quattro giorni fa, giovedì scorso, ne è morta un’altra al G11. Motivo del decesso? In entrambi i casi si parla di infarti, causati da cosa? Perché, ovviamente, con questi tassi di sovraffollamento e questa carenza di organico di Polizia penitenziaria, chi può controllare la situazione nei diversi reparti? Sempre più spesso sono gli agenti della Penitenziaria che ci fermano per chiederci di parlare anche del loro disagio nel lavorare in pochissimi in Istituti penitenziari ridotti in questa situazione.
Ecco, questa è la realtà che si vuole dietro le sbarre: in Italia bisogna andare in qualche centro di assistenza per clochard o in qualche campo nomadi per trovare condizioni di vita peggiori.
Ma c’è chi, a diversi livelli, preferisce nascondere la polvere sotto il tappeto, fare finta di nulla, raccontare al proprio superiore, amministrativo o politico, che va tutto bene. Questa polvere sta diventando una montagna, per quanto tempo ancora il tappeto potrà nasconderla?


