Restituire centralità costituzionale all’avvocatura e accompagnarla in un percorso di trasformazione organizzativa che superi definitivamente l’immagine del professionista isolato. È con questa doppia direttrice che Francesco Greco, presidente del Cnf, ha illustrato ieri alla commissione Giustizia della Camera, presieduta dal meloniano Ciro Maschio, i contenuti della riforma dell’ordinamento forense, oggetto del disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 4 settembre.

L’audizione ha coinvolto l’intero mondo dell’avvocatura: nell’ordine Cnf, Cassa forense, Ocf, Aiga, Anf, Movimento forense e Mga- Sindacato nazionale forense. Un coinvolgimento nell’iter di una riforma destinata a ridisegnare in profondità ruolo, strumenti, accesso e governance della professione.

Nel suo intervento, Greco ha rivendicato l’eccezionalità del percorso che ha portato alla stesura del testo. «È il risultato di un lavoro unitario senza precedenti – ha ricordato – elaborato insieme a Cassa forense, Ocf, ai 26 Ordini distrettuali, alle Unioni regionali e alle principali associazioni forensi, senza che vi sia mai stato un voto contrario su alcun articolo». Una compattezza che il presidente del Cnf ha definito «un segnale politico», prova della maturità di una categoria pronta ad affrontare un passaggio epocale. Il disegno di legge delega affida al governo il compito di intervenire, entro sei mesi, su ogni aspetto della professione: dalle attività riservate alle forme aggregative, dai compensi al sistema disciplinare. Al centro, il principio – per molti versi simbolico e politico – della libertà e indipendenza dell’avvocato.

Un richiamo esplicito al ruolo dell’avvocatura come presidio dello Stato di diritto, oggi ulteriormente rafforzato dal ripristino del giuramento e da una disciplina più stringente sul segreto professionale, qualificato come diritto inviolabile e indisponibile dell’assistito. Greco ha collegato questo passaggio ai temi più generali del dibattito sulla giustizia: «L’indifferenza dell’avvocato è speculare a quella del giudice. Chi teme che la separazione delle carriere possa minare l’autonomia della magistratura sappia che, se accadesse, gli avvocati sarebbero i primi ad opporsi. Ma questo pericolo non esiste».

Il cuore dell’intervento del presidente del Cnf si è concentrato però sul fronte organizzativo. «Oggi il 90- 95 percento degli avvocati opera in strutture non votate alla collaborazione professionale o interprofessionale», ha osservato, evidenziando come la frammentazione degli studi rappresenti uno dei principali limiti alla competitività della professione. La riforma interviene ampliando e definendo con precisione le forme collettive di esercizio: associazioni professionali, reti anche multidisciplinari e società tra avvocati, in cui almeno i due terzi del capitale e dei diritti di voto dovranno essere in mano a iscritti agli albi.

«L’obiettivo è superare la storica polverizzazione degli studi legali italiani per rispondere alle nuove sfide del mercato», ha puntualizzato il vertice dell’istituzione forense. Stimolare dunque la «crescita delle associazioni professionali e delle società tra avvocati» attraverso le norme della nuova legge forense, ha spiegato Greco ai deputati della commissione Giustizia, significa dunque accelerare la modernizzazione dell’avvocatura.

Sul fronte economico viene confermato il principio della libera pattuizione e dell’equo compenso, con parametri ministeriali aggiornabili ogni due anni e la possibilità, per i Consigli dell’Ordine, di rilasciare pareri di congruità con valore di titolo esecutivo. Tra le novità più rilevanti, il principio di solidarietà nei pagamenti, che consente il riconoscimento del compenso non solo al cliente diretto ma anche ad altri soggetti coinvolti nel procedimento.

Il disegno di legge interviene anche sull’accesso alla professione – corso e tirocinio restano di 18 mesi con prova finale –, e riforma l’esame di Stato riducendo le prove scritte a due e rendendo la prova orale più strutturata. Importante il capitolo sulla formazione continua, che diventa obbligo annuale con sospensione automatica in caso di inadempimento. Sul versante disciplinare, la riforma rafforza i Consigli distrettuali di disciplina, introduce un rito semplificato per le condotte lievi e istituisce la riabilitazione per tutte le sanzioni diverse dalla radiazione. Alla governance dell’avvocatura viene dedicato un capitolo specifico: limiti ai mandati, voto elettronico, parità di genere e un ruolo più definito del congresso nazionale forense, che diventa organo politico stabile.

Riguardo agli interventi delle altre rappresentanze dell’avvocatura, Cassa forense ha evidenziato la necessità di un ordinamento coerente con l’evoluzione socio- economica della professione; Aiga ha chiesto garanzie per i giovani, soprattutto sul fronte delle collaborazioni e del compenso.

L’obiettivo della commissione Giustizia di Montecitorio è chiudere l’esame entro l’inizio del 2026, così da consentire al governo di adottare i decreti attuativi nei tempi previsti. Per l’avvocatura, la riforma rappresenterà la svolta più rilevante degli ultimi decenni, riportando la professione al centro del sistema giustizia in un equilibrio rinnovato tra autonomia, competenze e organizzazione.