Si è tenuto presso la sala stampa della Camera dei Deputati l’incontro di studio dal titolo “L’applicazione del D.Lgs. 231/01 nelle società sportive”, promosso dall’onorevole Nicola Carè e dall’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Roma. Dopo i saluti istituzionali di Carè, che ha sottolineato “l’indispensabilità degli assetti organizzativi per le società e, in particolare, per gli enti sportivi”, il dibattito ha coinvolto studiosi ed esperti di diritto penale, di giustizia sportiva e di governance economica delle società sportive professionistiche, riuniti in un tavolo di alto profilo tecnico sulla compliance-governance.

Tra gli interventi di maggiore rilievo, quello del procuratore aggiunto di Cuneo Ciro Santoriello, tra i massimi esperti nazionali sulla normativa 231, che ha affrontato i principi fondanti della responsabilità penale e sportiva degli enti del settore. “Il controllo interno è elemento strutturale dell’affidabilità dell’ente”, ha dichiarato Santoriello, richiamando la responsabilità degli organi apicali e dei controllori interni e sottolineando come la formazione e la tracciabilità dei processi decisionali rappresentino oggi parametri fondamentali di valutazione.

Mariarosa Calabretta ha illustrato il quadro dei reati presupposto più rilevanti nel mondo dello sport – tra cui match fixing, doping, frodi fiscali e scommesse – evidenziando come il D.Lgs. 231/01 costituisca oggi “uno strumento indispensabile per la tutela dell’integrità delle competizioni”.

Il presidente della Commissione “Responsabilità degli Enti ex D.Lgs. 231/01” dell’Ordine dei commercialisti (Odcec) di Roma, Carlo Ravazzin, ha approfondito gli aspetti tecnico-economici del tema, soffermandosi sul ruolo dei controlli economico-finanziari e sulle interazioni operative fra collegio sindacale, revisori e organismo di vigilanza. Ravazzin ha ribadito l’importanza di una integrazione funzionale tra gli organi di controllo per garantire correttezza gestionale, sostenibilità economica e prevenzione del rischio sanzionatorio.

A moderare i lavori è stato Alessandro Parrotta, componente della commissione di riforma Nordio al D.Lgs. 231/01, che nelle conclusioni ha ricordato come “il modello 231 non debba essere percepito come un mero adempimento burocratico, bensì come un vero strumento di governance e tutela reputazionale”.
Parrotta ha richiamato il recente orientamento giurisprudenziale che valorizza l’effettività dei modelli organizzativi, sottolineando che “nel calcio contemporaneo, la competitività non si misura solo in campo, ma nella solidità organizzativa e nella trasparenza gestionale delle società”.