Il “Premio diritti umani 2025”, istituito dal Consiglio degli Ordini forensi europei (Ccbe), al quale aderisce anche il Cnf, sarà conferito all’avvocata tunisina Sonia Dahmani in carcere dalla primavera 2024. Dahmani è stata arrestata l’ 11 maggio dell’anno scorso in un’operazione di polizia, condotta da una decina di agenti incappucciati, nella sede dell’Ordine degli avvocati di Tunisi. Le manette sono scattate dopo che la professionista ha criticato durante una trasmissione televisiva il governo tunisino e il presidente Kais Saied in merito alla gestione dei flussi migratori, al sovraffollamento delle carceri e al crescente razzismo nei confronti dei migranti subsahariani. Dahmani è accusata di “diffusione di notizie false” in base al decreto- legge anti- fake news numero 54 del 2022, che sanziona la divulgazione di informazioni considerate lesive dell’ordine pubblico.

Dalla Tunisia giungono notizie preoccupanti: l’avvocata, come più volte denunciato dai familiari e dal difensore, versa in condizioni di salute molto precarie. La detenzione in una cella sporca e umida non consente di risolvere i problemi respiratori e cardiaci. Anzi, li aggrava. Nella cella accanto a quella che ospita Dahmani poco tempo fa una detenuta si è impiccata. «Questa è la prigione per le donne di Manouba», commenta la sorella di Sonia, Ramla Dahmani. «Questo – aggiunge - è ciò che chiamano giustizia. Un luogo dove i vivi sono sepolti. Dove la malattia è una punizione, dove l’umiliazione diventa un metodo, dove la disperazione è contagiosa. Questa è la Tunisia».

Il caso di Dahmani offre un quadro chiaro sulle condizioni in cui sono costretti a lavorare i legali tunisini. Dal suo arresto Sonia ha dovuto affrontare cinque procedimenti penali, tutti riguardanti dichiarazioni rese nel legittimo esercizio della libertà di espressione. Per questo sta scontando una pena a cinque anni di carcere, dopo tre sentenze di condanna. Rischia altri 20 anni di galera se condannata al termine di altri due processi, tuttora in corso. Non mancano le anomalie nella vicenda giudiziaria. Per esempio, Dahmani è stata processata per lo stesso fatto che ha già portato ad una condanna.

Il riconoscimento del Ccbe intende sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni europee sulla difficile situazione che vivono gli avvocati nel Paese nordafricano. La cerimonia di consegna del “Premio diritti umani” avverrà il 27 novembre a Parigi. «Questo premio – afferma Thierry Wickers, presidente del Ccbe – è un riconoscimento al coraggio, alla determinazione e all’incrollabile impegno nella difesa dei diritti umani, della libertà di espressione e dell’indipendenza della professione forense in Tunisia. Il Ccbe onora Sonia Dahmani per la sua straordinaria integrità e coraggio di fronte alla crescente repressione in Tunisia. La sua dedizione alla giustizia e allo Stato di diritto incarna i valori fondamentali della professione legale: indipendenza, forza morale e una difesa incrollabile della dignità umana».

Leonardo Arnau, consigliere Cnf e presidente dell’Oiad (Osservatorio degli avvocati in pericolo), sottolinea la “scelta giusta e doverosa” nell’attribuzione del premio a Sonia Dahmani. «Viene valorizzato – commenta Arnau l’impegno che Sonia sta drammaticamente pagando con la propria libertà, per avere dimostrato abnegazione e sacrificio straordinari nella tutela dei valori fondamentali della professione legale. La collega Dahmani ha reso onore alla professione di avvocato, battendosi per il diritto all’uguaglianza dei cittadini tunisini, e non, e per la tutela dei diritti umani.

L’Oiad, che si stringe attorno ai familiari ed ai difensori di Sonia, segue con crescente preoccupazione, e continuerà a farlo, le paradossali vicende processuali alle quali Dahmani è ingiustamente sottoposta, mediante l’invio di propri osservatori processuali. Auspichiamo che Sonia Dahmani, detenuta arbitrariamente in precarie condizioni di salute in un carcere di Tunisi, sia scarcerata immediatamente e che le accuse nei suoi confronti vengano doverosamente archiviate».

L’avvocatura italiana svolge un ruolo importante nel Ccbe. Il Consiglio nazionale forense è rappresentato dall’avvocata Daniela Giraudo del Foro di Biella (capo della delegazione). Barbara Porta del Foro di Torino è invece presidente della Commissione diritti umani del Consiglio degli Ordini forensi europei. «Sonia Dahmani – afferma l’avvocata Porta - rappresenta oggi la voce di molti avvocati tunisini perseguitati per aver difeso lo Stato di diritto. La sua determinazione, durante la lunga detenzione che si protrae dal 13 maggio 2024, denota l’importanza vitale della solidarietà internazionale e della visibilità per gli avvocati che continuano a esprimersi nonostante le intimidazioni e le vessazioni giudiziarie. È fondamentale ricordare in ogni momento l’instancabile dedizione alla giustizia e allo Stato di diritto di Sonia Dahmani. Il caso di Dahmani è diventato emblematico dell’erosione della libertà di espressione e dell’indipendenza della professione forense in Tunisia».