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AULA DI GIUSTIZIA
Un confronto franco, profondo e ad alto tasso di competenza sul tema dell’errore giudiziario, con uno sguardo rivolto non solo al problema, ma soprattutto alle soluzioni. Questo il cuore del convegno “Quando la giustizia sbaglia. Il prezzo dell’errore giudiziario”, organizzato dalla Camera Penale di Vibo Valentia e aperto ufficialmente dall’Avv. Giuseppe Mario Aloi, presidente della Camera, che ha sottolineato l’urgenza di restituire centralità alle garanzie difensive e al rispetto del principio di presunzione di innocenza.
Ad aprire i lavori, il saluto dell’Avv. Franco De Luca, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Vibo Valentia, che ha rimarcato il rischio che la custodia cautelare venga utilizzata come forma surrettizia di punizione anticipata. Ha quindi invocato una maggiore attenzione al principio di proporzionalità e al rispetto della libertà personale.
A seguire, la Dott.ssa Tiziana Maiolo, giornalista di lungo corso, ha posto l’accento sul ruolo cruciale dell’informazione: la “gogna mediatica” può distruggere vite ancora prima che si apra un processo. La stampa – ha detto – deve tornare a essere garante di equilibrio, non strumento di pressione.
Poi l’intervento dell’Avv. Giuseppe Milicia, Coordinatore delle Camere Penali Calabresi, che ha evidenziato come, in Calabria, i reati associativi siano spesso il terreno fertile di abusi in fase cautelare: serve un uso più rigoroso e selettivo di questi strumenti, per evitare che l’eccezione diventi la regola.
Il primo intervento tecnico è stato affidato al Prof. Avv. Vincenzo Mario D’Ascola, penalista e docente universitario, che ha illustrato come l’errore giudiziario non sia solo un problema di giustizia “che sbaglia”, ma anche di un sistema che non sa correggersi e non sa ascoltare i segnali d’allarme. D’Ascola ha richiamato l’importanza della separazione delle carriere, della revisione dei criteri sulla prova e dell’introduzione di strumenti efficaci per prevenire e riparare l’errore.
Ha preso poi la parola l’Avv. Francesco Petrelli, Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane, che ha proposto un'idea di giustizia fondata sulla responsabilità: serve un organismo terzo per la revisione degli errori, e serve più cultura del dubbio, meno automatismi nel processo penale.
Tecnico e radicato nell’esperienza sul campo l’intervento della Dott.ssa Maria Barnabei, Sostituto Procuratore a Vibo Valentia. Rivolgendosi all’avvocatura, ha spiegato il ruolo del PM nei procedimenti per stalking e violenza familiare, sottolineando la difficoltà di mantenere l’equilibrio tra tutela delle vittime, prova dei fatti e garanzie difensive, specie quando – dopo anni – le vittime, spesso legate da vincoli familiari, scelgono di non procedere più. Una realtà complessa, che richiede meno ideologia e più consapevolezza condivisa.
In collegamento da remoto, il Viceministro della Giustizia, Sen. Avv. Francesco Paolo Sisto, ha portato il proprio contributo al dibattito, ribadendo che l’errore giudiziario è una delle più gravi ferite che il sistema possa infliggere a un cittadino e che proprio per questo va affrontato non solo con consapevolezza culturale, ma anche con interventi normativi mirati.
Sisto ha sottolineato la centralità del tema della custodia cautelare, da lui definita una “eccezione che rischia troppo spesso di diventare regola”, e ha richiamato l’attenzione sulla necessità di rafforzare i filtri e i controlli, in fase sia istruttoria che dibattimentale, per prevenire i casi di ingiusta detenzione.
A seguire, l’Avv. Valerio Murgano, della Giunta dell’UCPI, ha offerto una lettura sistemica: “troppo spesso si arresta per indagare”. Occorre limitare il potere cautelare alle sole ipotesi realmente eccezionali, con un rafforzamento del ruolo difensivo già nelle indagini preliminari.
A chiudere il convegno è stato l’intervento del Dott. Giuseppe Cricenti, magistrato e consigliere di Cassazione, che ha voluto ribadire con chiarezza la propria vicinanza all’avvocatura. Secondo Cricenti, per evitare l’errore giudiziario non bastano le leggi: servono giudici capaci di ascoltare, di dubitare, di restare umili. Ha criticato la tendenza a una giustizia automatica, troppo distante dalle persone, e ha sottolineato il ruolo essenziale del difensore nel mantenere vivo il principio del giusto processo.
Al termine del convegno, l’avv. Vincenzo Gennaro, in qualità di Past President della Camera Penale vibonese, ha consegnato all’avv. D’Ascola una targa di riconoscimento deliberata dal Direttivo, per il suo impegno accademico e la costante vicinanza all’avvocatura e ai valori del giusto processo.