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Il mancato rispetto del legittimo impedimento intacca il diritto di difesa, ma anche la dignità professionale e umana dell’avvocata e dell’avvocato in una singolare forma di disparità tra i soggetti della giurisdizione. Su questo tema hanno riflettuto ieri alla Camera dei Deputati avvocati e parlamentari, nel corso di una tavola rotonda organizzata dal Consiglio nazionale forense su iniziativa del senatore Marco Silvestroni e dell’onorevole Manlio Messina. L’incontro è stato moderato da Patrizia La Rosa (Commissione Pari opportunità del Cnf).
Il presidente del Cnf, Francesco Greco, prima di addentrarsi nel tema dell’incontro, ha portato i saluti del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, impossibilitato a presenziare. Nel messaggio inviato Fontana ha rilevato la «preziosa occasione di confronto sulla giustizia», aggiungendo che «il legittimo impedimento è un presidio dei diritti costituzionalmente garantiti», per cui «l’avvocato deve poter conciliare alcuni eventi personali senza che vi siano pregiudizi».
I casi di negazione del legittimo impedimento – come riportato dal nostro giornale - sono stati numerosi negli ultimi anni. Emblematica la storia dell’avvocata marchigiana Chiara Cecchini, ricordata da Patrizia La Rosa. Cecchini, dopo un incidente stradale, è stata ricoverata in ospedale dove le hanno ingessato entrambe le braccia. Nessuna possibilità di spostare l’udienza. L’avvocata si è fatta aiutare da alcuni colleghi e praticanti per assicurare al proprio assistito la possibilità di difendersi. Non poteva esserci sede migliore per spronare il legislatore ad approvare in tempi rapidi la legge sul legittimo impedimento. Lo ha fatto Francesco Greco. «La definitiva approvazione della norma sul legittimo impedimento - ha detto il rappresentante dell’avvocatura istituzionale – deve arrivare quanto prima. Il legittimo impedimento deve essere regolamentato a 360 gradi per offrire una serie di garanzie a chi si reca in udienza e la valutazione del giudice non può essere soggettiva. La legge serve a regolamentare in maniera uniforme i diritti di noi avvocati, ma anche quelli dei nostri assistiti. Quando ci conferiscono mandato, siamo impegnati nella difesa dei loro diritti, ma anche delle loro aspettative e dei loro sogni. Non dimentichiamolo mai». Significativo un passaggio del presidente del Cnf che ha sottolineato il “valore della maternità”, prendendo spunto dal caso di una avvocata incinta alla quale fu negato il legittimo impedimento lo scorso anno: «Se il principio della maternità è messo in discussione, vuol dire che ci troviamo di fronte ad un problema serio di civiltà giuridica. Occorre un sistema che tuteli le colleghe. Da qui l’importanza del traguardo della legge da tagliare quanto prima».
Dopo il question time al Senato, è giunto nella Sala Regina il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. «Sono molto lieto – ha commentato il guardasigilli - di partecipare a questa importante iniziativa. Sono altresì orgoglioso di aver firmato a Lussemburgo la Convenzione europea per la protezione degli avvocati. Un momento storico per la cultura giuridica italiana e per tutto il Paese». Un passaggio Nordio lo dedicato all’avvocato in Costituzione. Non è stato possibile inserirlo nella riforma della giustizia; il ministro intende però raggiungere questo obiettivo per dare all’avvocato «ancora più dignità».
La consigliera Cnf Lucia Secchi Tarugi (coordinatrice Commissione Pari opportunità del Consiglio nazionale forense), ha fatto un intervento molto appassionato con riferimenti ad alcune vicende personali. Secchi Tarugi ha sottolineato l’importanza del legittimo impedimento tanto per l’avvocato quanto per le parti assistite. «La nostra Costituzione – ha affermato - sancisce la difesa come diritto inviolabile, diritto di cui nel processo l’avvocato è soggetto indispensabile. Eventuali eventi personali, che possono colpire l’avvocato, non devono produrre effetti negativi sulla posizione della parte. Per questo è necessaria la disciplina del legittimo impedimento nella professione forense, una norma di civiltà, che deve essere riconosciuta quale diritto per le avvocate e gli avvocati, affinché non siano ostacolati, nell’esercizio delle loro funzioni, da problemi di salute propri o dei familiari, o da cause di forza maggiore».
Alla tavola rotonda hanno partecipato i parlamentari – tutti avvocati - Sergio Rastrelli (componente segretario della Commissione Giustizia del Senato), Erika Stefani (Commissione Giustizia del Senato), Maria Elena Boschi (Commissione Affari Costituzionali della Camera) e Ada Lopreiato (Commissione Giustizia del Senato).
Il senatore Rastrelli ha rilevato che il testo del disegno di legge sul legittimo impedimento è stato, sin dal primo giorno, sottoposto ad un esame approfondito e responsabile da parte dei partiti. L’onorevole Boschi ha parlato di «posizione “chiara di Italia Viva sul legittimo impedimento, senza prese di posizione ideologiche». Erika Stefani ha evidenziato un aspetto che si tende a dimenticare: il legittimo impedimento deve essere garantito anche nel civile per non esporre la difesa a situazioni irrecuperabili. Infine, Ada Lopreiato ha auspicato che anche la Camera possa garantire tempi rapidi per l’approvazione definitiva della legge.
Nelle relazioni di Francesca Palma (Consigliera Cnf, componente della Commissione Pari opportunità), Aniello Cosimato (consigliere Cnf, componente della Commissione Pari opportunità) e Giovanni Stefanì (consigliere Cnf, componente Commissione Pari opportunità) è stato fatto presente che il dibattito aperto sul legittimo impedimento in Parlamento è un esempio di confronto costruttivo. Un metodo di lavoro che fa ben sperare.