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L’avvocatura piange un grande maestro: è morto all’età di 91 anni Gustavo Pansini, professore emerito nell’Università di Urbino, fondatore e primo presidente delle Camere penali.
L’immagine dell’avvocato Pansini, durante i congressi dei penalisti - al pari di quella di Gaetano Pecorella e Oreste Dominioni che piangono l’amato collega -, resterà indelebile. La presenza di Pansini era sempre un evento nell’evento. Il suo contributo di idee uno stimolo a fare sempre meglio, un’occasione per ottenere nuovi spunti di riflessione che si tramutavano poi in proposte concrete per il miglioramento della giustizia.
Pansini lascia un posto vacante nelle iniziative dell’Ucpi, uno spazio che però verrà di sicuro colmato dai suoi insegnamenti. L’insigne penalista era nato a Napoli il 9 agosto del 1933. Per molti anni ha insegnato nell’Università di Urbino, dove aveva mantenuto fino al 2011 l’insegnamento in Teoria generale del processo. Ha anche ricoperto il ruolo di preside della facoltà di Giurisprudenza nell’ateneo marchigiano.
La Giunta dell’Unione delle Camere penali si stringe con affetto e profonda commozione attorno alla famiglia del professor Pansini. «È stato – si legge in una nota - presidente dell’Unione dal 1987 al 1990, maestro indimenticato di diritto processuale penale e figura di assoluto rilievo nell’avvocatura italiana. Il professor Pansini è stato tra i principali artefici dell’identità culturale e associativa della nostra Unione, contribuendo in maniera decisiva alla sua costruzione statutaria, alla sua apertura europea e alla difesa instancabile del ruolo costituzionale dell’avvocato penalista. Il suo magistero, unito a una straordinaria passione civile, ha lasciato un’impronta profonda che ancora oggi ispira l’impegno di tutti noi».
Le Camere penali si soffermano anche sullo spirito di servizio che ha animato le attività di Pansini: «Anche dopo la fine del suo mandato non ha mai fatto mancare la sua presenza attiva, generosa, entusiasta. Con riservata costanza, ha partecipato a ogni congresso, ha offerto la sua voce nei momenti decisivi, ha accompagnato la crescita della nostra comunità come guida autorevole e partecipe. La sua presenza era sempre attesa, il suo pensiero sempre ascoltato con rispetto. Nel rivolgere ai figli, la professoressa Carla, gli avvocati Giovanni e Gabriella Maria e ai familiari tutti le nostre più sentite condoglianze, sentiamo di perdere non solo un fondatore, ma un amico, un punto fermo, una coscienza lucida della nostra identità. Il suo ricordo continuerà a vivere nel cuore dell’Unione e nella passione di tutti coloro che, grazie anche a lui, hanno imparato a credere nella libertà della difesa».
Con la stessa commozione i penalisti di Napoli ricordano la sua figura, quella di «insigne maestro per generazioni di avvocati, non solo napoletani. Incarna la storia più nobile della professione forense e lascia un vuoto incolmabile, per la profondità del suo sapere giuridico e per la inarrivabile statura dell’avvocato. Ha percorso da protagonista di primo piano la storia del nostro Paese, attraverso le cronache giudiziarie, affermando con autorevolezza e vigore il ruolo fondamentale del difensore e l’importanza di un giusto processo. Ha contribuito in modo determinante alla formazione del pensiero liberale in ambito penale ed è stato un punto di riferimento per intere generazioni di penalisti».
Pansini lascia un vuoto nell’Università. «Perdiamo – commenta il rettore dell’Università di Urbino, Giorgio Calcagnini - una figura di grande valore, stimatissima nel mondo accademico, che aveva dedicato la sua vita al diritto e in particolare al diritto processuale penale e che ha sempre dimostrato grande generosità verso i più giovani. Alla famiglia e a quanti hanno avuto la fortuna di affiancarlo professionalmente va il mio cordoglio personale e di tutto l’ateneo».