Corsa contro il tempo, per il Consiglio superiore della magistratura, alla ricerca di una via d'uscita "onorevole" dopo l'annullamento delle nomine dei vertici della Cassazione. Si riunirà infatti oggi nel primo pomeriggio in presenza, la Quinta commissione del Csm che si occupa di incarichi direttivi, per trovare una soluzione dopo la dichiarazione di illegittimità - che di fatto ha "decapitato" il Palazzaccio - delle delibere di palazzo dei Marescialli che nel luglio 2019 aveva nominato Pietro Curzio come Primo presidente della Suprema Corte, e Margherita Cassano come sua "vice", vetta mai prima raggiunta da una donna magistrato. L'obiettivo dei consiglieri, che anche ieri si sono riuniti da remoto in via del tutto straordinaria, è quello di indicare una strada da seguire al plenum del Csm fissato per mercoledì 19 gennaio. Solo due giorni prima della solenne cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario che si svolgerà come di consueto, anche se in modo molto "snello" per la pandemia, proprio in Cassazione alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Non è ancora chiaro, né è stato deciso, in quale modo la Quinta Commissione - presieduta da Antonio D'Amato, sei componenti in tutto - intenda superare questa situazione che genera imbarazzo istituzionale. E continua a inasprire i rapporti tra l'organo di autogoverno dei giudici e il Consiglio di Stato che dopo aver bocciato la nomina di Michele Prestipino a capo della Procura di Roma, adesso ha falciato gli incarichi del gotha della magistratura italiana. C'è chi parla di sgarbo istituzionale, per il tempismo del deposito dei verdetti di Palazzo Spada, così a ridosso della "kermesse" dell'anno giudiziario. Altri puntano il dito contro quella che è ritenuta una invasione di campo da parte dei magistrati amministrativi di Palazzo Spada, che a breve sarà guidato da Franco Frattini, appena eletto all'unanimità. A quanto si è appreso, pare certo che non verrà proposta al plenum la strada di prendere tempo purchessia presentando un inutile ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione, competenti solo per difetto di giurisdizione, contro le due decisioni del Consiglio di Stato che due giorni fa, venerdì, hanno azzerato le nomine di Curzio e Cassano in seguito al ricorso del presidente della Terza sezione civile della Suprema Corte, Angelo Spirito, che sostiene di avere più titoli e anzianità. Più percorribile appare l'ipotesi che la Commissione chieda al plenum di procedere di nuovo alla nomina di Curzio e Cassano, rimettendoli così con "pienezza" nel loro ruolo davanti al Capo dello Stato alla cerimonia solenne di venerdì 21 gennaio. Ma c'è anche l'opinione di "minoranza" di chi condivide questa scelta, ma ritiene che non c'è bisogno di correre così a scapicollo. Poi dovranno essere scritte e ben motivate le due relative delibere di "rinomina" per superare le obiezioni sollevate dal Consiglio di Stato. Naturalmente anche in questo caso, potranno essere nuovamente contestate e impugnate dal presidente Spirito. Intanto passa il tempo e tra una delibera e un annullamento, i diretti interessati potrebbero anche andare in pensione - qualcuno non è lontano dal compiere i fatidici 70 anni - e non avere più alcun titolo per protrarre questa querelle. Un grido di allarme arriva dai penalisti italiani che definiscono la crisi «ormai rovinosa» e chiedono al Governo ed al Parlamento «una drastica, radicale, rivoluzionante riforma della quale ha bisogno la Magistratura stessa, e l'intero Paese».