L'ennesima polemica di maggioranza che rischia di incagliarsi nelle secche del calendario parlamentare. Il terzo mandato per i presidenti di Regione continua a dividere il centrodestra, con Forza Italia che blinda la sua opposizione e la Lega che ancora non scopre le carte. E mentre il tempo per una possibile modifica stringe, Fratelli d’Italia alza la pressione e mette il Carroccio di fronte a un bivio: se si vuole cambiare la legge, bisogna muoversi adesso. Antonio Tajani sgombra subito il campo da qualsiasi ipotesi di trattativa politica. «La posizione di Forza Italia è nota, noi siamo contrari al terzo mandato non perché siamo contro qualcuno, ma perché ci sono incrostazioni di potere che rischiano di essere dannose per la democrazia», ha ribadito il vicepremier e leader azzurro, lasciando intendere che la questione non è in discussione. «Non stiamo al mercato, non cambio idea se mi danno il sindaco di Verona o quello di Milano. Non è una questione di baratto. Io non sono uno che si vende per un piatto di lenticchie», ha tagliato corto Tajani, lasciando intendere che la trattativa su questo terreno è semplicemente inesistente. Dal lato leghista, però, la partita resta aperta.

Al Senato, il termine per presentare emendamenti al disegno di legge sui consiglieri regionali – il veicolo normativo che potrebbe accogliere una modifica per sbloccare il terzo mandato – come è noto, è stato prorogato di una settimana. Una finestra utile per provare a cucire una mediazione che, però, al momento appare lontana. La Lega, almeno ufficialmente, non ha ancora presentato alcuna proposta concreta. «Sul tavolo ci sono solo dichiarazioni di principio», ha sottolineato Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento e uomo di punta di Fratelli d’Italia. Il pressing di FdI, però, si fa sempre più esplicito. «Se c'è una proposta della Conferenza delle Regioni, del Parlamento o della Lega siamo pronti a discuterne, ma i tempi sono strettissimi. Il tempo sta per scadere», ha avvertito Ciriani, lasciando intendere che il Carroccio deve decidere in fretta se affondare davvero il colpo o lasciar cadere la partita.

La strada del decreto legge, secondo il ministro, non è percorribile: «Deve esserci necessità e urgenza, e di solito si evitano decreti su materie elettorali così delicate. Preferiamo un percorso parlamentare ordinario, altrimenti sembrerebbe una scorciatoia». Sul piano tecnico, poi, Ciriani spegne anche l’ipotesi di uno slittamento delle elezioni regionali per guadagnare tempo: «Dubito si possano spostare le elezioni senza una motivazione molto seria e largamente condivisa da Parlamento e istituzioni. Mi pare una prospettiva abbastanza lontana».

Sul versante azzurro, c’è chi alza ulteriormente il livello dello scontro, ipotizzando che un’apertura sul terzo mandato possa avere un prezzo. «Chi oggi rivendica qualcosa che non è nel programma di governo dovrà accettare anche le richieste di Forza Italia», ha avvertito Fulvio Martusciello, europarlamentare e leader del partito in Campania. «Se si apre un passaggio fuori dal patto iniziale, è giusto discutere anche di ciò che Forza Italia ritiene essenziale. Non ci interessano le candidature per il 2027, ma impegni concreti e approvabili subito, negli stessi tempi della norma sul terzo mandato».

Un avvertimento che sa di monito: «Forza Italia sarebbe il partito a pagare il prezzo politico più alto in Puglia e Campania. È bene dirlo chiaramente», ha aggiunto Martusciello. Nessuna trattativa, dice Tajani. Ma il rischio che la questione si trasformi in una partita a incastri resta. Anche perché i territori pesano: la Lega ha tutto l’interesse a garantire un possibile terzo mandato soprattutto in Veneto, dove l’attuale presidente Luca Zaia resta un asset politico di primo piano per il partito. Ma se davvero il Carroccio intende forzare la mano, dovrà muoversi in tempi strettissimi: tra regolamenti parlamentari, lavori d’aula e la pausa estiva, le finestre per intervenire sono ormai agli sgoccioli.

Nel frattempo, nel perimetro della maggioranza, anche se con poca convinzione, resta in campo anche il dossier sul premierato, su cui la ministra delle Riforme Elisabetta Casellati continua a spingere con decisione. «La riforma garantirà stabilità e restituirà voce ai cittadini. Non ci saranno più ribaltoni, non ci saranno più governi tecnici», ha rivendicato Casellati, sottolineando che un esecutivo stabile rafforza la credibilità internazionale dell’Italia e la capacità di attrarre investimenti. Un messaggio che, indirettamente, richiama anche la necessità di chiudere le partite aperte all’interno della coalizione.

Al momento, però, sulla questione del terzo mandato, più che di stabilità si continua a parlare di stallo. Con Forza Italia che vuole incassare una vittoria di principio e Fratelli d’Italia che osserva, senza particolari patemi.