Dalla deflagrazione nucleare di Tangentopoli sono passati 32 anni. I partiti che in quell’estate carica di tensione dominavano ancora la scena politica italiana sono scomparsi tutti da tre decenni. Un’intera generazione politica successiva ha calcato le scene, guidato a turno il governo e l’opposizione per poi sparire nella panchina dei pensionati più o meno di lusso.

Eppure, a sinistra, la tentazione di affidare alla magistratura il timone dell’opposizione non è scalfito. Al contrario, quella tentazione si impone ancor più di allora e con modalità ancora più assolute, senza nemmeno più quei margini di dubbio e di difesa dell’autonomia della politica che albergavano ancora nei dirigenti del Pds-Ds, a partire da Massimo D’Alema.

Senza l'intervento della magistratura quello dell'opposizione si riduce puntualmente a un balbettio inoffensivo. Il caso dei centri in Albania ne è una prova vistosa, ma lo sono ancora di più il dl Sicurezza e ora il caso Almasri. Contro il dl Sicurezza erano mobilitate entrambe le parti che si occupano della giustizia per professione: era stato bocciato, caso quasi unico, dall'avvocatura come della magistratura. I dubbi e il malessere del Colle erano palesi e quasi esibiti. Le divisioni all'interno della maggioranza correvano sotto pelle col forte rischio di emergere se solo si fosse data l'occasione opportuna. Così non è stato. Alle prese con il più rilevante e il peggiore tra gli atti di questo governo, l'opposizione è apparsa paralizzata.

Sarebbe andata allo stesso modo sul caso Almasri: molti strilli ma nessuna incisività se non si fosse messa di mezzo la magistratura, con una mossa peraltro nel complesso tanto goffa da rischiare di portare molta acqua al mulino della destra. «La vicenda non toglierà un voto alla destra ma gliene regalerà 10, anzi 20», diceva ieri in tv Paolo Mieli e forse esagerava un po' ma non troppo. L'opposizione pigola e squittisce quando ci si muove sul terreno della politica. Prova se non proprio a ruggire almeno a farsi sentire se è al coperto di una decisione della magistratura.

I trasferimenti in Albania sono illegali prima e più che sbagliati. Il delitto del governo italiano è aver liberato un aguzzino inseguito da mandato di cattura internazionale, ma mantenere gli accordi sciagurati con la Libia lo è di più. Accordi che hanno poi spinto il governo a rimettere in libertà Almasri. La ragion d'essere di una intera parte politica, petizioni di principio come quella sul salario minimo a parte, sembra essere l'occhiuto controllo sulla legalità o meno degli atti del governo, al punto che un dirigente dell'opposizione, probabilmente trascinato dall'enfasi, si è lanciato qualche sere fa in tv in un increscioso «Per invadere un altro Paese bisogna che lo dica un giudice». Sic!

Questa capitolazione della politica va molto al di là dello spesso furbesco schieramento a fianco del potere togato negli anni di Tangentopoli e nella lunga fase immediatamente successiva. Allora l'opposizione, soprattutto il Pds poi Ds, sperava che la magistratura indagando sulla corruzione mettesse fuori gioco i rivali politici spianando la strada per una facile vittoria elettorale. Poi, mancato quell'obiettivo nel 1994, ha puntato sulla delegittimazione per via giudiziaria dell'avversario Silvio.

Oggi le cose stanno diversamente. La magistratura interviene non sugli eventuali scheletri nell'armadio dei leader politici, di destra o di sinistra, ma interviene direttamente sulle scelte politiche, poco importa quanto discutibili, dei governi e delle amministrazioni. L'opposizione, nel frattempo geneticamente modificata dall'impatto di un partito come il M5S e del suo house organ Il Fatto, si accoda. Il risultato è illustrato nei particolari proprio dal caso Almasri: su tutto infuria la polemica tranne che sulla sola nota realmente dolente, il patto con Tripoli, i finanziamenti a una Guardia Costiera composta da trafficanti, i metodi adoperati da chi sorveglia le coste per conto dell'Italia, i lager, le torture, le uccisioni, gli Almasri che sono tanti e non uno solo.

Quanto insistere nel battere questa via come continua a fare la sinistra sia esiziale per il sistema politico in generale è evidente, essendo la politica stessa, che non può mai ridursi al controllo di legalità, è evidente. Quanto sia opportunisticamente utile anche solo sul piano spiccio del consenso, invece, è molto più che incerto.