Lo sprint mormorato per settimane non c’è stato. Al contrario, la legge della maggioranza sul fine vita si arena di nuovo al Senato. I lavori riprenderanno verosimilmente dopo il via libera della Manovra, e comunque non prima che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legge regionale della Toscana impugnata dal governo.

A comunicare il rinvio è stato il meloniano Francesco Zaffini, presidente della commissione Affari sociali, che ieri ha certificato lo stallo nel corso della seduta delle commissioni riunione Giustizia e Affari sociali di Palazzo Madama: senza i pareri della commissione Bilancio sul testo base e sulle proposte di modifica – ha spiegato il senatore FdI – «non posso procedere» all’esame degli emendamenti. «Ho anche inviato una lettera sollecitando il parere» al presidente della quinta Commissione Nicola Calandrini (FdI), ha sottolineato Zaffini, ma il vero nodo è al Mef, che «in questo periodo è stato impegnato sulla legge di Bilancio». L’impedimento sarebbe dunque tecnico, dal momento che il ddl sulla morte medicalmente assistita firmato da Pierantonio Zanettin (Forza Italia) e Ignazio Zullo (FdI) prevede un impegno di spesa. Ma per le opposizioni si tratta soltanto di scuse: il centrodestra, ragiona il Pd, rallenta i lavori perché non riesce a sciogliere i troppi nodi irrisolti.

A cominciare dal ruolo del Servizio sanitario nazionale, che Fratelli d’Italia vuole escludere del tutto dai percorsi di fine vita per ciò che riguarda la strumentazione, le prestazioni del personale sanitario e l’erogazione del farmaco letale. «L’ostruzionismo della maggioranza sul fine vita trova infinite vie. Ora ci si nasconde dietro l’assenza di un parere della commissione Bilancio per procrastinare la discussione sine die. Uno stallo umiliante del parlamento, ostaggio di una maggioranza incapace, divisa, e pertanto inadeguata ad affrontare in modo serio ed equilibrato un

tema così sentito dall’opinione pubblica», è l’attacco lanciato dai senatori dem Alfredo Bazoli e Sandra Zampa. Dello stesso parere la senatrice di Avs Ilaria Cucchi, che ha menzionato anche le discussioni relative al Centro di coordinamento nazionale dei Comitati etici territoriali, di cui si è discusso anche nelle audizioni della scorsa settimana con il presidente Carlo Maria Petrini. «La destra se ne deve fare una ragione, l’unico soggetto istituzionale e pubblico in grado di garantire lo stesso trattamento, la dignità dei malati e che non ci siano differenze legate alle possibilità economiche dei singoli è il Servizio sanitario nazionale. Qui gli unici che devono fare dei passi in avanti sono i senatori della destra», ha detto Cucchi. Mentre Zaffini ha definito l’atteggiamento delle opposizioni «poco condivisibile», perché mosso da convinzioni «prettamente ideologiche». E ciò nonostante la maggioranza, a parere del presidente della Commissione, abbia «stravolto» le proprie posizioni per «assecondare» le richieste della minoranza.

Il dialogo, insomma, al momento gode di ottima salute. E i relatori respingono al mittente le accuse: da parte del centrodestra non c’è alcun ostruzionismo, né ci sono divergenze tra gli alleati. Ma considerando che «la commissione Bilancio è intasata di responsabilità per quanto riguarda la legge di Bilancio – ha spiegato Zanettin credo sia irrealistico che si possa votare il provvedimento prima dell'udienza dei primi di novembre della Corte» sul caso della Toscana. Che stabilirà se la materia è di competenza dello Stato o delle Regioni, che con il via libera della Consulta potrebbero seguire a ruota il modello già scelto anche dalla Sardegna.