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RACCOLTA FIRME PER IL FINE VITA ORGANIZZATO DALL' ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI EUTANASIA
Anche questa volta i tempi li detta la Consulta, che a inizio novembre tornerà sul tema del fine vita per dipanare lo scontro tra la Toscana e il governo. Che aveva impugnato la norma approvata la scorsa primavera dalla Regione a trazione dem per rivendicare la competenza sul dossier. Nel frattempo anche la Sardegna ha fatto da sé. E altre regioni potrebbero seguirla a ruota, se non arriverà lo stop della Corte Costituzionale. La maggioranza questo lo sa, e pur coltivando un cauto ottimismo sul verdetto dei giudici, vuole farsi trovare preparata anticipando la sentenza con il lavoro del Parlamento.
Per poterci riuscire, ovvero per arrivare in aula al Senato con il testo del centrodestra entro fine mese, serve una decisa spinta sull’acceleratore. Anche perché il disegno di legge prevede impegni di spesa, e solo in presenza di unanimità nella conferenza dei capigruppo il provvedimento potrà essere discusso quando si aprirà la sessione di bilancio. Una ragione in più per sbrigarsi, anche se a impensierire il centrodestra è l’ipotesi che la Consulta possa far saltare il banco.
I membri delle commissioni Affari Sociali e Giustizia di Palazzo Madama ne hanno discusso ieri, nel corso di una riunione che ufficialmente aveva l’obiettivo di “fare il punto” sul ddl firmato da Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia. Oltre ai capigruppo di maggioranza, all’incontro c’era anche il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, che segue il dossier per il governo. E che a margine del vertice si è speso per riaprire il dialogo con le opposizioni e raggiungere l’obiettivo di un testo condiviso: «Questo è un tema etico, su cui se si riuscisse a trovare un’intesa sarebbe un bel merito per il Parlamento e per ciascun gruppo - spiega Sisto -. Ci vuole un po’ di buona volontà da parte di tutti, noi ce ne abbiamo messa già tanta, abbiamo già accolto numerose richieste dell’opposizione, ma io credo che qualche spazio ancora ci sia per poter raggiungere l’obiettivo: seguire quello che la Corte ha detto nelle quattro sentenze, ma soprattutto dare al Paese una legge condivisa. E su questo punto, sul dolore, sulla difficoltà di un rapporto fra soggetto e vita, credo che sarebbe un bel segnale».
Ottimista si mostra anche il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, per il quale si è vicini al traguardo. Anche se «ci sono emendamenti su cui bisogna decidere come votare».
L’ostacolo maggiore resta il nodo relativo al Servizio sanitario nazionale, che nella formulazione attuale del testo resta escluso dai percorsi di fine vita per ciò che riguarda la strumentazione, il personale e la fornitura del farmaco letale. Su questo i meloniani non sembrano avere intenzione di cedere, come confermano anche le dichiarazioni di Francesco Zaffini, presidente delle commissioni riunite in quota FdI. «Abbiamo fatto chilometri verso il tentativo di trovare unanimità. C’è chi alza la bandierina del Servizio sanitario nazionale, che è una bandierina pretestuosa, perché non tiene conto che questi soggetti sono già in carico e restano in carico al Servizio sanitario nazionale per ogni evenienza, tranne l’erogazione del farmaco del fine vita, che il Ssn non può fare perché contravviene alla legge istitutiva, al giuramento di Ippocrate, alla più banale logica che un medico cura per la vita», spiega Zaffini. Il quale ammette pure che sul centrodestra aleggia il timore di arrivare al voto segreto in Aula con i numeri risicati.
«Sono materie che interrogano la coscienza - dice - ed è evidente che rispetto a questo tema coltivare certezze significa essere inopportuni e forse imprudenti». Anche perché sul tema le divisioni non mancano dentro il centrodestra e all’interno dei gruppi, con Forza Italia che fino ad ora non ha escluso di “affinare” il ruolo del Servizio sanitario. E la Lega che per il momento non ha messo bocca sul dossier.
Se ci saranno sorprese salteranno fuori alla prossima riunione in programma domani nelle Commissioni riunite, che dovranno esaminare e votare gli emendamenti, tra cui quelli dei relatori, e i subemendamenti. «La nostra posizione l’abbiamo espressa chiaramente», sottolinea il dem Alfredo Bazoli, che è l’altro principale negoziatore in campo. «Abbiamo segnalato i punti sui quali a nostro parere occorre che la maggioranza faccia ancora uno sforzo - spiega - perché sono punti che confliggono con la giurisprudenza consolidata della Corte Costituzionale». Che nelle ultime sentenze ha ribadito il ruolo di garanzia del Servizio sanitario nazionale nei percorsi di fine vita.