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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
Le Europee stanno diventando così importanti, che forse dal loro esito dipenderà anche il futuro della riforma della giustizia. Negli ambienti di Forza Italia non lo si dice apertamente, ma la sensazione è che il destino della separazione delle carriere sia legato a un filo esile, per motivi anche regolamentari, ma principalmente di ordine politico.
Ufficialmente, nessuno degli azzurri è disposto a mettere in dubbio l'ottimismo incrollabile sulla riforma, ma se si entra maggiormente in confidenza col proprio interlocutore nei corridoi di palazzo o sui divanetti del Transatlantico, si può verificare come a un certo punto sia inevitabile fare i conti col principio di realtà e con la congiuntura politica. Che, al momento, racconta, se non di un rimpasto vero e proprio, di una probabile sostituzione di alcune caselle del governo dopo le elezioni europee.
Tra queste, ci sarebbe quella del guardasigilli Carlo Nordio, per una serie variegata di ragioni, che non comprendono però l'incompatibilità politica con la premier Meloni e col resto della maggioranza. Il problema di Nordio - sempre secondo i boatos - è l'aver assunto una postura da giurista, pur essendo ministro, il che avrebbe comportato una certa ritrosia nello «sporcarsi le mani» sulla routine burocratica di via Arenula, sui dossier considerati meno stimolanti in quanto tecnici, nel coordinamento con la complessissima struttura del ministero.
Un ministro, Nordio, che ama dunque più tracciare la strada che mettersi a guidare la macchina o a controllarne gli ingranaggi, con l'aggravante - dal punto di vista di Palazzo Chigi - di non disdegnare rapporti cordiali e condivisione di argomenti con autorevoli esponenti dell'opposizione. Ma andando al concreto, il quesito che agita la pattuglia garantista in Parlamento è cosa succederà alla separazione delle carriere se le indiscrezioni su una sostituzione di Nordio dovessero diventare realtà.
Per la verità, qualche inquietudine c'è a prescindere, visto che negli ultimi tempi l'iter del provvedimento è sostanzialmente rimasto al palo, coi lavori della commissione Affari costituzionali alla Camera che ha subito degli stop and go ripetuti, sulla base di altrettanti annunci della presentazione di un testo governativo sulla separazione delle carriere. Il testo ancora non è arrivato, ma gli ottimisti di cui sopra dicono che questa sarà la volta buona e che manca poco. E qui siamo ai problemi di natura regolamentare, perché il testo di riforma costituzionale, affinché possa avere delle possibilità di approvazione, deve comunque accendere i motori prima delle Europee: partire per una doppia lettura in ogni ramo del Parlamento dopo le vacanze estive sarebbe una corsa con pochissime possibilità di riuscita.
Il fatto, però, è che l'attuale inquilino di via Arenula, per quella data, potrebbe essere altrove. Potrebbe anche trattarsi di una suggestione del momento, destinata a sgonfiarsi quando Nordio metterà a terra la sua proposta di riforma, ma per il momento sono in molti a prospettare uno scenario da “rimpastino” con dentro il guardasigilli. E allora che succederebbe? A dispetto del conflitto tra Berlusconi e Meloni che la scelta di Nordio ha generato a inizio legislatura, gli azzurri non hanno avuto alcuna difficoltà a confidare nel ministro per la realizzazione della riforma. Se però la premier decidesse di sostituirlo, allora ci potrebbero essere scenari diversi con destini sostanzialmente opposti per la riforma.
Scenario uno, che attualmente è quello più di moda: Nordio viene sostituito col sottosegretario Alfredo Mantovano, secondo i voleri di Giorgia Meloni. Il ministero guadagnerebbe un “uomo macchina”, profondo e meticoloso conoscitore dei dossier, ma il paese perderebbe ancora una volta, con ogni probabilità, la separazione delle carriere. Mantovano, ex-magistrato, rappresenta la continuità con una cultura giudiziaria di una destra se non giustizialista certamente securitaria e che non ha la separazione delle carriere e dei Csm in cima ai propri pensieri. Inoltre Mantovano si sta spendendo fortemente per il premierato, quello sì in cima o ogni desiderio di Palazzo Chigi.
Ci potrebbe però essere uno scenario più favorevole alla riforma della giustizia: le Europee fanno registrare un exploit di Forza Italia, che sorpassa la Lega e reclama a gran voce delle compensazioni a livello di governo. La casella della Giustizia, allora, rientrerebbe a buon diritto nelle richieste azzurre, che avrebbero come primo papabile l'attuale viceministro Francesco Paolo Sisto. A quel punto, la partita però non sarebbe esente da turbolenze interne alla maggioranza, per una verosimile reazione d'orgoglio del Carroccio, ma anche da turbolenze interne ai partiti stessi, le cui diverse sensibilità non andrebbero comunque scontentate.
Ed è in questi bailamme che la politica spesso insegna che c'è sempre da considerare uno scenario ulteriore: non cambiare nulla per evitare una reazione a catena. E in quel caso il buon Nordio resterebbe al suo posto ma con un ampio mandato a fare la riforma.