Istituire un’Assemblea Costituente con il compito di approvare una riforma organica della Parte Seconda della Costituzione, attraverso una singola legge costituzionale, approvata in deroga all’art. 138. Al suo interno cento membri, non rieleggibili nelle successive politiche, con il compito di produrre un testo organico di riforma costituzionale, da approvare in un referendum senza quorum previsto.

È questo il progetto di legge che Azione e la Fondazione Einaudi hanno presentato ieri in Senato e che prevede un'assemblea di cento membri, eletta con sistema proporzionale, in carica un anno - prorogabile per sei mesi - che “«delibera in via esclusiva in materia di revisione costituzionale; acquisisce i progetti o i disegni di legge d’iniziativa parlamentare in materia costituzionale, ma senza nessun vincolo nell'azione di revisione». Inoltre viene previsto che «il presidente della Repubblica non autorizza la presentazione di disegni di legge costituzionale da parte del governo» Il ddl vieta la presenza tra i cento eletti di «coloro che ricoprono il ruolo di deputato, senatore o membro del governo. Tali cariche sono incompatibili con quella di membro dell’Assemblea per la riforma della Costituzione» . Inoltre «chi viene eletto all’Assemblea non può candidarsi alle successive elezioni per il rinnovo dei membri del Parlamento».

Insomma una nuova Costituente, quasi 80 anni dopo Calamandrei e Moro, Togliatti e De Gasperi, Nenni e Terracini. Quali sarebbero i componenti di oggi è difficile prevederlo, ma tant’è. «Entro la scadenza del suo mandato, l’Assemblea approva a maggioranza assoluta il testo finale di revisione della Costituzione», frutto della riflessione sulle proposte arrivate sul tavolo dei costituenti, si legge nel testo. Poi con l’approvazione dei due terzi dell’Assemblea, si aprirà la strada al referendum confermativo: «Nel caso di approvazione da parte dell’Assemblea, la legge di revisione costituzionale è in ogni caso sottoposta a referendum popolare. Come per quello previsto dall’attuale articolo 138 della Costituzione, non è richiesto un quorum».

Il leader di Azione, Carlo Calenda, è stato uno dei primi a lanciare l’idea. «A parte la separazione delle carriere, anche in questa legislatura, non ci sarà alcuna riforma costituzionale ha spiegato in sede di presentazione - Noi riteniamo che l’unico sistema che abbia una qualche possibilità di funzionare è quello, ispirandosi all'assemblea costituente, di avere un'assemblea eletta con un sistema proporzionale di 100 membri, che riscriva la seconda parte della costituzione».

L’ex ministro ha poi chiamato uno a uno tutti i leader di partito per cercare di farli convergere sulla proposta. «Io credo che sia responsabilità di tutte le forze politiche prendere atto in questa situazione, cioè della impossibilità di continuare così - ha aggiunto - O diamo una risposta democratica o le democrazie cadono».

D’accordo Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi. «Non è più possibile continuare a sbrindellare la Costituzione un pezzo alla volta senza mettere mano a una sua riforma organica - ha commentato Benedetto - Basta con gli interventi spot. In ogni legislatura c’è sempre qualcuno che propone nuove modifiche - pensiamo al premierato, al monocameralismo o alla modifica del quorum per i referendum - ma il risultato è quasi sempre lo stesso: il parlamento non è in grado di procedere».

Calenda è poi arrivato a ipotizzare l’arrivo di un dittatore in Italia, e per mettere in guardia dai rischi legati alla disaffezione verso la democrazia. «Se tu vai in Sicilia e ti trovi le notizie sui giornali che vediamo, l'assemblea siciliana è ormai ridotta a un posto dove l'unica cosa che si fa è che si costituiscono società per prendere voti e non hanno l'acqua potabile in alcune province, li capisco - ha spiegato - Quindi o noi ci mettiamo mano o vi dico che, tempo la prossima legislatura, arriverà qualcuno che non è la Meloni, che non è Salvini, che dirà signori mandiamoli tutti a casa, che si prenda un gruppo di persone capaci e per dieci anni si rimette a posto il paese».

È stato invece il segretario della Fondazione Einaudi e già giornalista e parlamentare di FI, Andrea Cangini, a chiamare in causa la seconda carica dello Stato. «Negli anni si sono ripetuti tentativi di vario genere per riformare la Costituzione: bicamerali, commissioni monocamerali, modifica ex articolo 138 Costituzione, ma non si è arrivati a nulla.

L’intenzione della Fondazione Einaudi, attraverso la sua proposta, è quella di toccare esclusivamente la seconda parte della Carta - ha sottolineato Cangini - Ricordo che nel suo discorso di insediamento, il presidente del Senato Ignazio La Russa parlò di riforme necessarie e individuò nell’assemblea costituente o in una bicamerale gli strumenti possibili per raggiungere queste riforme».