Il centrosinistra vince a Bari, Firenze e Cremona, confermando la situazione precedente, e strappa al centrodestra anche Perugia e Potenza. Cede Rovigo e al fotofinish Lecce. Ce n’è abbastanza perché entrambi i poli cantino vittoria e sarà certamente così, come peraltro già dopo le Europee e il primo turno delle Amministrative, due settimane fa. È il responso della calcolatrice ed è ovvio che tutti lo sfruttino e lo sbandierino. Ma le calcolatrici non si cimentano nelle analisi politiche, che invece sono la chiave con la quale, al riparo dalle telecamere e dalle dichiarazioni d’ordinanza vengono valutati i risultati di elezioni come queste, dove individuare chi ha vinto e chi ha perso non può passare, come nelle elezioni politiche, solo per la conta di chi vanta un voto in più degli avversari. Da questo punto di vista, quello della vittoria politica e non numerica che è se non l’unico almeno il più rilevante, il centrosinistra esce vincitore dalla doppia tornata elettorale Europee-Amministrative.

Alle Europee il centrodestra unito ha conquistato posizioni rispetto alle politiche del 2022 e FdI da sola ha ottenuto il 3 per cento in più. Ma in termini di voti concreti la destra ha perso più di un milione di consensi, concentrati peraltro soprattutto al sud, dove il Pd è il primo partito, risultato sino a pochi mesi fa non immaginabile. Il voto di ieri ha confermato, con la sconfitta leghista a Potenza, che il Sud è il fianco esposto della maggioranza di destra. A Bari gli scandali non hanno neppure scalfito la popolarità del sindaco uscente Decaro secondo dopo la premier per numero di preferenze alle europee, e della sua amministrazione, che si è imposta senza sforzo con Leccese, erede designato di Decaro. Il risultato di Lecce non capovolge il quadro: chiunque conosca un po’ la città pugliese sa che Adriana Poli Bortone gode di una vasta e meritata popolarità personale.

La destra non è riuscita a insidiare la roccaforte di Firenze nonostante una candidatura studiata per strappare voti provenienti dal ceto medio del capoluogo toscano come quella di Eike Schmidt che, proprio per aggirare il voto ideologico contro la destra, si presentava senza simboli di partito ad appoggiarlo. Perugia era dal punto di vista psicologico particolarmente importante, perché le due candidate, Margherita Scoccia, assessore uscente di centrodestra, e la vincitrice Vittoria Ferdinandi erano uscite dal primo turno in parità quasi perfetta.

Gli esiti di elezioni come quelle di ieri e di 15 giorni fa si misurano anche, anzi soprattutto, sugli effetti che producono sul quadro politico. Il Pd esce rafforzato e galvanizzato per varie e distinte ragioni. FdI si trova nella condizione opposta. Per Elly Schlein si trattava della prima vera prova elettorale da quando è segretaria: se fosse uscita sconfitta la sua leadership avrebbe avuto i mesi contati. La situazione è opposta. La sconfitta del M5S poteva provocare conseguenze opposte: l’avvocato doveva scegliere tra il dare battaglia all’interno di quella che è ormai un’alleanza inevitabile, il Campo Largo, cercando di recuperare a spese del partito di gran lunga maggiore, oppure poteva accelerare la marcia verso la creazione del polo comune. Ha imboccato la seconda strada, anche per “merito” dei nemici interni ed esterni al Movimento, di Beppe Grillo e di Giorgia Meloni.

Dopo le critiche rivolte da Grillo e da Virginia Raggi alla sua linea politica e a lui personalmente, per l’ex premier arretrare rispetto all'alleanza con il Pd avrebbe significato consegnarsi legato alla fronda, con la prospettiva di essere presto messo da parte. La premier, accelerando il varo dell’autonomia differenziata, ha regalato all'opposizione il cemento necessario per ricompattarsi.

La premier deve vedersela con difficoltà che si sarebbero presentate comunque, indipendentemente dalle elezioni. Sconta una crisi di popolarità dovuta soprattutto a una riforma detestata da mezza Italia come l’autonomia differenziata, tanto sgradita da riverberare negativamente anche sulle altre due riforme-bandiera del governo, il premierato e la separazione delle carriere.

Dopo la proceduta di infrazione, dovrà governare in una situazione di bilancio che non le permetterà nessuna spesa, e dunque nessun intervento sul fronte economico. La carta sin qui vincente, l’appoggio a sorpresa dell’Unione europea, vacilla. Ma proprio perché il quadro si prospettava così fitto di ostacoli avrebbe avuto bisogno di un risultato trionfale nelle elezioni che la mettesse al riparo da ogni burrasca, e del resto proprio per ottenere la garanzia offertale dal plebiscito aveva deciso di candidarsi ovunque. Non è uscita sconfitta ma non ha neppure ottenuto quel risultato trionfale.

La partita, sia chiaro, è appena iniziata ed è tutta da giocarsi. Il risultato della maggioranza non è brillante come sembrerebbe guardando solo le nude percentuali ma non è neppure desolante come per quasi tutti gli altri governi europei. Ma dal primo vero scontro politico giocato non sui sondaggi ma nelle urne il Pd e Avs escono più forti e più ottimisti, la maggioranza più debole e più preoccupata.