Simona Musco Inviata a Bibbiano La piazza davanti al municipio di Bibbiano si riempie piano, ma non quanto avrebbe voluto Matteo Salvini. C’è chi arriva da Como, da Reggio Emilia e Modena, ma di bibbianesi, in giro, se ne vedono pochi. E a tratti qualcuno, scivolando verso la piazza delle Sardine, pochi metri più in là, dove si intona “Bella ciao”, invita i leghisti ad andare via. La campagna elettorale della Lega per le regionali in Emilia Romagna si chiude così, con Salvini che, sul suo palco, fa sfilare le madri di bambini allontanati dalle proprie famiglie e perfino la mamma del piccolo Tommy Onofri, rapito e ucciso nel 2006, che con il «sistema Bibbiano» non c'entra nulla, ma è stata invitata lì a raccontare la sua storia. «Sono qui da padre», dice il leader della Lega, così come aveva fatto al suo primo tour in Val d'Enza, subito dopo l’inchiesta “Angeli e Demoni”. E mentre a pochi metri migliaia di Sardine ballano a suon di musica chiedendo rispetto per la magistratura, il leader della Lega saluta «le famiglie che hanno subito questa ingiustizia», lasciando all’ex ministro della Famiglia, Alessandra Locatelli, il compito di introdurre le madri. «Qui c’è gente laboriosa e per bene, è la patria del parmigiano reggiano e noi faremo di tutto perché da domani in avanti sia fatta giustizia e questa città sia ricordata non per i bimbi rubati ma per la bellezza della sua gente. Sul bene dei bambini la politica non dovrebbe dividersi». E definisce «dovere di un popolo civile» riportare a casa «questi bambini» e combattere contro la droga, sanando casa per casa ogni spacciatore. In una piazza «di uomini e donne coraggiosi» il leader della Lega invoca una riforma della giustizia e della legge sugli affidi. Ma perde la sfida con le Sardine, in migliaia a pochi passi da lui a portare solidarietà ad una Bibbiano «che chiede rispetto», come recitano i volantini attaccati qua e là. C’è chi porta bandiere, la maglia con l’hashtag “bambini strappati” e chi porta cartelli chiedendo pieni poteri per Salvini, dicendo no al gender. Come Samanta, arrivata col crocifisso in mano da Carrara, «per testimoniare la mia fede, come leghista militante. Salvini è l’unico politico che difende i cittadini italiani». La parola strumentalizzazione non piace alla piazza: «Era doveroso parlare di questa cosa, lo dico da cuore di mamma». E la colpa è del Pd, che magari è vero, non c’entra nulla con i «bambini rubati», con l’elettroshock - che nemmeno c’è mai stato - ma aveva il compito di vigilare, «in quanto istituzione». Ed è contro «il sistema rosso» che impera in Emilia «da 50 anni» che essere in piazza è doveroso. Del caso quasi nessuno sa nulla: «Abbiamo tutti visto e sentito i video dei bambini portati via con la forza e con le telecamere nascoste». E poco importa se quei video raccontano altri casi, in posti che con la Val d’Enza non c’entrano nulla. La frase d’ordinanza è una: «Non possono essere innocenti». Dalla piazza delle sardine qualcuno fa capolino per vedere cosa accade davanti al Municipio: «Sono venuto a sostenere questi ragazzi perché credo nel loro concetto della vita: non odiare tutti sempre ed essere inclusivi. Questo è il principio di quell’altra piazza, qui sono esclusivi». La gente, attorno a lui, lo rimanda indietro: «sono tutte cose teoriche». Ed è quando svela di essere un immigrato, «un orribile clandestino, uno che sa cosa significhi essere esclusi», che tutto si spiega per chi lo circonda: «È per quello che stiamo vivendo male, perché tu sei stato il primo». La piazza delle Sardine è colorata e la gente sventola i propri cartelli tra la musica, mentre dal palco invitano a votare. Abbiamo vinto, urla il loro leader dal palco, «siamo molti di più». «Bibbiano è piena di sardine», recitano i cartelli, in una città che «non si abbassa all’ignoranza di chi giudica senza conoscere». E si invoca la presunzione d’innocenza e, soprattutto, si chiede di lasciar fare alla giustizia il proprio corso. «Siamo qui per protestare in modo pacifico e democratico e perché pensiamo ci sia un modo diverso di fare politica rispetto a quello usato dalla Lega - dice una giovane di Bibbiano -. Mi sono sentita strumentalizzata: hanno basato un’intera campagna elettorale sui fatti di Bibbiano, senza proporre nulla, a parte il dimezzamento delle risorse sanitarie a favore del sistema privato. Siamo stanchi e siamo qui per proporre un’alternativa». Dal palco Mattia Santori annuncia: «Bibbiano è nostra e noi vinceremo se ci sarà una festa della musica a Bibbiano ogni anno, non con il voto di domenica. Il senso di questa manifestazione è rendersi contro di quanta discrepanza c’è tra il reale e la mediaticità di un fenomeno. Di quanto una macchina mediatica può falsare e creare discrepanza con la realtà. Questa è una comunità che ci ha chiesto aiuto». Tra le Sardine anche l’avvocato Marco Scarpati, fresco di archiviazione proprio nell’inchiesta “Angeli e Demoni”. «All’idea che qua vicino ci sia uno che sta sfruttando persone che possono avere dolore facendo fantascienza su cosa sia Bibbiano e sul metodo che è stato applicato è veramente disgustoso. Sono qua con tanta gioia», dice. E’ una piazza variegata, piena di giovani, uomini e donne. «Siamo qui per difendere i nostri diritti, dire che siamo antifascisti e non parlare alla gente con la pancia ma con la testa - dice un uomo -. Sono molto bravi a fare propaganda elettorale ma non hanno sostanza. Se alla Lega togliete gli extracomunitari e la legittima difesa non rimane niente, è tutta propaganda elettorale. Io so che qui c’è tanta gente che ama i bambini. E non è come vogliono far credere».