Dopo la blindatura del vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, la maggioranza fa quadrato anche sulla mozione di sfiducia alla ministra Daniela Santanchè presentata da Francesco Silvestri (M5s).

Presenti in Aula questa mattina 337 deputati: la mozione è stata respinta con 213 voti contrari e 121 favorevoli. «Il Parlamento in una democrazia è sovrano. Il voto mi sembra molto chiaro, per cui sono molto tranquilla», ha tagliato corto la responsabile del Turismo, assente in Aula. «Perché sono qui e non ero presente in Aula? Perché ho da fare. Perché per il turismo c’è da fare molto in Italia». La mozione riguardava la vicenda Visibilia, in cui l’esponente di Fratelli d’Italia è indagata con l’ipotesi di truffa ai danni dell’Inps, in merito a presunte irregolarità nell’uso della cassa integrazione in deroga Covid 19.

Dunque, respinto il nuovo affondo dell’opposizione, anche se nel partito della premier e negli altri della maggioranza e nel governo si attende di capire se la ministra verrà rinviata a giudizio. «Avrebbe dovuto fare un passo indietro subito dopo aver incassato la fiducia...», azzarda qualcuno tra le fila di chi sostiene l’esecutivo. Santanchè tira dritto: «Leggo cazzate tutti i giorni, quindi non le sto nemmeno a commentare. Dimissioni? Non me l’hanno mai chiesto. Il lavoro da fare è tanto e bisogna assolutamente lavorare. Poi se c’è chi vuole perdere tempo...». Poi, parlando con i cronisti da un evento a Napoli, il commento sul presunto gelo con la premier Meloni, che avrebbe imposto la nomina del presidente dell’Enit, Alessandra Priante. “Invasione di campo? Ma non c’è stata, cioè il presidente del Consiglio ha altre cose da cui occuparsi poi io leggo ca... tutti i giorni, quindi non le sto nemmeno a commentare, noi andiamo avanti a lavorare”. Santanché si sarebbe vista respingere la proposta di una nuova direttrice generale. “Poi chi vuole scrivere delle ca..., delle sciocchezze, per essere più educata e vuole trovare del male in tutto, va bene. Mi stupisco sul turismo, perché anche voi, ve lo dico chiaramente, il turismo è un patrimonio della nostra nazione, dove non dovrebbe esserci destra e sinistra, dovevamo essere tutti orgogliosi di essere italiani e di lavorare affinché il turismo dia posti di lavoro, porti ricchezza nelle nostre comunità. Cioè, se ci dividiamo anche sul turismo non so più che cosa dire poi”.

In Aula erano presenti diversi ministri, tra cui Gilberto Pichetto Fratin, Luca Ciriani, Giancarlo Giorgetti, Carlo Nordio, Roberto Calderoli. «Dico che - ha sottolineato il capogruppo di Fdi, Tommaso Foti intervenendo nell’Aula della Camera - bisogna stare attenti a non confondere la politica con la giustizia penale. Con questo modo di fare, statene tranquilli, starete all’opposizione per i prossimi 30 anni». «Secondo assist della sinistra, secondo goal del centrodestra», ha rimarcato il suo collega di partito, Fabio Rampelli. «La mozione di sfiducia nei confronti del ministro Santanchè è sgangherata e nega i principi basilari del diritto», ha detto il deputato della Lega, Davide Bellomo. «Contro il ministro sono state mosse accuse preventive, frutto del solito giustizialismo a intermittenza», il parere dell’azzurro Tullio Ferrante.
Le opposizioni si sono schierate compatte. A smarcarsi dal voto, oltre alle posizioni individuali come quella di Enrico Costa di Azione, è stato il gruppo di Italia viva. «Sulla vicenda Santanché, se si fa una mozione di sfiducia per dire che non è capace, io la voto. Ma se fanno una mozione di sfiducia basata su un procedimento giudiziario, torniamo alla sciagura degli ultimi 30 anni di questo Paese, cioè a un avviso di garanzia per far dimettere un politico», ha commentato il leader di Iv, Matteo Renzi, a Sky Start su Sky. «Io sono contro il governo, sono per mandarli a casa. Ma non possiamo accettare l’idea che basti un avviso di garanzia per mandare a casa un avversario. È facile fare i garantisti con gli amici, ma il vero garantista si vede con gli avversari», ha concluso. 

«Quella davanti a cui ci troviamo oggi è una mozione il cui contenuto è totalmente costruito su delle inchieste giornalistiche, nemmeno giudiziarie», ha sottolineato nella sua dichiarazione di voto il deputato di Iv, Roberto Giachetti, secondo cui «la mozione non ha nulla a che vedere con il merito sulle attività politiche di Daniela Santanchè. Eppure, senza che ci sia nemmeno una richiesta di rinvio a giudizio, ne vengono chieste le dimissioni. Seppur con sfumature diverse, le posizioni di M5s, della segretaria del Pd Schlein, di Calenda e anche di Fd’I, dimostrano che siamo all’inversione del principio costituzionale di non colpevolezza: ormai è l’imputato che deve dimostrare di essere innocente e non l’accusa dimostrare che è colpevole». Dal canto loro, gli esponenti di Più Europa non hanno partecipato alla votazione.

«Compatti su Santanchè ma indifferenti ai problemi dei cittadini», l’attacco del presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte. «Ha mentito al Parlamento, deve lasciare», ha detto la capogruppo del Pd, Chiara Braga. «Quella di oggi è la destra delle impunità», ha affermato il deputato di Avs Angelo Bonelli. Ora la maggioranza punta a chiudere i dossier sul tavolo prima delle Europee. Dal Dl Pnrr (la prossima settimana in Aula) al Def (sul tavolo del prossimo Cdm). E ad accelerare sulle riforme e sull’autonomia.