Lo sgombero del Leoncavallo «non è stato anticipato anzi noi siamo stati condannati a pagare per il ritardo nell'esecuzione dello sfratto tre milioni e 300mila euro solo per i 10 anni pregressi e ogni ritardo avrebbe comportato un ulteriore risarcimento danni di più di 300mila euro all'anno». Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi rispondendo ai giornalisti al Meeting di Rimini aggiungendo poi che «ora voi capirete che non era più procrastinabile nel momento in cui era possibile restituire la proprietà, è stata un'operazione doverosamente logica». 

Il titolare del Viminale ha poi citato anche Casapound tra coloro che verranno sgomberati. «Quando ero prefetto inserii quelle occupazioni abusive nella lista di quelle da prendere in considerazione per lo sgombero in quanto illegali, poi Giuli ha detto anche di adottare dei percorsi di legalità ma quello vale per quella occupazione come per delle altre – ha detto – Quindi Casapound, come tutti gli altri, è inserito nella lista degli stabili occupati abusivamente e per i quali prima o poi si dovrà provvedere». 

Ma nel frattempo da Fd’I ha parlato Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera e responsabile Cultura secondo il quale «non possiamo che sostenere il ragionamento del ministro Giuli rispetto al fatto che CasaPound debba essere valutata alla stregua dei più di 200 centri sociali occupati di cui decine solo a Roma». 

Sulla polemica si inserisce anche il capogruppo di Forza Italia in Senato, Maurizio Gasparri, che attacca il sindaco di Milano Beppe Sala impegnato a trovare na nuova sede per il Leoncavallo. «Immerso in mille guai che ne dimostrano l’epilogo fallimentare, il sindaco di Milano Giuseppe Sala sembra che abbia come prima preoccupazione quella di trovare una sede al Leoncavallo – scrive Gasparri – ma questa gente, se ha qualcosa da fare e da dire, non può farlo rispettando la legge e pagando un normale affitto?».