L’Organismo Congressuale Forense, riunitosi a Roma lo scorso fine settimana, in un comunicato stampa ha espresso la propria perplessità rispetto alle tesi del Congresso Mondiale della Famiglia che si svolgerà a Verona dal 29 al 31 marzo, in relazione ai temi che verranno trattati.

«L’Ocf ritiene che proporre come unico modello di famiglia quella “tradizionale”, intesa come “unione di un uomo e una donna in una alleanza permanente sugellata col matrimonio”, che rappresenta tra gli altri lo scopo del Congresso, si ponga in contrasto con i principi di civiltà giuridica e con l’affermazione delle libertà civili e delle conquiste sociali che si stanno faticosamente affermando nel nostro paese», si legge nel comunicato.

L’Organismo congressuale forense, inoltre, «ritiene che la famiglia “naturale”, come intesa dagli organizzatori del Congresso, non possa essere l’unico centro di aggregazione degli affetti e degli interessi familiari, stante le nuove forme di famiglia acquisite nella società e che hanno ottenuto di recente riconoscimento giuridico».

Infine, si legge in conclusione «L’Ocf, nel riconoscere la libertà dei singoli di esprimere il loro pensiero, stigmatizza il coinvolgimento delle istituzioni che parteciperanno all’evento».

L’evento organizzato a Verona ha già destato molte critiche, soprattutto a causa dei relatori invitati ai dibattiti pro- life e anti- gay.

Una delle polemiche era nata per il giallo sul patrocinio della Presidenza del Consiglio, indicato dagli organizzatori ma di cui non si sapeva nulla a Palazzo Chigi. Alla fine, si legge in un comunicato dello staff, il logo sparirà ma ci saranno quello della Regione Friuli Venezia Giulia e il simbolo della Repubbica. Sul summit si è diviso anche il governo: la Lega parteciperà a ranghi serrati, il Movimento 5 Stelle, invece, ha rifiutato qualsiasi accostamento con l’evento. Divisa anche la chiesa: molte associazioni cattoliche si sono dette contrarie, mentre il cardinale Parolin si è definito: «D’accordo sulla sostanza».