Dopo «due settimane nel limbo» Sos Humanity torna a chiedere l’assegnazione di un porto sicuro per i 179 migranti che da 14 giorni si trovano a bordo della Humanity 1, attualmente in acque internazionali a est della Sicilia. A bordo più di 100 minori non accompagnati e un bambino di sette mesi. Il capitano della nave, fa sapere l’Ong all’Adnkronos, ha inviato «19 richieste per un porto di sbarco a tutte le autorità competenti, compresi i centri di coordinamento dei soccorsi di Malta e dell’Italia, ma nessuno porto sicuro è stato assegnato fino ad oggi». In totale sono 985 i migranti in attesa di un porto a bordo delle navi Geo Barents di Medici senza frontiere, Ocean Viking di Sos Mediterranee e Humanity1. Sos Humanity «si aspetta che le autorità competenti dei più vicini stati costieri europei, Malta e Italia, assegnino immediatamente un luogo sicuro, come richiesto dal diritto internazionale». «Molti dei 179 sopravvissuti hanno la febbre. I test Covid sono negativi ma hanno problemi alla pelle e soffrono per le conseguenze delle violenze e delle pessime condizioni in cui hanno vissuto in Libia. Sono preoccupata per la loro salute perché il fatto che condividano uno spazio molto limitato potrebbe peggiorare molto le loro condizioni nei prossimi giorni», racconta all’Adnkronos è Silvia, medico a bordo di Humanity 1. «I 179 sopravvissuti - riferisce Sos Humanity - trascorrono le fredde notti sul ponte, dormono sul pavimento mentre i venti e le onde aumentano. Tutte queste persone vengono lasciate in un limbo e affrontano una crescente incertezza che giorno dopo giorno incide sulla loro condizione psicologica, soprattutto per l’elevato numero a bordo di minori non accompagnati». L’ambasciatore norvegese a Roma, Johan Vibe, ha precisato in una dichiarazione alla Reuters che la Norvegia non ha alcuna responsabilità per le persone a bordo di navi private o di Ong battenti la sua bandiera nazionale, dopo che l’Italia ha esortato Oslo e Berlino a farsi carico di quasi 1.000 migranti bloccati nel Mediterraneo. «La Norvegia non ha alcuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi private battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo», ha affermato l’ambasciatore. Nella sua risposta, il diplomatico ha sottolineato che «la responsabilità principale del coordinamento del lavoro per garantire un porto sicuro per coloro che si trovano in pericolo in mare ricade sullo stato responsabile dell’area di ricerca e soccorso in cui è stata prestata tale assistenza». A tendere la mano è invece Parigi, «pronta ad accogliere» i 234 migranti soccorsi nel Mar Mediterraneo dalla nave Ocean Viking «come ogni Paese». Il ministro della Solidarietà francese, Jean-Christophe Combe, ha sottolineato che si tratta di una «questione di umanità». «Deve esserci un porto in Europa o in Francia che possa accoglierli, che possa curarli - ha proseguito Combe - Non li lasceremo morire in mezzo al Mediterraneo, non li lasceremo andare alla deriva».