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Sì della Commissione Giustizia del Senato al disegno di legge che introduce il reato universale di maternità surrogata. La Commissione ha dato mandato alla relatrice di Fratelli d’Italia, Susanna Campione, a riferire in Aula. Il testo – che interviene sulla legge 40 del 2004, che punisce con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600mila euro a un milione di euro “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità” – punta ad estendere la perseguibilità del reato anche al cittadino italiano che faccia ricorso alla gestazione per altri all’estero.
Nel corso della seduta di ieri è stato bocciato l’emendamento della Lega che prevedeva una ulteriore stretta. «Sulla maternità surrogata la posizione della Lega è semplicemente coerente con il disegno di legge presentato nella scorsa legislatura. Riteniamo sia un reato grave, da perseguire anche a livello internazionale», spiega Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega. «Le nostre proposte emendative andavano in questa direzione: rafforzare l’illecito attraverso una fattispecie specifica all’interno del codice penale, in modo da prevedere sanzioni adeguate per perseguirlo anche se commesso all’estero, sanzionando anche i pubblici ufficiali che registrano i minori nati con la maternità surrogata. In sintesi, più si rafforza il reato, inserendolo nel codice penale, più aumenta la possibilità che ci sia una moratoria a livello internazionale», conclude.
«L’approvazione in Commissione Giustizia del Senato del disegno di legge che prevede il reato universale per la pratica dell’utero in affitto è una buona notizia, un passo avanti nella tutela delle donne e nella riaffermazione di principi fondamentali come il rispetto della vita. Grazie ai colleghi parlamentari che hanno approvato il testo», commenta Carolina Varchi, deputato di Fratelli d’Italia e prima firmataria del disegno di legge già approvato alla Camera lo scorso luglio con 166 voti a favore, 4 astenuti e 109 contrari. «Col passaggio in Aula per l’approvazione definitiva - aggiunge - il nostro Stato ribadirà il proprio no a una pratica disumana che rischia di trasformare la vita in qualcosa di commerciabile, come se fosse una merce come un’altra. Tutto questo, per il capriccio di qualche benestante disposto a sfruttare il corpo di donne bisognose di denaro. Finchè ci saremo noi - conclude Varchi - tutto questo sarà condannato».