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Opposizioni in ordine sparso, maggioranza compatta fino al traguardo: “La maternità surrogata sarà reato universale. Nessun bambino sarà comprato da ricchi e committenti”. Applausi: con 166 voti a favore, 4 astenuti e 109 contrari, il centrodestra incassa il primo sì alla Camera. La legge presentata da Fratelli d’Italia, relatrice Carolina Varchi, che punta ad estendere la perseguibilità del reato anche al cittadino italiano che faccia ricorso alla gestazione per altri all’estero, ora passa al Senato.
E l’esito sembra tanto scontato quanto lo era il verdetto di oggi. L’unica incognita resta il confronto che pure dovrà avvenire tra le forze politiche rispetto all’applicabilità di questa legge e al destino dei bambini già nati o che nasceranno. Il nodo è parecchio complicato, come ha dimostrato la discussione in aula. Perché sui temi etici le regole della politica saltano. E neanche le opposizioni, che hanno respinto in maniera più o meno compatta il reato universale, sono riusciti davvero a trovare la quadra.
Per farsi un’idea bastava entrare in aula al momento del voto sugli emendamenti, durante l’intervento di Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra. Scena surreale: la deputata ha appena finito di ribadire il suo no convinto alla gestazione per altri, quando dai banchi della maggioranza si leva un fragoroso applauso. Standing ovation, tutti in piedi. «Non voglio essere strumentalizzata ma la maternità non può essere ridotta a un mezzo di produzione a vantaggio di altre e altri», scandisce Zanella. «La maternità surrogata in forma solidale? È una grande mistificazione – prosegue la deputata - perché attorno alla cosiddetta generosità di una donna che presta se stessa per una gravidanza, c’è profitto da parte di tutti i soggetti coinvolto». Il riferimento è all’emendamento che tanto ha fatto tribolare il Pd, quello proposto da Riccardo Magi, segretario di +Europa, che al reato universale oppone un’alternativa precisa: la regolamentazione anche in Italia della Gpa in forma altruistica.
L’idea non piace a tanti, anche tra i dem. Ma chi siede ai primi banchi, proprio accanto a Magi, non può credere alle proprie orecchie. È il caso del deputato Pd Alessandro Zan, che senza citare direttamente la «collega dell’opposizione», bolla come «reazionario» l’intervento di Zanella. Un commento «infarcito di intolleranza e non rispetto del pensiero altrui», replica il deputato Filiberto Zaratti (Avs). Tutto qui? Niente affatto. L’altro psicodramma si consuma tutto dentro il Pd, che alla fine sull’emendamento della discordia tiene fede alla linea del “non voto” espressa in aula da Chiara Braga. Fatta eccezione per due nomi: Paola De Micheli, che vota contro, e Bruno Tabacci, che si astiene, come tutto il Movimento 5 Stelle.
“Contestiamo una questione di metodo”, spiega la capogruppo Pd, per quale si tratta di un emendamento “monstre”, se non una vera e propria “legge nella legge” che non ha alcuna possibilità di approvazione, e che andrebbe discussa in altra sede. Insomma, il Pd non ha dubbi: quella della destra è una legge bandiera, «un obbrobrio giuridico di cui la maggioranza porterà la responsabilità». Ma alla “forzatura” di Magi non ci sta. E alla fine, l’emendamento viene respinto con 191 voti contrari, 44 astenuti e solo 9 voti a favore: dentro c’è il sì della parte di Avs che fa capo a Sinistra Italiana e di Fabrizio Benzoni di Azione, collega di Giulia Pastorella, che ha firmato l’emendamento Magi ma era assente. “Uno schiaffo in faccia in più alle famiglie e alle persone che hanno nella Gpa l’unica alternativa per avere figli”, commenta Magi con lo sguardo rivolto al Pd. Anche peggio è andato il voto che proponeva di depenalizzare la Gpa in Italia, eliminando la sanzione del carcere. Al segretario di +Europa non resta che una magra consolazione: il largo sostegno da parte delle opposizioni sul nodo delle trascrizioni degli atti di nascita dei bimbi nati all’estero tramite tecniche di fecondazione medicalmente assistita. Ne resterà traccia?