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L'europarlamentare Roberto Vannacci
Nella Lega non è più soltanto un brusio di corridoio. Sta diventando qualcosa di più simile a una “tensione organizzata”, contro il peso crescente del vicesegretario Roberto Vannacci.
Dopo le bordate di Attilio Fontana e le stilettate di Gian Marco Centinaio, tocca ora a un pezzo da Novanta come Luca Zaia uscire allo scoperto contro il Generale. Le parole del presidente del Veneto, ribadite con tono fermo a margine dell’inaugurazione del nuovo polo ospedaliero di Arzignano, hanno un peso politico che va ben oltre le altre: «Non c'è nessun effetto Vannacci. Vannacci deve fare il leghista perché è iscritto alla Lega. Se non lo fa vuol dire che non è un leghista», ha chiarito Zaia, ridimensionando l’idea di una “vannaccizzazione” come fattore dirompente.
Il tema però resta centrale. Vannacci, in un’intervista a La Stampa, ha rivendicato senza mezzi termini il suo progetto: «Rivendico la volontà di vannaccizzare la Lega. Non voglio prendere il posto di Salvini. Faccio al meglio possibile l'europarlamentare, questa è la responsabilità che mi è stata assegnata dagli elettori». E ancora: «Da parte mia non c'è competizione, né acredini, né attriti con nessuno. Non mi sento nemmeno vittima di aggressioni. Gli obiettivi sono condivisi e non c'è bisogno di repliche né di altri discorsi». Una posizione che, seppur difensiva, sottolinea la volontà di imprimere un’impronta personale e riconoscibile al partito.
Incurante delle polemiche, con fare quasi provocatorio, Vannacci ha giocato sui social coniando lo slogan in stile Trump «MAKE THE LEAGUE GREAT AGAIN». Il segretario Matteo Salvini ha provato a smorzare le tensioni, sottolineando come ogni dirigente e militante stia «facendo crescere il movimento», ma di fatto ha difeso l'ex-militare, definendolo «un valore aggiunto», in vista della grande Pontida del 21 settembre. «Siamo troppo impegnati a lavorare, per dedicare tempo a polemiche o altro. Sindaci, governatori, ministri, parlamentari ed europarlamentari, ognuno con la testa al proprio ruolo e ai cittadini. Aumentano gli iscritti, aumentano gli eletti, aumentano i consensi», ha dichiarato Salvini, ribadendo la necessità di concentrare le energie sulle elezioni regionali in sette regioni italiane, tra cui la Toscana, affidata alla supervisione del generale sovranista.
Muovendosi su questo crinale, il segretario ha voluto anche rilanciare la discussa campagna di affissioni che si era scontrata con la rimozione ordinata dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, corredandola stavolta con immagini reali e non generate dall'intelligenza artificiale, utilizzando tra l'altro anche quella dell'europarlamentare di Avs Ilaria Salis.
Dietro le quinte, le interpretazioni sul peso di Vannacci si moltiplicano. Il senatore Stefano Candiani invita a tempi più lunghi per assimilare le dinamiche di partito: «Il percorso da fare sarà sicuramente lungo e avrà tutto il tempo per comprenderne le dinamiche».
La strategia di Vannacci appare chiara: galvanizzare la base più radicale, criticare la gestione europea sulla guerra in Ucraina e sui dazi e rafforzare il consenso tra gli elettori che si riconoscono in una destra non estremista (o non dichiaratamente tale) ma più destra di quella di Fratelli d'Italia. Fontana, Centinaio e Zaia hanno già espresso la loro contrarietà a una leadership troppo centrata sulle ambizioni personali: per il presidente veneto la priorità resta essere “leghista” e rispettare le regole interne. Candiani ricorda che la salvinizzazione richiede tempi lunghi e percorsi condivisi. Eppure, la mossa di Vannacci, con slogan roboanti e un’agenda propria, lascia intuire come la convivenza pacifica tra le anime del Carroccio sia destinata a diventare sempre più complessa.
Per Zaia, in particolare, non si può omettere la questione che sta tenendo banco in questi giorno: il suo enorme consenso potrebbe trasformarsi alle Regionali in una lista civica autonoma, che la premier vede come fumo negli occhi, ma che a dirla tutta non piace nemmeno al segretario, il quale sa bene quanto del consenso altrimenti destinato al Carroccio potrebbe drenare nel Nordest. In questo quadro, il malumore del Doge per le intemperanze di Vannacci non è da sottovalutare, perché la lista Zaia potrebbe, in ultima analisi, avere la funzione di ancorare al vecchio leghismo nordista un partito che sembra deragliare su un binario che porta a slogan d'importazione o nostalgici.
Una partita che si gioca ormai tra leadership, unità del partito e rapporti di forza tra Nord e Sud, tra moderati e radicali. Il tempo della tolleranza sembra esaurito, e i prossimi appuntamenti elettorali saranno anche il banco di prova per capire se la Lega riuscirà a contenere le tensioni o se assisteremo a una frattura aperta, con Salvini stretto tra la fronda nordista e l’irruenza del generale-sovranista.