I due Campi, uno bene o male unificato, l'altro impegnato faticosamente a unirsi, si azzuffano su tutto ma sono tacitamente complici su un punto non proprio irrilevante: sfruttare vicende rilevanti soprattutto per il loro valore simbolico e mettere da parte i problemi che giganteggiano. A permettere il giochino è naturalmente l'interesse reciproco: entrambi hanno tutto l'interesse a tenere quanto più in sordina possibile le divisioni interne. In cima alla lista di ciò su cui conviene a tutti tacere per quanto possibile c'è la guerra, anzi le due guerre in corso, ma soprattutto quella tra Russia e Ucraina. Perché l'offensiva Ucraina e l'ingresso delle truppe di Kiev in territorio russo hanno cambiato, se non proprio tutto, certo molto e un ceto politico che finge di essere la bella addormentata dovrà prenderne atto quando, finita la provvidenziale pausa estiva, il problema arriverà in aula.

La lacerazione è forse più vistosa a sinistra ma campeggia anche nella maggioranza. E' evidente che l'attacco ucraino è conseguenza diretta della fornitura di armi molto sofisticate da parte dell'occidente, Italia inclusa. La storiella per cui le armi e le munizioni italiane non vengono usate per l'offensiva ma solo a scopo difensivo è tanto risibile da augurarsi che il governo non si renda appunto ridicolo ripetendola in Parlamento.

Il M5S darà battaglia nel centrosinistra. Lo avrebbe fatto comunque ma a maggior ragione ora, avendo bisogno di dimostrare la propria sostanziale autonomia dall'alleato maggiore. Non sarà solo. Attaccherà anche Avs e anche in questo caso i Verdi e Sinistra italiana avrebbero comunque assunto questa posizione, che è la loro da sempre, ma lo faranno con maggior impeto avendo scoperto con le Europee di poter ambire a sorpassare Conte e imporsi come seconda forza della coalizione. A patto naturalmente di non deludere troppo il loro elettorato potenziale.

A destra è nell'ordine delle cose che Salvini torni alla carica e anche nel suo caso il frangente difficile nel quale si trova, alle soglie di un congresso più volte rinviato, incalzato a destra da un Vannacci che potrebbe erodergli qualche consenso, proverà ad alzare anche lui la voce ma senza impensierire la premier, che ha da fare i conti con un problema più serio all'interno del suo partito. Prima Crosetto, ministro della Difesa, poi Speranzon hanno dimostrato che FdI è meno monolitica di quanto non appaia e la crepa potrebbe essere destinata ad allargarsi a seconda della situazione sul fronte.

La premier, in realtà, non ha alternative al ripetere che la linea dell'Italia non cambia, tanto più che deve giocare completamente al buio. In Europa la nuova Commissione deve ancora nascere e soprattutto è quanto mai incerta la collocazione futura di Washington. Non c'è solo la ovvia e siderale distanza da un'America guidata da Trump o da Kamala Harris.

Anche nel caso di una vittoria della candidata democratica è infatti poco credibile che una ex vicepresidente che sin qui ha avuto pochissima voce in capitolo nelle scelte di Biden si limiti a riproporre pedissequamente la sua strategia, una volta diventata lei la presidente. Certamente non sarà così per il Medio Oriente, altro fronte che vede entrambi i poli più divisi al loro interno di quanto non amino mostrare. Non sulla richiesta di tregua, che in realtà accomuna la stragrande maggioranza delle forze politiche dall'una e dall'altra parte, ma sul come cercare di spingere Israele a interrompere l'offensiva. Quelli che la situazione confusa e incerta delle due guerre sta portando al pettine sono nodi strategici che sin qui tutti hanno cercato di nascondere. Quella tra Russia e Ucraina non è solo la difesa di un Paese aggredito. E' una guerra in piena regola e continuare a fingere che non lo sia sta diventando impossibile.

Il Medio Oriente, ancor più dell'Ucraina, esige che l'Italia, Paese che ha sempre svolto un ruolo importante nelle crisi mediorientali, assuma una posizione attiva, come peraltro nella sua tradizione. Prima o poi, di conseguenza, il Parlamento italiano e le forze politiche dovranno decidersi a misurarsi sul tema principale che segna questa fase storica e che sin qui ha derubricato quasi a faccenda secondaria.