«Il problema della Rai? Non è è pluralista, non è più lo specchio del Paese ed è stata gestita da gente incapace». Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia e membro della Commissione di Vigilanza Rai, non usa mezzi termini: «Ora come ora la Rai non merita il canone in bolletta».

Senatore, il consigliere Michele Anzaldi ha parlato di «casta che ha in mano la Rai». Lei è d’accordo?

Non mi faccia parlare di Anzaldi... Parliamo della Rai, piuttosto.

Parliamone, facendo un bilancio dello stato complessivo dell’azienda.

La Rai è stata gestita per due anni da un direttore generale, Antonio Campo Dall’Orto, che non era preparato per il ruolo che ricopriva e che ha nominato molta gente impreparata come lui.

Un’azienda in crisi, quindi?

La Rai è come le autostrade e le ferrovie: è un’istituzione forte con una sua solidità di fondo, ma anche le istituzioni forti in mani non capaci sono a rischio. In questi anni, il servizio pubblico radiotelevisivo hai perso molto in termini di credibilità, reputazione e forza perché è stata gestita da un dg inadeguato, che ha nominato ufficiali ancora più inadeguati.

Che cosa pensa della nomina di Mario Orfeo?

Orfeo è una persona che, a differenza del predecessore, ha una vasta esperienza, ha diretto quotidiani importanti e poi anche il Tg2 e il Tg1. Orfeo ha però una formazione prettamente giornalistica, quindi dovrà sperimentarsi negli aspetti finanziari e organizzativi di una grande azienda. E’ sicuramente un professionista che si presenta con molta più solidità ed esperienza, vedremo però alla prova dei fatti.

Si è parlato molto del tetto agli stipendi di 240mila euro e e delle deroghe per “prestazioni di natura artistica”. Secondo lei il limite dovrebbe valere per tutti, invece?

Il tetto è stato introdotto in una fase in cui si è cercato di ridurre gli sprechi, i costi e i privilegi delle caste, perché in Italia non esiste solo la presunta casta della politica. È un tetto troppo rigido? Rischia di mortificare delle professionalità? Io credo che si debba capire quanti sono questi casi e poi valutare. In altre parole, non considero il tetto un tabù.

Quindi anche nel caso di Fabio Fazio, che ha firmato un contratto da 2,8 milioni di euro?

In questo caso siamo a uno “sconcio”. Io ho molto criticato quei compensi e quei costi, visto anche Fazio addirittura si farà una società che vende il format di “Che tempo che fa” alla Rai. Ma quale format? La sua trasmissione è fatta di uno seduto che intervista e un altro seduto di fronte che risponde. Trovo la vicenda- Fazio davvero sconcertante: un conto è dire il tetto può essere superato, un conto è sfondare il tetto e creare un grattacielo al suo posto. Quello di Fazio è un abuso edilizio.

C’è però chi obietta che, perdendo i conduttori di punta, il servizio pubblico perda in competitività.

La teoria ha un suo fondamento, io credo però che ridurre i costi giovi a tutto il sistema radiotelevisivo. La tendenza a ribassare i costi non può essere invocata soltanto per il mondo politico, dove infatti misure sono state correttamente prese. Parlando di televisione, ritengo che tutto il sistema, anche quello privato, potrebbe avere giovamento da un ridimensionamento dei costi.

Ora il canone è in bolletta, ma il servizio che offre la Rai vale il pa- gamento imposto?

La Rai, per come è oggi, non merita il canone in bolletta. Se lo deve guadagnare, prima di tutto garantendo ciò che ora manca: il pluralismo. La tv di Stato deve tornare ad essere servizio pubblico e garantire voce a tutti.

Oggi non è così?

Oggi l’informazione della Rai è governativa e di sinistra. E’ sotto gli occhi di tutti: persino Veltroni trova spazio sulle varie reti per i suoi programmi fallimentari, che vengono addirittura replicati nonostante gli esiti catastrofici in termini di ascolti.

Una Rai che è ancora lottizzata, quindi?

Oggi In Rai vige un monocolore di sinistra e del Pd. La lottizzazione che tanti deprecano sarebbe sacrosanta se significasse pluralismo. Io contesto il termine “lottizzazione”, ma spesso con la scusa di combattere la lottizzazione si è cancellato il pluralismo. Gli unici a lottizzare sono quelli della sinistra, che sono degli autentici professionisti dell’occupazione e dell’invadenza.

E lei che Rai vorrebbe?

Una televisione che sia lo specchio del Paese, in cui tutti i cittadini possano riconoscersi. Così, la Rai farebbe anche ascolti più alti.

Concretamente, lei crede che andrebbe dato più spazio ai partiti?

Io credo che dovrebbero essere raccontate più storie: il pluralismo si rispetta diversificando l’offerta sia informativa che culturale.

Che cosa intende concretamente?

Le faccio un esempio di cronaca, senza tirare in ballo i partiti: qualche giorno fa è stata pubblicata la sentenza contro gli esponenti di un centro sociale antifascista di Parma, condannati per aver stuprato una ragazza. Lei ha visto questa notizia in Tv? Invece la storia dello stabilimento di Chioggia eccome se è stata raccontata: sembrava che ci fosse Hitler sulla spiaggia col carro armato. A un pazzo che dice cose sconclusionate si sono dedicati speciali e talk show, su uno stupro dentro a una rete antifascista nulla. E sa perchè?

Perchè?

Per la sindrome della censura di tutto ciò che potrebbe danneggiare la sinistra.

E in questo senso come lavora la commissione di Vigilanza?

Guardi, in commissione c’è molta gente incompetente, che sta lì per difendere la bandiera di un partito. Purtroppo è lo specchio di un Parlamento, che ha avuto tanti cambiamenti ma che non è certo migliorato in termini qualitativi, soprattutto a sinistra. Insomma, molti membri sono improvvisati e il livello è molto basso, compreso quello della presidenza.