Un’idea ci sarebbe, per superare il nodo più “pesante” emerso sul fine vita: affidare tutto a un comitato etico nazionale, nominato attraverso un Dpcm, in modo che non siano le singole asl a gestire le richieste. Il nodo in questione riguarda proprio il ruolo del servizio sanitario nazionale, che Fratelli d’Italia vorrebbe escludere del tutto: metterlo nero su bianco sarebbe complicato, e infatti il centrodestra non ha ancora trovato la quadra sul punto.

C’è chi non cede, chi resta scettico. E l’ostacolo piomberà, ancora una volta, sul tavolo del Comitato ristretto delle commissioni Affari sociali e Giustizia a Palazzo Madama, che dovrebbe riunirsi di nuovo martedì prossimo. «Salvo problemi relativi al numero dei partecipanti, perché si tratta di commissioni riunite», precisa il meloniano Francesco Zaffini, presidente della decima Commissione.

L’incontro, comunque, dovrebbe segnare la svolta: i due relatori Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di FdI potrebbero arrivare al Comitato con un testo, dopo mesi di fumate nere. Perché la proposta va scritta, ma l’accordo c’è. Almeno sembra: qualunque cosa abbia in mente la maggioranza, a dettare la linea è il governo, con la riunione che si è tenuta ieri a Palazzo Chigi. C’erano i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il capo politico di Noi moderati Maurizio Lupi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e - pare - la ministra della Famiglia Eugenia Roccella e il sottosegretario Alfredo Mantovano.

I leader del centrodestra concordano su un fatto: la legge sul suicidio assistito va fatta e arriverà in aula al Senato come previsto, il 17 luglio. Il testo dovrà seguire le indicazioni della Corte Costituzionale, spiega Tajani. Che parla di «intendimento comune» : «Non esiste il diritto al suicidio, noi siamo per le cure palliative - dice - andremo avanti con una proposta unitaria del centrodestra» . Quale sia la posizione della Lega sul tema non è dato saperlo, e lo stesso Salvini, lasciando la sede del governo, si è lasciato andare a un laconico «con calma». La riunione era appena finita e i telefoni ancora “muti”.

Poche ore dopo sarebbero filtrate le ipotesi emerse al vertice di maggioranza, tra cui, appunto, l’istituzione di un comitato etico nazionale a cui spetterebbe la decisione nei percorsi di fine vita. «Una proposta che già i partiti e i gruppi conoscevano da tempo», commenta Zanettin, e sulla quale «mi pare che ci sia stata una larga condivisione». Il numero stimato dei casi da esaminare sarebbe al momento considerato compatibile con un organo che agisce su base nazionale, dunque, ma è prematuro parlare delle figure professionali che dovranno farne parte e che saranno selezionate probabilmente dalla presidenza del Consiglio dei ministri. L’idea del senatore azzurro è quella «di dar vita a un testo asciutto, che cerchi di coniugare le sentenze della Corte con i principi etici ai quali anche il centrodestra si ispira».

Senza entrare nei dettagli. Solo così, per Zanettin, «è possibile trovare una convergenza ampia in Parlamento». L’altro nodo riguarda le cure palliative, che dovranno essere garantite ugualmente a tutti i pazienti e su tutto il territorio nazionale. Ma non è chiaro in che modo si potrà aggirare la stessa indicazione della Consulta sul ruolo del Servizio sanitario nazionale, a cui la Corte chiede di garantire pronta e concreta attuazione a quanto stabilito dalla sentenza 242 del 2019 sul caso Cappato/ Dj Fabo, che fissa quattro requisiti di accesso al suicidio assistito.

Il rischio è di ritornare sempre al punto di partenza, in un rebus complicatissimo nel quale ora si inserisce un’ipotesi ulteriore: che a calare sul tavolo un testo ci pensi il governo. È ciò che è successo con il ddl Nordio, ed è ciò che preoccupa di più le opposizioni, a partire dal dem Alfredo Bazoli. Che ha parecchio a cuore il tema, relatore di un testo sul fine vita approvato solo alla Camera nella scorsa legislatura e rilanciato in questa. «Il Comitato ristretto sul fine vita per cinque mesi e mezzo si è riunito soltanto 6 o 7 volte, senza produrre nulla, tergiversando, continuando a rinviare una discussione che noi chiedevamo da mesi. Ora scopriamo che su questo tema, che deve essere lasciato alla libertà di coscienza dei parlamentari, il governo pretende di metterci le mani e che a Palazzo Chigi sarebbe stato fatto un accordo su un testo che arriverebbe blindato in Senato. Lo diciamo fin da subito: non permetteremo che il Parlamento venga espropriato delle sue facoltà e delle sue prerogative», dice il senatore del Pd. Il quale, raggiunto al telefono, non nasconde il timore che sul fine vita «capiti ciò che è capitato con la separazione delle carriere e con il decreto sicurezza».

«Siamo di fronte ad una scelta intollerabile, siamo di fronte all’irrisione del Parlamento, alla presa in giro dell’opposizione che da mesi chiede che il Parlamento legiferi, in una logica da Stato apostolico che promuove addirittura un Comitato etico nazionale promosso da Palazzo Chigi», tuona il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. Mentre il capogruppo M5S al Senato, Stefano Patuanelli, chiede di trovare «regole comuni, perché sentirsele imporre dal governo è inaccettabile. Anche su questo faremo una battaglia parlamentare - aggiunge il pentastellato - perché non possiamo subire nuovamente l’umiliazione del potere esecutivo». Ma bisogna aspettare: l’appuntamento è martedì prossimo a Palazzo Madama.