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Banchetti referendari sul fine vita
Con un passo indietro del centrodestra e un’ulteriore stretta, ma soltanto di principio. Riparte così il dossier sul fine vita al Senato, dove ieri c’è stata la prima riunione sul tema delle Commissioni Giustizia e Affari sociali di Palazzo Madama dopo la pausa estiva. I lavori sul testo hanno ripreso il via con gli emendamenti dei due relatori, Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia: sette proposte di modifica, che sostanzialmente vertono sul Comitato nazionale di valutazione.
Uno dei punti più discussi della legge, a partire dall’iniziale etichetta “etica” che era già sparita dal ddl incardinato in Senato. Ora si fa di più, per andare incontro alle richieste delle opposizioni: si dismette l’idea di un organismo unico di nomina governativa per valutare le richieste e si ripristinano i già esistenti comitati etici territoriali, guidati a livello nazionale da un Centro di coordinamento.
Tale Centro – si legge in uno degli emendamenti - è «competente al rilascio del parere obbligatorio sulla sussistenza o meno dei requisiti per l’esclusione della punibilità di cui all’articolo 580», istigazione o aiuto al suicidio. E sarà composto da nuove figure, tra cui un giurista «scelto fra i professori universitari di materie giuridiche o fra gli avvocati abilitati al patrocinio di fronte alle giurisdizioni superiori», un bioeticista, un medico specialista in anestesia e rianimazione, terapia intensiva e del dolore, un medico specialista in medicina e cure palliative, un medico specialista in psichiatria, un medico specialista in medicina legale, uno psicologo, un infermiere e un farmacologo.
Il testo non specifica in che modo saranno nominati, ma in base alla normativa vigente dovrebbero essere indicati tramite decreto del ministro della Salute. Mentre per ciò che riguarda procedure e tempi, gli emendamenti specificano che «il centro di coordinamento acquisisce agli atti il parere, non vincolante, del Comitato etico territoriale del luogo di cura e assistenza del richiedente, da rilasciare entro sessanta giorni dalla suddetta ricezione della richiesta dell’interessato».
Entro ulteriori 60 giorni si potranno disporre ulteriori accertamenti, per poi rilasciare – con una proroga di un mese al massimo - il parere definitivo. In caso di esito negativo per il paziente, la richiesta può essere ripresentata non prima di 120 giorni, e soltanto «in caso di sopravvenienza dei medesimi requisiti» da soddisfare. Fin qui le modifiche sostanziali, per le quali Zanettin parla di apprezzabili aperture da parte del centrodestra. Anche se lo sforzo non sembra scaldare il cuore dell’altro principale negoziatore in campo, il dem Alfredo Bazoli, per il quale «anziché avvicinare punti di mediazione, i nuovi emendamenti proposti dai relatori sul fine vita li allontanano. I nodi infatti rimangono, se possibile aggravati». «Si stringono ulteriormente i requisiti rispetto alle indicazioni della Corte, con le sofferenze che devono essere incoercibili, oltre che intollerabili – spiega il vicepresidente del gruppo Pd a Palazzo Madama - Vengono inseriti comitati territoriali, come chiedevamo, ma al prezzo di duplicare le valutazioni sulla sussistenza dei requisiti, che ora dovranno essere fatte sia da un comitato territoriale sia da quello nazionale. Con conseguente duplicazione dei tempi e ulteriori incertezze».
Poi ci sarebbe quella modifica al primo articolo, con la quale si chiarisce che in «nessun caso la legge riconosce alla persona il diritto a ottenere aiuto a morire». E dietro la quale ci intravede la mano di Fratelli d’Italia. Ma soprattutto resta il nodo più grande relativo al Servizio sanitario nazionale, che resta escluso in termini di personale, strumentazione e farmaci. Laddove la Consulta, nell’ultima sentenza dello scorso luglio, parla esplicitamente di un ruolo di garanzia del Ssn. In questo senso, l’esigenza di restare nel solco tracciato dei giudici, per evitare che la legge abbia già un posto prenotato davanti alla Consulta, resta il cruccio principale anche per Forza Italia. Che lavora per trovare la quadra: «Il dialogo nella maggioranza è ancora aperto», ragiona il relatore azzurro, che sarebbe disponibile ad «affinare» il ruolo del Ssn.
In particolare per ciò che riguarda la strumentazione, che nel caso in esame davanti alla Corte permetterebbe a una paziente completamente paralizzata di autosommistrarsi il farmaco, equiparando l’eutanasia al suicidio assistito. «È un work in progress», dice Zanettin: potrebbe arrivare dell’altro, semmai ci fosse l’intesa. Magari entro le prossime due settimane, quando è fissata la data per la presentazione dei subemendamenti.