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ROBERTO GIACHETTI POLITICO
Centotrentuno sì, zero contrari, opposizioni astenute. La Camera ha approvato il ddl in materia di tutela dei minori in affidamento, norma voluta dalla ministra della Famiglia Eugenia Roccella e dal ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha l’obiettivo di prevenire e ridurre il ricorso a periodi prolungati di permanenza dei minori presso istituti o a situazioni di affidamento “sine die”, in cui i minori vengono allontanati dalle loro famiglie. Una norma nata sull’onda lunga del caso Bibbiano, un’inchiesta sconfessata nelle aule di Tribunale, ma che la politica usa ancora come spauracchio, cavalcandone le fake news.
Per perseguire lo scopo, il disegno di legge propone due azioni principali: un monitoraggio tempestivo e efficace del fenomeno e il rispetto delle procedure di tutela già esistenti per i minori. Il testo del disegno di legge si compone di tre articoli: il primo integra la legge n. 184 del 1983 sull'affidamento dei minori, introducendo l'istituzione di due registri, quello delle famiglie affidatarie, delle comunità di tipo familiare e degli istituti di assistenza pubblici e privati, e quello dei minori collocati in queste strutture.
La gestione di questi registri sarà regolata da un decreto del ministro della Giustizia entro sei mesi. Il secondo articolo istituisce un osservatorio nazionale presso il dipartimento per le politiche della famiglia, che avrà il compito di analizzare i dati e segnalare eventuali situazioni improprie di collocamento dei minori, oltre a promuovere ispezioni da parte delle autorità competenti. Il terzo disciplina le disposizioni finanziarie, prevedendo che le spese per l'istituzione dell’osservatorio e la gestione dei registri possano essere finanziate attraverso il Fondo per le politiche della famiglia.
La discussione ha registrato l’intervento della deputata 5 Stelle Stefania Ascari, che ha citato proprio il caso Bibbiano. «Non possiamo più accettare che decisioni così delicate siano influenzate da teorie prive di validazione scientifica o da approcci rigidi e disumani - ha dichiarato -. Le conseguenze di questi errori le abbiamo viste, le abbiamo toccate. Il “caso Bibbiano” ha scosso la coscienza del Paese, ricordandoci che quando si perdono equilibrio e umanità il sistema diventa terreno di dolore e ingiustizia».
Di quali teorie non scientifiche parli la deputata 5 Stelle non è dato sapere, dal momento che il caso Bibbiano si è chiuso con le assoluzioni degli imputati e nessuna teoria antiscientifica è stata dimostrata. Mentre antiscientifica si è dimostrata - secondo la Cassazione - la teoria di una lesione tramite la psicoterapia. Ma non solo: era proprio una teoria antiscientifica (questa certificata) che sulla scorta di quel caso il governo M5S-Lega stava per approvare, quella sindrome di alienazione parentale - oggi rilanciata sotto altre vesti - che rappresenta spazzatura pseudoscientifica e che solo la caduta di quel governo ha scongiurato.
Il testo reintroduce di fatto un concetto, travestito dalle migliori intenzioni: la centralità della famiglia, anche a scapito dei minori. Gli effetti di quella campagna – culminata nello slogan “Parlateci di Bibbiano” – sono stati infatti profondi: hanno delegittimato un intero sistema di protezione dell’infanzia che, pur tra molte difficoltà, funzionava. Un concetto espresso chiaramente dal deputato di Italia viva Roberto Giachetti.
L’inchiesta “Angeli e Demoni”, ha evidenziato, è il «convitato di pietra» del dibattito e con questo disegno di legge la risposta istituzionale si concentra «su strumenti di controllo piuttosto che su politiche di sostegno e prevenzione». Un approccio difensivo, «segnato dalla persistente sindrome da Bibbiano: più monitoraggi, ma meno interventi concreti per sostenere i bambini e le famiglie in difficoltà. «Qui dentro sarebbe arrivato il momento che molti chiedessero scusa per quello che è accaduto a Bibbiano - ha sottolineato Giachetti -. Lo voglio ricordare: è stato un grande bluff».
E anzi la vicenda giudiziaria ha «dimostrato l'esatto opposto: come i servizi sociali funzionassero bene». Nessun aumento vertiginoso di affidi, smentito documentalmente durante il processo. E «il marasma suscitato da “Angeli e Demoni”» ha provocato l'effetto che la politica, in quelle settimane, dichiarava di voler scongiurare: la crescita del ricorso alle comunità rispetto agli affidi, con un’impennata dei costi sociali ed umani, «dal momento che il ricovero nelle case famiglia costa sette volte in più rispetto all'affido». Ciò perché l’inchiesta ha di fatto scoraggiato gli aspiranti affidatari a farsi avanti. Finito il processo e “assolto” l’operato dei servizi sociali, dunque, «il risultato è stata la distruzione di un sistema di welfare che funzionava».
L'affido familiare, ha evidenziato Giachetti, «nasce come strumento di sostegno alla genitorialità, non come misura sostitutiva o punitiva nei confronti delle famiglie di origine». Un intervento temporaneo di aiuto e accompagnamento rispetto al quale gli affidi sine die «rappresentano una distorsione», dovuta al fatto che in Italia non c’è possibilità di adozione aperta. La norma, ha aggiunto, rischia di tradursi in più burocrazia e meno tutela reale, più controlli e meno sostegno concreto alle famiglie affidatarie e a quelle di origine. «Un vero rilancio dell'affido dovrebbe passare per il rafforzamento dei diritti e dei poteri delle famiglie affidatarie - ha evidenziato Giachetti -, oggi quasi inesistenti, affinché possano esercitare con continuità e dignità il loro ruolo educativo. Ancora una volta si corre dietro a proclami altisonanti di voler proteggere i minori, tutelare i fragili indifesi, proclami che nascondono l'antico disco rotto Dio, Patria e Famiglia, tradendo l'intento dichiarato di voler mettere al centro la persona minorenne che smette di essere portatore di un suo interesse e di un suo diritto soggettivo diventando proprietà e diritto esclusivo dei genitori, dunque degli adulti».
Il ddl, ha confermato il deputato renziano, è proprio «il triste completamento» di quel percorso iniziato con gli arresti di Bibbiano, con gli slogan urlati in aula, che hanno portato allo smantellamento della tutela dei minori e del Tribunale per i minorenni, «fiora all'occhiello della civiltà giuridica italiana che metteva al centro il migliore interesse della persona minorenne su ogni cosa - ha aggiunto Giachetti -. Ed è triste, se non pericoloso, vedere dopo sei anni e mezzo tramutati in proposte legislative i pilastri di quella inchiesta che si è rivelata priva di fondamento».
Giachetti ha ricordato un dato, evidenziato, tra l’altro, dalla Commissione istituita all’epoca dall’allora ministro Alfonso Bonafede: l’Italia è tra i Paesi d’Europa coi numeri più bassi di affido. E non necessariamente ciò rappresenta un bene, potendo essere indice di una scarsa capacità di intervento. «Se ci fosse la minima consapevolezza di come opera un servizio sociale si capirebbe che l'allontanamento è tenuto sempre come ultima spiaggia, anche quando serve in maniera urgente - ha aggiunto il deputato -. Il motivo per cui siamo arrivati a istituire quello obbrobrio giuridico degli affidi sine die è perché si interviene troppo poco, troppo tardi, dando pochissimi strumenti non solo per il recupero genitoriale, ma per capire se quei tempi di recupero sono adeguati ai tempi di cura e sviluppo del bambino. Non bisogna prevenire gli allontanamenti, ma gli stati di abbandono e maltrattamento».