Il centrosinistra si sta organizzando per le Europee, aggregando partiti vicini ed esperienze civiche, ma ancora non convince Massimo Cacciari. Il filosofo veneziano, da sempre voce ascoltata nell’alveo dem, rimane critico fino a prova contraria, ma concede il beneficio del dubbio al neosegretario Nicola Zingaretti.

Professore, Zingaretti ha aperto ai partiti a sinistra del Pd. Una scelta sensata o che rischia di alienare consensi al centro?

Mi sembra logico e inevitabile che Zingaretti li chiami. Si tratta di partiti che, da soli, non raggiungerebbero di certo la soglia di sbarramento del 4% e buttare via voti è del tutto assurdo. E’ chiaro che Mdp la sinistra debba presentarsi col Pd, altrimenti non ci sarà per nulla. Si tratta di una scelta di buonsenso da parte di Zingaretti, ma il punto no è questo.

E qual è?

Al Pd serve un programma serio con cui presentarsi e un metodo altrettanto serio di preparazione delle liste. Questo avrà un significato, non certo il fatto ovvio che in una campagna elettorale cosi non si facciano regali agli antagonisti, presentandosi divisi.

Eppure i renziani non hanno apprezzato l’apertura a chi aveva abbandonato il partito...

Ma cosa vuole che conti: i renziani lavorano con un fine esplicito: far fallire Zingaretti al più presto. Quelli che sono rimasti lavorano con questo obiettivo, quindi qualsiasi loro ragionamento non ha alcun senso. Programma, liste e simboli sono temi politici, il resto è assurdo.

Nemmeno Mdp, però, ha ancora sciolto la riserva. Oggi si riuniranno per decidere se dire sì.

Speriamo che ragionino, allora, perchè da soli non arriveranno mai al 4%.

Questo discorso vale anche per Più Europa? Anche loro scelto di andare da soli.

Per Bonino è un rischio enorme, questo è chiaro. Guardi, io con Zingaretti, Calenda, Cuperlo e tutti quelli che ritengo ragionevoli nel Pd avevo fatto un ragionamento...

Ovvero?

La squadra doveva essere: il Pd insieme alle sinistre si presenta con un programma socialdemocratico radicale; alleato con un raggruppamento di europeisti moderati, guidati da Bonino e Calenda, più i dem renziani incompatibili con il mondo di sinistra simil- Mdp. Questa era la tattica giusta: non un solo giocatore che gioca in tutti i ruoli, ma una squadra articolata e credibile.

Cosa le hanno risposto?

Questo loro non hanno voluto capirlo e allora pace all’anima loro. Come si dice: “Dio acceca quelli che vuol perdere”.

Deduco che lei non si candiderà di sicuro...

Le pare che alla mia età scenda a compromessi? Io mi candiderei solo in una forza politica di centrosinistra che corrisponde a ciò che le ho detto. Non mi imbarco certo in pateracchi del genere.

Ma glielo hanno chiesto?

Si figuri, nemmeno me lo chiederanno, perchè sanno cosa gli risponderei.

Nessuna chance?

Glielo ho già detto: potrei impegnarmi solo con una linea politica ragionevole. Dopodichè, continuo a girare l’Italia dalla mattina alla sera: domani sarò a Torino, poi Padova, poi ancora Napoli, e parlo davanti a migliaia di persone che vengono a sentire un discorso europeista. Ma questo ai partiti non interessa.

Nel suo nord- est, il Pd ha candidato un peso da 90 come Carlo Calenda, nella speranza di conquistare un elettorato moderato ammaliato dalla Lega. Funzionerà?

Calenda non è affatto un peso da 90, se si presentasse da solo e prendesse l’ 1% sarebbe tanto tanto. Ma, del resto, nessuno nel Pd è un peso da 90. Calenda non sarà trainante nel nord- est come non lo sarebbe nel nord- overst, ma è giusto presentare una candidatura che abbia quel carattere e dimensione. Come già le dicevo, però, non è con un nome che si cambierà qualcosa: la partita si gioca a livello nazionale, non con singole candidature.

Insomma, prevede esiti negativi?

Mettiamola così: se Zingaretti presenta un programma e dei nomi che, nell’insieme, danno idea di nuovo inizio al Pd, allora forse c’è speranza. Calenda per il nord- est va bene, ma cosa vuole che possa fare il Pd in quel territorio, dopo i disastri commessi lì negli ultimi anni? Il Pd del nord- est non ha mai capito nulla, dall’Ulivo in poi e, anche se si candidasse il Padre eterno, i dem non andrebbero oltre il 10- 15%.

Le europee determineranno le sorti del governo?

La Lega è la forza trainante, che Salvini ha trasformato in un partito di pura destra, direi anche pericolosa. I 5 Stelle, invece, sono un movimento il cui successo va e viene a seconda delle contingenze. Il risultato ovvio delle Europee sarà una Lega con un risultato di gran lunga superiore a quello dei grillini. Staremo a vedere chi avrà maggior interesse a staccare la spina.

E chi sarà?

Difficile dirlo: potrebbe farlo Salvini, se si rende conto di poter governare coi residui di Forza Italia. Oppure, se i 5 Stelle ricevessero una clamorosa batosta venendo superati dal Pd, potrebbero decidere di far cadere il governo, per ripartire dal movimentismo. La maggioranza pesa di più a loro che alla Lega, che è forza il governo da anni. Loro, invece, non lo sono e non lo saranno mai.