Dietro la nomina di Luigi Sbarra a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Sud c’è molto più di un semplice riconoscimento alla carriera sindacale dell’ex leader della Cisl. La scelta di Giorgia Meloni, formalizzata con la cerimonia di giuramento a Palazzo Chigi, è una mossa politica mirata a rafforzare le difese della maggioranza laddove potrebbe mostrarsi più vulnerabile: il Mezzogiorno. Perché se oggi il centrodestra può contare su un consenso solido anche nel Sud, domani le cose potrebbero cambiare. E il tema in grado di minare quella roccaforte si chiama autonomia differenziata.

Meloni lo sa. Sa che la riforma è destinata, prima o poi, a diventare realtà, nonostante le modifiche intimate dalla Consulta e i compromessi politici. E sa anche che l’elettorato meridionale guarda all’Autonomia con crescente sospetto, se non con aperta ostilità. Il barometro politico lo indica chiaramente: tra le voci più scettiche all’interno della stessa maggioranza c’è quella del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, esponente di Forza Italia, che non ha mai nascosto le sue riserve su una riforma percepita al Sud come una possibile trappola per le regioni storicamente più fragili nella distribuzione delle risorse. Non è un caso che proprio dalla Calabria arrivi l’innesto più recente e strategico nel governo Meloni. Luigi Sbarra non è solo “calabrese doc”, come ha tenuto cavallerescamente a sottolineare lo stesso Occhiuto nelle sue congratulazioni ufficiali. È un volto autorevole, con una lunga esperienza nel dialogo sociale e una rete di consenso che affonda radici profonde nel territorio.

Il tempismo non è casuale: la Lega di Matteo Salvini, archiviato l’ultimo turno elettorale, non è più disposta ad aspettare. Dopo aver visto il proprio spazio eroso al Nord, il Carroccio vuole incassare l’Autonomia al più presto, per rilanciare una battaglia identitaria da sventolare davanti ai suoi elettori storici. Meloni, dal canto suo, non può più tergiversare. Ma, allo stesso tempo, non può permettersi di scoprire il fianco nel Sud, dove il terreno è insidioso e le opposizioni potrebbero trovare qui l’unica vera breccia per ricucire un dialogo con l’elettorato.

Il Sud, insomma, rischia di diventare la faglia interna della maggioranza. Durante l’iter parlamentare dell’autonomia, gli eletti calabresi più vicini a Occhiuto si sono sfilati, scegliendo di non partecipare al voto. Un segnale forte, che la premier sembra aver ben compreso. Affidare la delega per le politiche meridionali a un uomo del Sud, stimato trasversalmente e con un profilo di dialogo come Sbarra, può servire a tamponare questa crepa e ad alleggerire la pressione interna, soprattutto in vista dei prossimi passaggi parlamentari.

Ma sulla mossa di Meloni aleggia anche un altro scenario potenzialmente dirompente: l’inchiesta per corruzione che lambisce proprio Roberto Occhiuto. Se le indagini dovessero evolvere in un procedimento solido, il governatore calabrese rischierebbe di diventare una “anatra zoppa” della politica regionale, con una conseguente perdita di peso nei confronti del governo centrale. In quel caso, la voce del Sud rischierebbe di indebolirsi proprio quando l’Autonomia entrerà nella fase cruciale, e le Regioni avranno bisogno di interlocutori forti per rivendicare risorse e competenze. Meloni, evidentemente, si prepara anche a questo scenario. Sbarra potrebbe così diventare non solo un garante per il Sud, ma anche un punto di riferimento autorevole nel caso di un eventuale indebolimento di Occhiuto.

In ogni caso, la presidente del Consiglio gioca d’anticipo. Sa che sull’Autonomia si giocherà una partita complessa: sul piano istituzionale, per tenere unita la coalizione; e sul piano elettorale, per non perdere consensi proprio in quelle Regioni che, in questi due anni, hanno contribuito in maniera decisiva alle vittorie del centrodestra.

È proprio lì che, una volta approvata l’Autonomia – seppur ammorbidita – potrebbero esplodere le critiche più aspre e le prime vere difficoltà per la maggioranza.

Meloni prova così a disinnescare la mina, investendo su un profilo che al Sud può ancora garantire fiducia. Ma la questione resta aperta: la presenza di Sbarra basterà a rassicurare il Mezzogiorno, o sarà percepita come un’operazione di facciata? E’ una delle scommesse della premier, che finora ha dimostrato di sapere giocare bene, o quanto meno di essere fortunata. Il che, in politica, è un grande merito.