In Calabria sembra quasi una regola non scritta: chiunque salga alla guida della Regione, prima o poi, finisce coinvolto in indagini giudiziarie. L’ultimo in ordine di tempo è Roberto Occhiuto, presidente forzista finito sotto inchiesta per corruzione dalla procura di Catanzaro. Ma prima di lui, il lungo elenco dei predecessori racconta una storia costante fatta di avvisi di garanzia, arresti domiciliari, processi, assoluzioni e, in alcuni casi, condanne definitive.

Le indagini in corso nei confronti di Occhiuto si concentrerebbero su un possibile intreccio tra politica e affari che ruoterebbe attorno a rapporti personali e professionali di lunga data. Al centro degli accertamenti ci sarebbe in particolare il legame tra lo stesso Occhiuto, Paolo Posteraro — ex socio del governatore — ed Ernesto Ferraro, oggi ai vertici di Ferrovie della Calabria, la società di trasporto pubblico controllata dalla Regione. Ma sono cinque le persone indagate.

Gli inquirenti starebbero analizzando alcune movimentazioni finanziarie risalenti al periodo in cui Occhiuto era parlamentare e candidato alla guida della Regione. Secondo quanto emerso, proprio nel 2020, il governatore avrebbe ricevuto un bonifico di 21mila euro nello stesso periodo in cui la società Fondazione Patrimonio Artistico Retail — di cui Posteraro è amministratore delegato — otteneva un finanziamento bancario garantito dal Medio Credito Centrale. Parallelamente, Posteraro ricopriva incarichi apicali in alcune aziende pubbliche del Comune amministrato dal fratello di Occhiuto, Mario, oggi senatore di Forza Italia.

L’attenzione degli investigatori si sarebbe poi spostata anche sulle successive nomine in Ferrovie della Calabria, che hanno visto l’ascesa sia di Posteraro sia di Ferraro, già collaboratori in altre società. Si indaga per capire se dietro tali scelte possano celarsi favoritismi o accordi illeciti. In questo clima di crescente attenzione mediatica e giudiziaria, Roberto Occhiuto ha scelto di parlare apertamente, affidando ai social uno sfogo sincero e amaro: «Di solito si dice “sono sereno, confido nella magistratura”. Io sereno un piffero… essere indagato – anche per mia tutela, come mi dicono – per me è infamante: è come se mi avessero accusato di omicidio». Accanto al governatore è intervenuta anche la compagna, Matilde Siracusano, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, che in un lungo post ha espresso tutto il suo sdegno: «Qualche giornalista mi accusa di essere silente. Forse non mi conosce. O forse finge di non sapere chi sono. Associare il nome di Roberto alla parola “corruzione” è una bestemmia. Non una forzatura: una bestemmia. Roberto è un maniaco del rigore, della trasparenza, della legalità. Ha azzerato ogni forma di clientelismo. Talmente esigente da sembrare, a volte, sgarbato. Quasi insopportabile. Questa indagine ha scatenato un’ondata di indignazione e di solidarietà. Trasversale. Spontanea. Perché le persone vedono, capiscono, riconoscono. E non si lasciano abbindolare da certe operazioni. Io non ho parlato finora per rispetto. Perché Roberto è così: sobrio, discreto, riservato. E perché, a differenza sua, io la fiducia nella giustizia l’ho persa da un pezzo».

L’inchiesta su Occhiuto è solo l’ultimo tassello di una lunga catena. Prima di lui fu Mario Oliverio, ex presidente in quota Pd, ad essere travolto dalle indagini. Nel 2018 subì l’obbligo di dimora per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta Lande Desolate, seguita poi d