Un fulmine a ciel sereno, che per il centrodestra potrebbe rappresentare un problema non da poco. La contrapposizione clamorosa tra la Conferenza episcopale e la Lega sul ddl Calderoli sull'Autonomia differenziata, che ha toccato picchi altamente polemici nelle ultime 48 ore, è arrivato in un momento in cui da Oltretevere erano giunti segnali rassicuranti - o quanto meno non ostili - per la maggioranza di governo.

Non è un mistero che, su un tema come quello dei migranti e delle misure adottate in passato dagli esecutivi italiani di marca conservatrice (soprattutto quando al Viminale c'era Matteo Salvini) per fermare gli sbarchi, la tensione tra il Vaticano a guida Bergoglio e le segreterie del Carroccio e di FdI non è mai sfociata in aperto conflitto ma c'è sempre stata. Da quando però Giorgia Meloni siede a Palazzo Chigi, l'enfasi data dal suo governo alla questione della natalità e agli incentivi per le famiglie numerose aveva creato una sintonia tra le due sponde del Tevere, non escludendo da questo idem sentire nemmeno la Lega.

Le dichiarazioni di Papa Francesco, in occasione degli Stati generali della natalità, secondo cui i contraccettivi sono paragonabili alle armi perché impediscono la vita, associate alle norme introdotte dall'esecutivo che permettono alle associazioni pro-life di operare nei consultori, sembravano più di un avallo implicito a questa linea e avevano fatto piacere per primi a quei settori - presenti soprattutto dentro il Carroccio e che hanno la loro personalità più illustre nel presidente della Camera Lorenzo Fontana - espressione del cattolicesimo più intransigente e spesso sospettoso nei confronti dell'attuale pontefice.

Poi, però, è arrivato l'intervento dei vescovi italiani che hanno il compito, più prosaico di quello del Pontefice, di intervenire sul merito politico dell'azione del governo e non solo su questioni etiche o dottrinali. E si è trattato di un intervento durissimo, articolato in due tempi, teso a smontare le due riforme più care ai due principali partiti del centrodestra: prima il presidente della Cei Matteo Zuppi ha parlato di «vescovi preoccupati» per la meloniana «madre di tutte le riforme», vale a dire il premierato, poi una nota ufficiale della stessa Cei ha bocciato su tutta la linea l'Autonomia differenziata di marca leghista.

Nel primo caso, ciò è accaduto proprio mentre la premier sottolineava che il suo destino politico non dipenderà dal futuro del premierato o dall'esito del probabile referendum, aggiungendo che in ogni caso lei porterà a termine il suo mandato di capo dell'esecutivo.

Nel caso della Lega, invece, la reazione alle critiche al ddl Calderoli è stata piuttosto scomposta, con un tono polemico molto sostenuto e promosso da esponenti di primissimo piano, quali il ministro titolare del provvedimento e il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, entrambi abbastanza piccati nell'accusare i vescovi italiani di ignorare il contenuto della legge. Che la polemica contro la Chiesa «di sinistra» sia compatibile con l'impostazione aggressiva data da Salvini alla campagna elettorale è probabile ( Fontana fu tra i promotori del convegno degli integralisti cattolici del 2019 dove furono distribuiti feti in miniatura come gadget antiabortisti), ciò che invece agita i sonni di Giorgia Meloni sono le «perplessità» evocate da Zuppi (che è anche arcivescovo di Bologna, capitale della sinistra italiana e viene dalla Comunità di Sant'Egidio), perché quando arriverà il momento della consultazione popolare sul premierato ci si potrebbe trovare di fronte a uno schema in cui al governo si oppone, oltre che la consueta “cinghia di trasmissione” che lega sinistra politica e sindacato, anche una inedita saldatura tra Quirinale e Vaticano, assai difficile da espugnare.

Con uno scenario di questo tipo all'orizzonte, che Palazzo Chigi sta tentando in tutti i modi di scongiurare, il cortocircuito politico odierno ha fatto sì che la forza politica più in linea coi vescovi sia il Partito democratico della laicissima Elly Schlein, che più volte ieri, attraverso delle note dei suoi parlamentari, ha attaccato il governo facendo leva sui rilievi della Cei, e che ha candidato nelle proprie file l'ex- direttore del quotidiano della stessa Cei, non senza suscitare più di un mal di pancia nell'area riformista e atlantista del Nazareno. Una variabile da tenere nel dovuto conto, nello sviluppo di questo rush finale della campagna per le Europee.