Il clima politico è quello delle grandi occasioni a San Benedetto del Tronto, che ospita nel weekend la festa nazionale dei giovani di Forza Italia, “Azzurra Libertà - Protagonisti del presente”. Il clima meteorologico è invece quello, piacevole, di un caldo weekend di fine estate.

Una kermesse ideata e da sempre sostenuta con forza dal fondatore degli azzurri, Silvio Berlusconi, e che l’attuale segretario Antonio Tajani sta portando avanti per ribadire i valori al centro della propria azione politica. Cioè quei riferimenti alle radici cristiane, liberali, europeiste e garantiste del partito, attuali più che mai anche alla luce delle crisi internazionali tutti i giorni sulla scrivania del ministro degli Esteri e leader azzurro.

Oltre 1300 iscritti, tutti i big del partito, esponenti di spicco delle opposizioni come il leader di Azione Carlo Calenda e, domani, il presidente uscente delle Marche Francesco Acquaroli, ricandidato alle Regionali del 28 e 29 settembre. Presenti alla tre giorni, tra gli altri, anche il segretario della giovanile Simone Leoni, Francesco Battistoni, la ministra per le riforme e la semplificazione Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro all’ambiente e alla sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il vice ministro Francesco Paolo Sisto, Tullio Ferrante, Letizia Moratti e Maurizio Gasparri. Tra i temi principali toccati ieri i giovani e il benessere psicologico con la ministra dell’università e della ricerca, Anna Maria Bernini e la vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli. Sempre ieri è stata la volta del ministro per la pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ma il clou arriverà con l’incontro al quale parteciperà Calenda.

Il suo intervento è particolarmente atteso per le aperture arrivate nell’ultimo periodo da Azione nei confronti di FI, dopo la porta chiusa al campo largo a causa dell’appiattamento del Pd al M5S, a detta dello stesso Calenda. «Ho sempre pensato che le feste di partito così come i congressi siano in primo luogo occasioni di confronto con chi non la pensa come te - aveva detto l’ex ministro accettando l’invito - Altre dietrologie politiche sono prive di fondamento: al centro ci hanno messo gli elettori e al centro rimarremo».

Dunque non è previsto alcun avvicinamento concreto di Azione alla maggioranza, ma è nei fatti che Calenda ha votato e sta ancora votando provvedimenti del centrodestra sui quali è d’accordo, come la riforma della giustizia, e che ci sono altri temi, ad esempio il nucleare, sul quale le posizioni dei due partiti convergono. «Noi non saremo nel campo largo, gli elettori ci hanno messo al centro dello schieramento politico e li restiamo - ha ribadito ieri Calenda – Quello che offro a Tajani è quello che ho sempre offerto ai liberaldemocratici del Pd: c’è la necessità di un centro democratico venite a costruirlo».

Rallegrandosi poi per i sondaggi concordi su un aumento dei consensi verso Azione. «Nella media dei sondaggi Azione è il partito che cresce più di tutti dalla ripresa - ha scritto sui social l’ex ministro - Tenere la barra dritta. Avanti». La vicinanza tra Calenda e Tajani è stata ribadita anche giovedì in Senato, quando il ministro è stato oggetto di una pesante critica da parte della M5S Alessandra Majorino che ha paragonato il suo comportamento a quello degli «influencer prezzolati da Israele». Dall’opposizione è arrivata la voce di solidarietà dell’ex ministro, che non ha certo problemi a prendere le parti di chiunque sia in polemica con i pentastellati.

E c’è un altro nemico in comune tra Azione e FI, cioè quel Matteo Renzi che di Berlusconi è stato prima alleato e poi nemico e di Calenda pure, con il progetto del terzo polo naufragato subito dopo le Politiche. E così se i battibecchi tra i due ex amici non si contano, anche gli attacchi del leader di Iv al suo omologo azzurro si ripetono ormai quasi tutti i giorni.

«Per Matteo Renzi, relegato dagli italiani alla totale irrilevanza politica, il ministro degli Esteri Antonio Tajani “non conta nulla” - ha detto ieri Stefano Benigni, vice segretario nazionale di FI Un’affermazione che onestamente fa ridere. Tajani ha ridato autorevolezza e credibilità all’Italia sul piano internazionale, un risultato che dovrebbe essere riconosciuto da tutti, al di là delle appartenenze politiche. Renzi invece continua a mostrare rancore per essere stato ormai archiviato dagli italiani e si reinventa alleato di Giuseppe Conte ed Elly Schlein».

Musica, per le orecchie di Calenda.