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Il 17 giugno di quarantadue anni fa i carabinieri di Roma misero le manette ai polsi a Enzo Tortora. Oggi lo ricordiamo insieme alla sua storica compagna Francesca Scopelliti.
Cosa ricorda di quel giorno?
Io avrei dovuto raggiungere quella mattina Enzo a Roma e invece alle 07:30 mi chiamò Renata Pis, una mia amica giornalista di Repubblica, e mi disse «Francesca, hai sentito il telegiornale? Hanno arrestato Enzo». È stato come cadere in un pozzo profondo di incomprensione, di incredulità, di confusione. Mi chiedevo com'era possibile che avessero arrestato Enzo. Io non ho mai avuto dubbi sulla sua integrità morale, onestà, per cui non riuscivo a capire quello che stava succedendo.
A tanti anni da quel giorno, a che punto siamo?
Da allora abbiamo avuto 26 governi, di tutti gli schieramenti politici, ma nessuno è riuscito a fare tesoro della vicenda Tortora, a farne uno studio, come una sorta di autopsia, capire quali siano state le cause. Eppure ancora oggi se qualcuno denuncia una storia di malagiustizia vi ritrova tutte le caratteristiche del caso Tortora: dalla carcerazione preventiva al processo mediatico, passando per una magistratura che dovrebbe fare più attenzione alla presunzione di innocenza sancita in Costituzione.
Perché questo, secondo lei?
Il nome di Enzo andava dimenticato, era come la polvere da mettere sotto il tappeto, in quanto rappresentava la cattiva coscienza di quella magistratura che lo voleva colpevole a tutti i costi e di quel giornalismo che lo aveva cannibalizzato. Con un esempio su tutti: quello di Camilla Cederna, che sulla Domenica del Corriere diede sostanzialmente ad Enzo del colpevole perché antipatico. Quello ad Enzo è stato il primo vero processo mediatico della nostra storia. Poi sono arrivati gli altri. È con Enzo che hanno fatto “il più grande spettacolo” come citava una trasmissione di Fiorello. Solo che era una tragedia, non era un bello spettacolo.
Furono in pochi a difenderlo.
Enzo Biagi scrisse una lettera intitolata «E se fosse innocente?», sottoscritta anche da altri come Giorgio Bocca, Indro Montanelli e Piero Angela. C’erano autorevolissime voci di pensiero libero che si scagliarono contro l’inchiesta napoletana, ma oggi non sarebbe possibile perché il clima che si è instaurato è quello della gogna a tutti i costi e del fango, dei Travaglio e simili.
A proposito di processo mediatico, oggi torna alla ribalta l’inchiesta Garlasco bis, che sta costruendo un nuovo mostro: Andrea Sempio. Da Enzo Tortora a Garlasco la situazione non è migliorata per nulla.
Anzi è peggiorata anche a causa dei social e delle fake news che fanno macello della verità, della dignità, della reputazione di una persona. Questa nuova indagine sarebbe dovuta essere trattata nel silenzio del Palazzo, in maniera molto discreta, senza scatenare una tifoseria da stadio.
Negli anni si è tentato di portare avanti riforme che riguardassero la magistratura. Secondo lei perché la politica non è riuscita?
Erano quasi profetiche le parole che disse Leonardo Sciascia per il quale «quando si rimanda una riforma sulla giustizia e non la si piglia mai di petto, poi la si rimanda a peggior tempo». E le cause sono diverse: una magistratura che esercita il suo potere, un popolo e una stampa forcaioli.
Adesso forse si farà la separazione delle carriere.
Io di questo sono molto felice. Faccio il tifo per il ministro Nordio e per Forza Italia. E spero che tengano duro rispetto alle resistenze di qualche forcaiolo leghista. Non dimentichiamo però che è stata rimandata la discussione sull'intitolazione del 17 giugno alla Giornata delle vittime degli errori giudiziari. Anche in questo caso la magistratura si è opposta: io trovo assurdo che l’ex presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia abbia detto che se venisse approvata ci sarebbe una sorta di disonore per l’intera categoria. Io credo che si disonorano da soli i magistrati quando fanno certi errori. E penso che in Italia ce ne siano molti. Il 21 dicembre si celebra la Giornata Mondiale dell'Orgasmo e noi non riusciamo ad avere una giornata dedicata alle vittime di malagiustizia. Si dice che la discussione è stata rimandata per portare a casa la separazione delle carriere. Va bene, però vi aspetto al varco.
Per lo stesso motivo sono state rimandate anche altre riforme: come quella contro l’abuso della custodia cautelare, quella sulla responsabilità diretta dei magistrati, quella di Giachetti sulla liberazione anticipata speciale, e altre ancora.
L’inerzia davanti a quello che sta succedendo in carcere è vergognosa. La proposta che aveva fatto Giachetti mi sembrava di grande saggezza ma la politica non fa nulla. Anzi aggrava la situazione approvando un decreto legge, quello sicurezza, che aumenta il numero delle fattispecie di reato e questo non fa altro che prevedere altro carcere per tutti. E la costruzione di un nuovo codice penale, come diceva Luciano Violante, non fa altro che dare maggior potere alla magistratura che sguazza come Paperone nelle sue monete d'oro.
Non si discute ancora, benché sia stata calendarizzata, la legge “Sciascia Tortora” presentata da varie forze politiche (+Europa. Pd, FI, Avs, Noi moderati) che prevede tra l’altro che il periodo formativo dei magistrati in carcere includa anche il pernotto.
Alcuni magistrati, come il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze, Marcello Bortolato, hanno sottoscritto la legge ma si è detto perplesso sul pernotto in carcere. E in un convegno ha aggiunto: «Uno che vince il concorso potrebbe dire ‘che ho fatto di male per passare una notte in carcere?’». E allora io, ironizzando, ho replicato: «Comprendo la sua compassione per il suo giovane collega, ma chi l’ha avuta per Tortora che ha trascorso sette mesi da innocente in galera?»
Lei porta avanti la battaglia di Enzo da tanti anni. Non è stanca?
Non direi di provare stanchezza, ma amarezza. Forse perché ho sempre questa impressione di camminare su un tapis roulant dove fai tanta fatica e non porti a casa un risultato. E questo mi dà molto dolore. Quando io parlo e racconto dei casi di malagiustizia o di crimine giudiziario, quale è stato quello di Enzo Tortora, dico cose talmente semplici che dovrebbero essere recepite nello stesso modo in cui si sorseggia un bicchiere d’acqua. E invece no, perché non si trova mai una soluzione. In 42 anni quali sono i risultati che ha portato la vicenda di Enzo? A cosa è valso il sacrificio di Enzo Tortora?
Vuole aggiungere qualcosa?
Anche se non esiste ufficialmente, viviamo questa giornata come quella del ricordo delle vittime della giustizia. Come diceva Primo Levi, «chi dimentica il passato è condannato a riviverlo».