“Il Fatto” pubblica un’ampia intervista (tre pagine) al professor Gustavo Zagrebelsky raccolta dal direttore Marco Travaglio. Il professore si presenta come l’interprete e l’autentico capo degli elettori che hanno votato No al referendum del 4 dicembre e colloca tutti in un solo schieramento, senza distinguere tra antifascisti e fascisti, tra destra e sinistra, che con motivazioni diverse si sono espressi contro la riforma costituzionale. È chiaro che per il professore c’è un denominatore comune – come si dice in matematica - che è l’antirenzismo. Zagrebelsky ritiene che questa volontà politica possa restare come collante per il futuro. Non è un caso che accarezza i grillini, gli dà anche qualche amichevole consiglio e li colloca tra le forze che possono irrobustire la democrazia.

Il professore, mentre esalta il voto del No, per il ha pensieri solo negativi e sottolinea che i veri ispiratori di quella coalizione sono i potenti del mondo. Ecco le sue affermazioni: «Perché mai le grandi oligarchie italiane ed estere si spendono in modo così spasmodico per la sua approvazione (della riforma, ndr)? Ci deve essere sotto qualcosa di ben più grosso, e se non ce lo dicono dobbiamo preoccuparci». Il direttore Travaglio domanda: cosa c’è sotto? Il professore risponde: «Il disegno di restringere gli spazi di partecipazione, cioè di democrazia, per dare campo ancor più libero alle oligarchie economiche e finanziarie».

Vedo che tra le oligarchie non c’è più Berlusconi che ha votato No. Il professore, poi, elogia Gentiloni rilevando le buone qualità del presidente del Consiglio ma squalifica il suo governo e chiede elezioni subito. Come Renzi. Sarebbe lungo discutere tutto ciò che nelle tre pagine, afferma il professore. Ma c’è una cosa importante: l’insieme appare come una piattaforma politica alternativa al Pd e Zagrebelsky ne parla come fosse lui il candidato di uno schieramento alternativo. Forse sarà così. E a mio avviso sarebbe un fatto importante e positivo. Uno schieramento politico, presieduto da Zagrebelsky, sarebbe certamente ad un livello più alto di quelli che vediamo all’opera nel sistema politico attuale.  Vedremo.