Nuovo accordo sulla prescrizione: lo hanno sottoscritto con un emendamento Pietro Pittalis di Forza Italia, che è anche vice presidente della commissione Giustizia, la leghista Ingrid Bisa, e Carolina Varchi di Fratelli d’Italia. Proprio il forzista Pittalis ci dice: «Avrei preferito che passasse il testo originario a mia firma così come Forza Italia lo ha proposto. Dobbiamo però renderci conto che facciamo parte di una coalizione e quindi spesso occorre trovare la sintesi». Ma rassicura: «Non si tratta di una riforma che deve soddisfare l’avvocato o il magistrato ma di un nuovo passo per garantire da un lato l’efficienza della macchina giudiziaria e dall’altro restituire fiducia ai cittadini nella giustizia, che siano imputati o vittime».

Onorevole Pittalis, è soddisfatto dell’accordo?

La mia proposta intanto cancella sia la riforma Bonafede, rendendo possibile la prescrizione del reato dopo la sentenza di primo grado, che quella di mediazione Cartabia. Viene così superato il sistema dell’improcedibilità dell’azione penale ed insieme ad esse alcune forti criticità.

Quali?

Forti differenziazioni tra i vari distretti di Corti di Appello in relazione ai differenti carichi processuali che determinano molto spesso una inammissibile discrezionalità di quali fascicoli trattare e quelli da far prescrivere da parte del Capo dell’Ufficio.

Andiamo nel merito dell’emendamento.

È stato condiviso da tutte le forze di maggioranza ma resta comunque una ipotesi di lavoro migliorabile in Commissione giustizia. Esso introduce, facendo riferimento ai lavori della Commissione Lattanzi, due fattispecie sospensive. Inoltre quando il deposito della motivazione non sopravviene prima della scadenza del termine della sospensione, cessano gli effetti di questa, la prescrizione riprende il suo corso e il periodo di sospensione è computato ai fini della determinazione del tempo necessario a prescrivere.

La leghista Giulia Bongiorno ha fatto inserire delle deroghe per i reati da codice rosso per cui i tempi della prescrizione vengono aumentati di un quarto rispetto all’originale.

È stato fatto perché esiste un grave allarme sociale su certi tipi di reati. Anche se noi riteniamo che gli strumenti che si stanno mettendo già in atto – penso ad esempio al fatto che il procuratore della Repubblica debba sentire entro tre giorni la persona offesa, il fatto che i procedimenti per violenza contro le donne debbano avere una corsia privilegiata - siano già sufficienti.

C’era bisogno dell’ennesimo doppio binario?

Io sono contrario alle eccezioni al sistema. E credo che questo aspetto sarà oggetto di una più approfondita riflessione in Commissione.

Nei giorni scorsi indiscrezioni giornalistiche avevano parlato di un altro accordo. Inoltre c’è da dire che da un lato questo Governo approva misure sull’onda dell’emergenza e poco garantiste dall’altra, come in questo caso, va in segno opposto. Concorda? Questo era il miglior accordo possibile, soprattutto dal punto di vista di Forza Italia, che sembra essere l’unica forza in maggioranza a spingere per misure più liberali della giustizia?

Se devo dirle la verità, avrei preferito che passasse il testo originario a mia firma così come Forza Italia lo ha proposto. Dobbiamo però renderci conto che facciamo parte di una coalizione e quindi spesso occorre trovare la sintesi. Comunque al di là di questo, il cittadino ora sa quando inizia e quando finisce il suo processo. La pretesa punitiva dello Stato non può essere eterna.

Questa soluzione piacerà all’avvocatura che respinge da sempre l’idea di un imputato a vita?

Ogni soluzione ha tendenzialmente degli aspetti critici. Ma qui si tratta di far funzionare un sistema e rimettere il processo sul binario dei principi sanciti dalla Costituzione. Non si tratta di una riforma che deve soddisfare l’avvocato o il magistrato ma di un nuovo passo per garantire da un lato l’efficienza della macchina giudiziaria e dall’altro restituire fiducia ai cittadini nella giustizia, che siano imputati o vittime.

Come valuta la reazione del Pd che si è opposta, quasi paradossalmente, ad un ritorno ad una riforma rivisitata della Orlando, ex ministro della giustizia dem?

Al netto di autorevoli esponenti del Partito democratico che ragionano sul problema, vedo una reazione più di natura ideologica e di pregiudizio nei confronti di questa maggioranza. Se si esamina infatti attentamente la proposta, si noterà che si recupera in certa misura la proposta Orlando. E quindi appare incomprensibile l’atteggiamento di una parte dell’opposizione.