Dal 10 al 12 ottobre si terranno a Lipari "Gli Stati generali delle isole minori marine" disposti dal ministro per la Protezione civile e il Mare, Nello Musumeci. L'iniziativa vedrà impegnati ministri, parlamentari, istituzioni europee, delle Regioni in un confronto sulle criticità e le potenzialità dei territori insulari. Da anni quasi tutte le isole minori sono attraversate da criticità con i riflettori che vengono accesi quando queste sono prese d'assalto da centinaia di migliaia di turisti e spenti nei mesi invernali durante i quali gli abitanti fanno i conti con trasporti e assistenza sanitaria carenti e prezzi alle stelle per i beni di prima necessità e carburanti. Abbiamo chiesto al ministro come il governo e le Regioni intendono intervenire.

Ministro Musumeci, lei ad ottobre aprirà a Lipari i lavori degli Stati generali delle isole minori. I cittadini di queste aree svantaggiate cosa devono attendersi dal governo?

«Ho voluto promuovere gli Stati Generali proprio perché il tema isole minori marine possa essere finalmente affrontato in tutti i suoi molteplici aspetti. Tre giorni di analisi ma anche di proposte. Credo sia la prima volta per iniziativa di un governo, dal quale i cittadini isolani -oltre duecentomila abitanti in 36 Comuni- dovranno attendersi risposte concrete. Anche se già alcune risposte, con il governo Meloni, sono già arrivate».

Dal marzo del 2023 giace in Senato la legge quadro per le isole minori. Lei insieme al suo collega, ministro Roberto Calderoli, ha dichiarato che il ddl è pronto per iniziare il proprio iter istituzionale per arrivare a una legge che "purtroppo si è arenata nel corso della precedente legislatura".. Tutte buone intenzioni signor ministro, che finora sono, però, rimaste solo buone parole.

«Lo ha detto lei: vogliamo che si passi dalle buone parole, dalle buone intenzioni dei governi passati ai fatti di questo governo. Certo, non basterà una nuova legge per cambiare le sorti di quei territori. Ma sarà il primo passo per mettere ordine in una materia complessa, rimasta finora marginale nelle agende politiche. Col collega Calderoli abbiamo lavorato-ognuno per le rispettive competenze- ad un articolato che presto porteremo al Consiglio dei ministri. Speriamo entro l’estate».

Lei a febbraio ha annunciato lo stanziamento di 100 milioni per progetti nelle isole minori per il rischio sismico e la gestione delle situazioni di emergenza, attraverso interventi in infrastrutture portuali ed elisuperfici. Nonostante questi fondi, però, molte isole hanno i porti danneggiati dalle mareggiate.

«Cento milioni per la prevenzione strutturale antisismica di immobili pubblici, quelle isole non li hanno mai avuti nel passato. C’è stata una ampia partecipazione ai due bandi e alcuni Comuni hanno già firmato il disciplinare. Se ne occupa il dipartimento Casa Italia. L’apertura dei cantieri dipenderà dai soggetti attuatori e richiederà il tempo a realizzare le opere. Ma l’obiettivo è stato già fissato. Quanto alla Sicilia, ricordo che da presidente ho firmato delibere di infrastrutture portuali per decine di milioni. Ne sono orgoglioso».

Uno dei temi più delicati per gli isolani è la questione sanità. Nelle isole minori esistono pochissimi presidi sanitari di livello. Lampedusa, l'isola più lontana dalla Terraferma, ha solo un poliambulatorio. A Capri è scoppiata la protesta per la cronica carenza di medici nell’ospedale “Capilupi.

«Senza dubbio la erogazione delle prestazioni sanitarie nelle Isole minori incontra difficoltà, legate sia ai vincoli del decreto Balduzzi, sia alla capacità delle aziende sanitarie di reclutare medici e infermieri disponibili a prestare servizio nei presidi ospedalieri delle isole o nelle strutture dei servizi territoriali. Da un lato il decreto Balduzzi introduce contenimenti di spesa e vincoli sul numero delle prestazioni che mal si conciliano con zone disagiate e con popolazione ridotta; dall’altro lato la mancanza di incentivazioni e la impossibilità per le aziende di obbligare i medici ad accettare una zona insulare come sede di lavoro. Serve, nella legislazione sulle Isole minori, introdurre correttivi alle disposizioni vigenti, alla contrattazione collettiva e prevedere il ricorso a maggiori forme di integrazione pubblico-privato».

Cambiamenti climatici. Lei saprà meglio degli altri che in molte isole le spiagge stanno sparendo sotto i colpi di erosioni e mareggiate.

«L’erosione costiera è una triste realtà ovunque. Secondo la comunità scientifica, alla fine di questo secolo una parte della nostra fascia costiera verrà sommersa. Il competente ministero dell’Ambiente assegna risorse a tutte le regioni per il contrasto al dissesto idrogeologico e alla erosione. I ripascimenti e altri interventi infrastrutturali servono a tamponare, ma il problema si ripresenta nel tempo».

Il tema trasporti non è da meno. In Sicilia negli ultimi due anni i prezzi dei trasporti hanno raggiunto livelli inimmaginabili.

«Per le compagnie di navigazione le tratte di collegamento non sarebbero un buon affare. Infatti per ogni bando di gara ( la competenza è delle Regioni) non c’è concorrenza. Spesso ad aggiudicarsi i servizi sono sempre le stesse sigle che agiscono in una sorta di monopolio. La efficienza delle flotte è sempre più bassa e il costo del biglietto sempre più alto. Le norme europee pongono limiti insuperabili all’intervento dello Stato e tutto si complica. Affronteremo a Lipari anche questo problema».

Il nodo della salvaguardia delle isole minori della Sicilia passa attraverso i rapporti con una Regione a statuto speciale. Quali sono le competenze del governo e quali quelle della Regione Sicilia?

«L’ostacolo non è la mancata sinergia tra governo centrale e Regioni. Quella, bene o male, c’è sempre stata, dal Nord al Sud. L’ostacolo sta nell’assenza in Italia di una moderna normativa speciale che tenga conto delle specificità delle isole minori, con deroghe finalizzate ad assicurare servizi essenziali alle popolazioni locali. Altrimenti corriamo il rischio che fra vent’anni quelle isole saranno abitate solo quattro mesi l’anno, in estate».

Ministro, una domanda leggermente più politica: lei è stato presidente della Regione, seppure in una a Statuto speciale. Qual è la sua opinione sul delicato tema del terzo manda to per i governatori, sul quale la maggioranza appare molto divisa?

«Sul discusso tema, come si sa, FdI è stato molto laico. Si tenga conto che oggi il presidente di Regione assume poteri decisionali e gestionali enormi, che ovviamente si consolidano col passare del tempo. Dieci anni di presidenza, cioè due mandati, a mio parere, costituiscono uno spazio temporale ragionevole per programmare e realizzare».