Prove di «campo progressista». Dopo i successi di Genova e Ravenna, conquistate entrambe al primo turno rispettivamente da Silvia Salis e Alessandro Barattoni, le forze del centrosinistra guardano al futuro, carezzando l’idea di una possibile convivenza in una coalizione fondata su «valori comuni» e sulla «condivisione di un progetto di riforma del Paese», da contrapporre al sempre meno compatto centrodestra, i cui attori «sono uniti solo dal potere».

Portare le recenti esperienze elettorali a livello nazionale non sarà facile: le diverse forze dovranno mettere da parte divergenze e dissapori per concentrarsi sui temi che le accomunano. Si parte dai referendum, ma c'è anche la piazza del 7 giugno, ovvero la manifestazione per chiedere la fine delle ostilità a Gaza e la pace per il popolo palestinese, convocata da Pd, M5s e Avs ieri con una nota.

Per il momento non ha raccolto le adesioni di Azione e Iv, ed è difficile che queste possano giungere strada facendo, date le notorie distanze in tema di politica estera. Non è detto, però, che come è accaduto in passato, una larga coalizione progressista possa funzionare a corrente alternata. Ne abbiamo parlato con il senatore del M5s, Luca Pirondini.

Senatore, la vittoria a Genova sembra aver rilanciato il Campo Largo. Secondo lei si tratta di un episodio casuale, legato magari al territorio, o in effetti alla base della vittoria c'è stata la formula politica di una larga unità del centrosinistra?

Preferisco parlare di “Campo progressista”, perché al centro di questo nuovo progetto devono esserci valori e progetti comuni, non una semplice sommatoria di voti e simboli. Il successo di Genova con Silvia Salis nasce da un percorso costruito negli anni che ha poi trovato un felice epilogo in una candidata capace, giovane e in forte discontinuità con il passato. Abbiamo vinto perché si è costruito un progetto valido, per il quale il Movimento 5 Stelle è stato determinante.

Tra i primi a commentare positivamente l'esperienza genovese c'è stato Matteo Renzi, affermando che “uniti si vince”. L'ex- premier da tempo sta facendo pressing su di voi per accettare l'idea di uno schieramento in cui possano convivere M5s e Iv. E' possibile secondo lei a livello nazionale?

Lo stesso identico perimetro che ha vinto a Genova in altre occasioni ha perso, quindi è del tutto evidente che non sia la tanto la larghezza del campo a fare la differenza quanto semmai la chiarezza e la condivisione di un progetto di riforma del Paese. La domanda non è quali forze politiche possano correre insieme, ma semmai quali siano gli obiettivi comuni da poter eventualmente condividere.

A livello programmatico, ci sono dei segnali di possibile convergenza, ad esempio la battaglia referendaria, o anche la lotta contro il dl sicurezza. In politica estera, però, permangono delle differenze tra voi e forze riformiste come Iv e soprattutto Azione. Differenze però che talvolta emergono anche nell'attuale maggioranza di governo. Perché il centrodestra riesce a fare sintesi e voi invece sembrate dare più risalto agli elementi inconciliabili?

La presunta sintesi del centrodestra evidenzia in realtà spaccature molto profonde e sempre più evidenti. In Europa le tre forze principali che sostengono il Governo, sul tema del riarmo hanno addirittura votato in tre modi diversi. In Italia la tensione tra Lega e Forza Italia è ai massimi storici e quasi nessuno ricorda che nel Governo precedente due di queste forze ora al governo erano in maggioranza e una all’opposizione. La verità è che nel centrodestra sono uniti solo dal potere. Tra noi e forze come Pd e Avs ci sono temi che dividono, non c’è dubbio, ma sottolineerei anche quelli che ci uniscono e che ci hanno visto presentare già varie proposte di legge concrete: penso a quella sul salario minimo, alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e al congedo di paternità.

Parliamo del Pd: pensa che, oltre alla questione della compatibilità dei programmi, ogni ipotesi di convergenza dovrà passare anche per delle primarie di coalizione?

Di questo si parlerà quando sarà il momento. Ora il focus deve essere sui temi e sui progetti, penso più ad un percorso partecipativo di condivisione su temi ed obiettivi specifici provenienti dalla nostra base. Nel grande percorso partecipato di “Nova” i nostri iscritti ci hanno chiesto di valutare possibili alleanze sempre sulla base dei temi e dei programmi. E’ nostro dovere rispettare questa preziosa indicazione.

I dem, in Europa, si sono astenuti sul piano di riarmo europeo. E' un problema per voi, sono troppo timidi su questo fronte? E su Gaza, vi aspettate una adesione convinta di tutti gli esponenti del Pd alla manifestazione che state promuovendo?

Il Movimento 5 stelle sta esprimendo la propria contrarietà a questo folle piano di riarmo con grande chiarezza e forza. Sul tema di Gaza, mi permetta di dire che mi piacerebbe che tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, condannassero il vergognoso genocidio che Netanyahu sta commettendo ai danni del popolo palestinese. Siamo quasi a sessantamila morti, la metà sono donne e bambini, come si fa a tacere su questo? In particolare mi piacerebbe che la Presidente del Consiglio trovasse finalmente il coraggio di dire una parola di condanna perché ad oggi questo coraggio non lo ha ancora trovato. E personalmente lo trovo vergognoso.