Prossima fermata: elezioni europee. Riccardo Magi, ex segretario dei Radicali Italiani ed esponente di Più Europa, guarda alla scadenza con una convinzione: «Bisogna affrontarle con una prospettiva sovranazionale, non come scontro partitico interno in vista delle politiche».

Ha seguito le primarie del Pd?

Sì, sono state un momento di partecipazione importante e di vitalità: una così ampia mobilitazione dei cittadini significa che c’è preoccupazione per alcuni connotati di questo governo e che c’è voglia di trovare momenti di partecipazione politica.

Ora Zingaretti è diventato il vostro interlocutore in vista delle europee.

Come Più Europa lo incontreremo la prossima settimana e ci sarà un momento formale di interlocuzione politica.

Si apre il dilemma delle liste. Voi che farete? Bonino ha detto no al Manifesto Calenda.

Più Europa ha rappresentato alle elezioni politiche un luogo di innovazione e di aggregazione per chi si sente federalista e ha bisogno di una proposta politica coraggiosa e credibile. Alle europee dovremo mantenere questa forza innovatrice, provando a diventare un polo aggregatore: penso al progetto di Calenda ma anche a Pizzarotti e a una realtà come quella di Volt, partito paneuropeo che ha avuto l’ambizione di costruire un partito europeo. Dobbiamo essere capaci di rappresentare l’idea del rilancio del percorso di integrazione europea, superando i veti incrociati dei nazionalismi.

Il tempo stringe, però.

Il fattore tempo esiste: le opzioni vanno verificate e sciolte in poche settimane, se non giorni.

Serve anche una strategia, visto che si vota con una legge proporzionale che, dunque, non favorisce i “listoni”.

Sicuramente va fatto un ragionamento sul modo di costruire le liste, ma una tecnica politicamente sana di uscire dai tatticismi è quella di individuare obiettivi comuni. Il sistema elettorale non facilita la presentazione di un listone, che per altro mortificherebbe la possibilità di avere un’offerta politica varia, che premi le soggettività.

Quindi che si fa: più liste alleate, anche col rischio della soglia di sbarramento?

Io parto dall’esigenza di definire obiettivi concreti: un punto qualificante per noi di Più Europa deve essere quello della sostenibilità ambientale di un ecologismo moderno, europeista e federalista. Marco Cappato ha fatto una proposta interessante di riforma della fiscalità a livello europeo, spostando la tassazione dal lavoro all’impatto ambientale. Questo, per esempio, consentirebbe di aggregare forze ambientaliste e soprattutto di guardare a uno dei problemi del nostro tempo che può essere affrontato solo a livello sovranazionale.

Eppure, le europee vengono vissute come un primo tempo delle prossime politiche.

Inevitabilmente, con un metodo proporzionale, il risultato rischia di venir vissuto come un test sullo stato di salute dei partiti nazionali. E’ un errore, però: servono battaglie sovranazionali per riformare l’Europa. Non possiamo ridurre tutto a uno scontro di partiti nazionali in vista delle politiche. Bisogna vivere queste elezioni come un momento decisivo per il futuro del continente e come possibilità di rilancio dell’integrazione europea.

Intanto, però, il governo nazionale va avanti. Oggi con la legittima difesa.

Noi stiamo facendo opposizione frontale e radicale, perchè ogni settimana questo governo attacca i principi fondamentali dello stato di diritto. La legittima difesa è una norma allarmante e demagogica e mi preoccupa che venga approvata con una con maggioranza impressionante: da Fratelli d’Italia al Movimento 5 Stelle, che però non è mai intervenuto durante l’esame del provvedimento. Un silenzio imbarazzante ed eloquente.

Che cosa significa?

La dinamica di questa maggioranza è chiara: vanno per compartimenti, ognuno con le sue sfere di influenza avallate dall’altro con il silenzio.

Provvedimenti come la legittima difesa aumentano il consenso del governo?

In questo momento ancora c’è consenso crescente, ma credo che presto sarà chiaro che i provvedimenti in materia di sicurezza sono controproducenti: nei fatti aumenteranno le occasioni di conflittualità sociale e di insicurezza. E comunque anche ora vanno ad alimentare solo il serbatoio di voti della Lega, dilaniando invece i 5 Stelle.

E le europee potrebbero segnare il punto di rottura?

Il vero momento della verità sarà l’inevitabile manovra correttiva, da fare visto che la crescita è ancora inferiore rispetto alle aspettative e si dovranno disinnescare le clausole di salvaguardia dell’iva. Allora e non alle europee arriverà il dunque per questo governo. Anche perchè i cittadini inizieranno a percepire gli effetti devastanti dei loro provvedimenti in materia sociale ed economica.