Riforme della giustizia tra ddl costituzionale e carcere: intervista a Loredana Miccichè, presidente di Magistratura indipendente.

Lei ritiene, come altri suoi colleghi, che con le riforme approvate e messe in cantiere da governo e maggioranza, la politica voglia riaprire una guerra con la magistratura?

Non è mio compito capire e valutare cosa pensa e vuole la politica. Da magistrato posso solo analizzare dal punto di vista tecnico una riforma.

Ma la riforma costituzionale che approderà a breve in Cdm è una priorità per la giustizia oppure no?

Separazione delle carriere, sorteggio dei membri del Csm, ma anche reclutamento straordinario di magistrati onorari e i test psicoattitudinali non rappresentano certamente una priorità e non velocizzano la giustizia.

Davvero con la separazione c’è il pericolo di creare un pubblico ministero con troppo potere?

Certo. Oggi la formazione culturale di pm e giudici è comune, hanno la medesima cultura della giurisdizione, per cui si può chiedere e infliggere una pena solo se ci sono delle prove che giustificano una condanna al di là di ogni ragionevole dubbio. Senza questa comune cultura della giurisdizione avremo un pm che va in aula per vincere a tutti i costi.

Nella riforma è prevista anche un’alta Corte, come appello per i ricorsi disciplinari. Non è ricevibile come proposta?

Bisogna guardare al disegno complessivo di questa riforma. Se mettiamo insieme la scelta dei togati del Csm con il sorteggio e l’Alta Corte disciplinare ci accorgiamo che l’obiettivo è quello di svuotare di prerogative il governo autonomo della magistratura e svilire le funzioni dell’organo costituzionale.

Nel ddl in via di rifinitura a via Arenula, salvo sorprese dell’ultima ora, ci sarà anche l’inserimento dell’avvocato in Costituzione. Lei sarebbe d’accordo?

È un argomento di cui non abbiamo ancora discusso internamente all’associazione ma personalmente non ho preclusioni.

Due giorni fa il sottosegretario Mantovano ha detto che chi lancia allarmi sullo Stato di diritto a causa della separazione delle carriere avrebbe bisogno di uno psicologo. La ritiene una dichiarazione eccessiva?

Non commento le espressioni altrui. Posso però rilevare che al congresso dell’Anm a Palermo il vice ministro Sisto si è dichiarato disponibile ad un dialogo, così come il ministro Nordio. Io raccolgo queste disponibilità e spero si possa arrivare ad un confronto costruttivo. Come Magistratura indipendente siamo certamente pronti a dialogare.

Abbiamo rilevato che Mi diverse volte durante il “parlamentino” dell’Anm non ha votato i documenti insieme agli altri gruppi. Ad esempio nel Comitato direttivo centrale di gennaio il suo collega Infante di Mi ha detto che certe posizioni dell’Anm rischiavano di trasformarla in un “partito politico di opposizione” e perciò non avete firmato il documento unitario contro la relazione del ministro Nordio. Adesso invece appoggiate la mozione unitaria del Congresso. Un ritorno a casa?

Un conto sono le singole questioni discusse in Cdc, altro sono le posizioni su queste riforme contro le quali è giusto che tutta la magistratura si opponga e sulle quali Mi aveva già espresso forte contrarietà in comunicati precedenti al Congresso, diretti a tutti i magistrati e ripresi da agenzie di stampa.

Pero il caso Apostolico, insieme a quello Artem Uss, ha fatto da sfondo al Congresso, come annunciato sin dalla conferenza stampa di presentazione dell’evento. E su questo Mi non firmò il documento del Cdc che portò alla convocazione dell’assemblea straordinaria del 26 novembre.

Ci siamo opposti al linciaggio e al dossieraggio, rivendicando la libera manifestazione del pensiero. Però abbiamo detto no a delle esposizioni pubbliche che possano mettere anche in dubbio l’apparenza di imparzialità. Si tratta di un punto importante sul modo di intendere la propria funzione. Per chiarire con un esempio: ho fatto per tanti anni il giudice del lavoro e sono intervenuta durante convegni tecnici ma mai andata a manifestazioni organizzate dai sindacati o politicamente esposte.

Tornando all’attualità: cosa pensa della proposta di una esperienza formativa obbligatoria in carcere per i tirocinanti non inferiore a 15 giorni, comprensiva del pernottamento?

Credo sia una proposta stravagante. Per conoscere la realtà delle carceri non occorre certo dormirci.

C’è un’emergenza sovraffollamento e suicidi negli istituti di pena. Come fronteggiare il problema?

Vanno costruite in fretta nuove carceri e reperiti locali utili da riconvertire. Riteniamo inoltre che vada valorizzata la rieducazione dei detenuti attraverso il lavoro, coinvolgendo al massimo le associazioni del terzo settore. Le carceri devono fare giustizia e non vendetta. Infine abbiamo proposto un potenziamento dell’assistenza medica, anche sul versante psicologico e psichiatrico.

Però persino il ministro Nordio, in un recente convegno a Roma Tre, ha detto che la costruzione di nuove carceri non è fattibile e occorre «intervenire nei confronti di quelle persone condannate per reati minori e vicine al fine pena e per i tossicodipendenti, rimodulando e affievolendo la detenzione, facendole ospitare dalle comunità, molte delle quali si sono rese già disponibili». Sarebbe d’accordo?

Dove il carcere può essere evitato lo si faccia. Ma in primis bisogna che il detenuto durante il giorno svolga attività lavorative utili e abbia delle alternative per costruirsi un futuro per quando uscirà. Non posso esprimermi al momento sulla proposta del ministro perché ancora abbiamo a disposizione un testo definitivo.

Lei in una intervista alla Stampa ha detto che ci sono troppi ricorsi in Cassazione. Ma non sarebbe una lesione del diritto di difesa limitare l’accesso al terzo grado, visto già i limiti posti all’appello?

Non ci sono stati limiti all’appello.

Le Camere penali da tempo denunciano la mancata riforma dell’articolo 581 cpp, minacciando astensioni e ipotizzando di richiedere di sollevare questione di legittimità costituzionale proprio perché viene limitata la difesa.

Si è semplicemente richiesto che vi sia il rilascio di una procura per rendere più agevole lo svolgimento del processo, essendo previsto il termine di improcedibilità. Per quanto concerne la Cassazione, io mi metto sempre nell’ottica delle garanzie del cittadino, che inevitabilmente diminuiscono se un ricorso deve essere trattato insieme ad altri 50.000.

Quali filtri vorrete mettere?

C’è una commissione ministeriale, di cui faccio parte, che sta affrontando la questione.

Il Giornale in più articoli ha parlato di inciucio di Mi e Area al Csm. Come replica?

Io sono presidente di Mi, non mi occupo di nomine e non siedo al Csm. Posso certamente escludere inciuci, assicurando che le nomine vengono fatte leggendo i curriculum.