PHOTO
Luca Palamara, ex pm
Riforme della giustizia e nuovo Csm: ne parliamo con Luca Palamara, ex magistrato e già presidente dell’Anm.
Sulle intercettazioni si è appena chiusa una partita tesissima.
Quello che è accaduto in questa settimana è la dimostrazione plastica di come la sfera politica possa invadere quella tecnico-giuridica fino a rendere difficile un punto di compromesso. Da un lato c’è la volontà di non dare l’idea di abbassare la guardia contro terrorismo e mafia, dall’altro si vuol tenere fede ai principi del garantismo.
Lei da che parte sta: con Forza Italia o con gli altri partiti di governo?
Da osservatore mi ispiro a un principio garantista perché ritengo che debba essere tutelata la funzione dell’istituto, che non è certo quella di essere utilizzato come una gogna contro l’avversario politico. Si sta ponendo un falso problema: il vero nodo non riguarda le intercettazioni in sé, che devono essere assolutamente preservate, ma il rischio che possano essere utilizzate ad altri fini, soprattutto nei casi della cosiddetta pesca a strascico.
E dal punto di vista tecnico come giudica le modifiche introdotte grazie a FI e Azione?
Li reputo corretti e condivisibili: dal punto di vista tecnico giuridico consentono di non mettere in discussione ed evitano che possano essere utilizzate per eliminare nemici politici, grazie alla pubblicazione di circostanze del tutto estranee all’indagine. Quanto all’emendamento Costa, ritengo sia giusto responsabilizzare il pm anche dal punto di vista contabile. Non vedo una lesione dell’indipendenza e autonomia del pm perché prima di tutto deve esserci rispetto delle regole.
La magistratura come reagirà?
Dal 2016 a oggi sul tema delle trascrizioni e degli ascolti ci sono stati orientamenti oscillanti all’interno della stessa magistratura associata e del Consiglio superiore. Basta richiamare le circolari del Csm in cui era particolarmente avvertita la necessità di evitare che tramite la pubblicazione di materiale irrilevante potesse essere in qualche modo pregiudicata la sfera privata di soggetti estranei. Fu la linea di Orlando, il cui capo dell’Ufficio legislativo era l’attuale presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. Con l’arrivo di Bonafede e di coloro i quali lo hanno indotto a ispirarsi a un orientamento giustizialista, tutto questo è stato buttato alle ortiche. L’auspicio è che il dibattito possa tornare a quello che a mio avviso era il corretto punto di partenza. Ma sul tema delle spese, penso che la magistratura ragionerà in termini corporativi: sarà contraria, in virtù del timore che venga compromessa l’autonomia del pm. Io invece credo che chi agisce correttamente non ha nulla da temere: il problema sarà di chi farà intercettazioni inutili.
È stato fatto un decreto per “rimediare” a una sentenza della Cassazione ritenuta troppo garantista dalle Procure antimafia: lo trova condivisibile?
Di per sé si tratta del chiaro segnale che sulla mafia il governo non intende abbassare la guardia e anzi vuol andare oltre i pronunciamenti della magistratura.
Separazione delle carriere: alla fine si farà?
Penso sia difficile fare previsioni. Servirebbe una grande determinazione da parte della classe politica. Al di là di quello che potrà essere un eventuale esito referendario, penso si stia diffondendo tra i cittadini la volontà di veder maggiormente garantito il diritto di difesa attraverso la terzietà del giudice rispetto alle parti. Questi sono aspetti che ormai si stanno facendo strada nella coscienza civile del paese.
Come commenta la nomina di Gratteri a Napoli, anche alla luce di quello che ha detto in audizione?
Ognuno su di lui può esprimere il giudizio che vuole. Posso dire che chiunque ha lavorato con Gratteri gli ha sempre riconosciuto di aver valorizzato un metodo di lavoro ispirato alla condivisione tra procuratore e sostituti. Per quanto mi riguarda, è notorio che Gratteri sia inviso a una parte della magistratura, soprattutto a quella benpensante che non si ritrova nei suoi metodi e nelle sue dichiarazioni, e che lo ha sempre osteggiato nel corso della carriera.
Per Gratteri a Napoli ci sono pm depressi.
Non posso entrare nel Gratteri-pensiero: posso dire che in generale c’è una fascia di pm che tende a burocratizzarsi. Comunque, non mi soffermerei molto sull’audizione di Gratteri, piuttosto mi preoccuperei di alcune recenti decisioni del Csm che paiono limitare l’autonomia del sostituto.
A cosa si riferisce?
In certi casi si è esaltato il potere del procuratore più che tutelare l’autonomia del singolo sostituto. Basta rileggere quanto ha dichiarato il togato di Area Maurizio Carbone in occasione della nomina di Gratteri.
La riforma Cartabia del Csm sarà efficace?
In genere si dice che ogni Csm sia migliore di quello che lo ha preceduto. Del mio porterò sempre dietro comunque le parole conclusive del presidente Mattarella, che esaltò l’impegno del Csm presieduto da Giovanni Legnini, autore di più di mille nomine. Poi sono accaduti i noti fatti, soprattutto le cene tra magistratura e politica. Se l’obiettivo era impedire le cene e il rimedio è quello di aumentare il numero dei componenti del Csm, possiamo dire che quell’obiettivo è miseramente fallito. Ben più coraggiosa sarebbe stato prevedere il sorteggio, tanto temuto dai miei colleghi anche quando ero presidente dell’Anm. Si è preferita una soluzione gattopardesca voluta anche dalla stessa magistratura associata.
Che giudizio dà fino ad ora di Nordio?
Penso si stia scontrando con la dura realtà della politica, soprattutto quando la politica è chiamata a fare riforme sgradite alla magistratura. Nulla di nuovo.