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Complice la canicola, su governo e maggioranza è planata la bonaccia. I dioscuri Salvini e Di Maio ( ma quante ore dura?) non litigano più, entrambi contemplando la ritrovata, armonica sintonia fatta di inflessibilità sul tema più ingombrante: l’immigrazione. Perfino Di Battista si acciambella nel nido dell’intesa gialloverde e attacca le Ong: «Mi annoiano». Mentre il premier Giuseppe Conte e il ministro Tria gongolano per lo scampato pericolo della procedura di infrazione Ue: un successo, senz’altro.
In compenso, di fronte a tanta bucolica concordia, e per politico contrappasso, sul medesimo fronte migratorio si riaccendono i fuochi polemici dentro al Pd nello schema abusato Matteo Renzi vs Resto del partito: ma non è una novità. E Forza Italia si guarda l’ombelico sfogliando la margherita di una possibile ( e chissà quanto necessaria nonché comprensibile) scissione.
Dove porta tutto questo? E’ la quiete prima della tempesta o il sussulto di realismo che obbliga ciascun attore politico a muoversi nel perimetro della realtà e non sulle nuvole della propaganda? Difficile da dirsi: la notevole estemporaneità che avvolge e contraddistingue i leader di maggioranza e opposizione non consente pronostici troppo attendibili.
Tuttavia, come tutti sanno - partiti, movimenti, istituzioni, mercati, l’estate - è nient’altro che una fase di passaggio in attesa delle sfide autunnali: ostacoli ben piantati che niente può smuovere. La legge di Stabilità che l’esecutivo dovrà presentare entro settembre dovrà muoversi entro confini stretti e spalmati di impopolarità.
Perciò delle due l’una. O l’Italia continuerà nel solco del percorso “virtuoso” disegnato in questi giorni a braccetto con Bruxelles rimettendo nel cassetto velleità e sfide e soprattutto misure tanto agognate quanto impervie come la riduzione fiscale. E qui sovviene il soffio “benaltrista” di palazzo Chigi che punta ad una riforma “complessiva” ( e in là nel tempo) del fisco.
Oppure la calma dei marosi assai presto verrà spezzata da nuovi ondate di scontro. Con l’Europa certamente, ma in particolare con immaginabile, immutato furore entro il limes dei sottoscrittori del Contratto. Senza tuttavia mai arrivare ad una rottura conclamata. Sia perché politicamente eccessivamente onerosa, sia perché l’equilibrio attuale non contempla alternative praticabili. Se qualcuno dubita, può provare a farsi un giro dalle parti del Nazareno. Prima del trasloco.