Con Giusi Nicolini, ex sindaco del comune di Lampedusa e premio Unesco per la pace nel 2017, commentiamo la politica attuale del Governo in tema di immigrazione con uno sguardo al passato.

Cosa pensa di come il governo sta gestendo il problemadell’immigrazione?

Non credo ci siano differenze rilevanti rispetto al passato. Trattare la questione migratoria in termini emergenziali non risolve il problema. Pensare che la linea venga poi dettata da Luigi Di Maio provoca in me sconforto: è colui che ha dato il via alla guerra alle Ong e al soccorso in mare con lo slogan “taxi del mare”.

Se non fosse tragico, farebbe sorridere la sua idea di affondare i barconi.

Però anche il Partito Democratico sembra molto allineato.

Penso che il Pd in materia di immigrazione soffra della sindrome del coniglio, di cui è affetto da un bel po': hanno paura di sbaragliare la destra, temono di darsi una seria politica migratoria che non si può disgiungere da una pianificazione dell'accoglienza. Questa sindrome non ha contribuito ad erodere il terreno fertile delle destre, della demagogia, del populismo becero. A ciò oggi si aggiunge il Movimento 5 Stelle come alleato con cui si punta a non far cadere il Governo. Ultimamente ho però apprezzato una dichiarazione di Nicola Zingaretti quando sostiene che occorre una politica migratoria di lungo respiro.

Però Nicola Zingaretti è il segretario di un partito che ha rifinanziato la guardia costiera libica.

Il gruppo parlamentare dovrebbe rappresentare il Partito: c'è evidentemente una scollatura tra l'anima delle persone che votano il Pd e chi le rappresenta.

Matteo Salvini a processo: è d'accordo?

Si tratta di una decisione importantissima: quando lasciamo morire le persone nel Mediterraneo facciamo naufragare i nostri principali valori. Se la politica non serve a fermare tutto questo, ci penserà la magistratura. Le persone che in primis votano Salvini devono avere ben chiaro che, nonostante i facili slogan, esistono dei principi fondamentali come la Costituzione e il diritto internazionale contro cui non possono nulla arroganza e tracotanza. Ognuno è libero di proclamarsi disumano ma un ministro non può sentirsi libero di esserlo.

Il 3 ottobre 2013 è stato un giorno terribile: quelle morti non sono servite a nulla se la narrazione su questi sciagurati è sempre la stessa? Abbiamo una memoria molto corta?

Sì purtroppo: la memoria andrebbe continuamente alimentata, e ciò è dimostrato da altri fatti tragici della storia. Però è anche vero che quel giorno quelle bare esposte hanno reso visibili gli invisibili, seppur nella tragicità. Nessun potrà più dire di non sapere, nessuno potrà cercarsi un alibi. Quei corpi non sono solo un numero o statistiche da analizzare: sono persone come noi. Tuttavia quella indignazione a livello mondiale non ha sortito grandi effetti: avevamo grandi aspettative affinché l'Europa cambiasse completamente modo di gestire il fenomeno migratorio.

Proprio su questo due giorni fa il ministro Teresa Bellanova di Italia Viva ha detto che "Il fenomeno dell'immigrazione deve essere gestito a livello europeo e non con le chiacchiere né della Meloni né di Salvini". Si trova d'accordo?

Certamente, è così. Però anche questo argomento non deve trasformarsi in un alibi: da un lato è giusto combattere perché l'Europa affronti il tema non lasciando soli i Paesi del primo approdo; l'emergenza pandemica del coronavirus ha visto una Europa unita che ha messo in campo strumenti inediti, ispirati al principio della solidarietà e della ripartizione delle responsabilità. Perché non agire allo stesso modo per fronteggiare le migrazioni, superando ad esempio il Trattato di Dublino? Dall'altro lato esistono le competenze strettamente nazionali: non si possono sequestrare le persone come ha fatto Salvini solo per spirito propagandistico; vanno aboliti i decreti sicurezza, va superata la Bossi Fini, va discussa la proposta di legge “Ero straniero” sostenuta da + Europa, pezzi del Pd, associazioni, società civile.

Qual è il suo giudizio sull’utilizzo delle navi quarantena?

Non rappresentano affatto una soluzione: utilizzare le navi significa esporre le persone ad un rischio maggiore di contrarre il virus. E poi, se ci fossero dei positivi a bordo, si prolungherebbero di molto i tempi della quarantena, direi a tempo indeterminato. Abbiamo avuto già il precedente delle navi da crociera.

Come giudica la ripresa degli sbarchi in quest’ultimo periodo?

Non è una novità e non meriterebbe titoloni di giornali: è un fenomeno costante che è avvenuto anche quando c'era Salvini e che può variare nei numeri per fatti contingenti, anche in base agli accordi che si stringono con i Paesi di origine, soprattutto quelli del nord Africa. A Lampedusa negli anni passati abbiamo accolto anche il doppio delle persone che sono arrivate in questo periodo.