«Col Pd manco morti». Viola Carofalo, portavoce di Potere al popolo, ride ma è serissima quando esclude ogni rapporto con i dem.

Eppure Laura Boldrini propone una lista unica della sinistra per le Europee: 5 punti programmatici per battere il sovranismo. Voi vi tirate fuori?

I punti programmatici sono abbastanza vaghi, ciò che non è vago però sono le biografie. E uno può anche avere scarsa memoria ma bisogna andare indietro solo di pochi mesi per ricordare ciò che hanno combinato questi al governo, con loro non è possibile costruire nulla.

Si riferisce solo al Pd o anche a Leu?

Io distinguo tra la base di quei partiti e i vertici. Con i militanti voglio parlarci ma i dirigenti per me sono screditati.

Quindi Pap correrà da solo alle Europee?

La discussione è ancora aperta. Decideranno gli aderenti, del resto abbiamo tanti strumenti per confrontarci: dalla piattaforma on line alle assemblee territoriali.

Ma come può una piccola formazione avere chances di combattere la proposta politica e culturale di Orban e Salvini?

Il mio modello ideale è il patto di Lisbona, l’asse che si è venuto a crere tra France Insoumise, Podemos e Bloco de Ezquerda. Mi sembra la soluzione più convincente per non morire appiattiti sulle posizioni populiste e razziste di Orban e Salvini o su quelle di una visione europeista tout court, nel senso di un’assoluta subalternità alla Troika. Non mi sembra poco

Una via d’uscita solidaristica all’austerità per sconfiggere il sovranismo...

La risposta sovranista non è solo ideologicamente sbagliata, è anche impraticabile. Prendiamo il tema dell’acoglienza, senza una visione solidale come si pensa di gestire il fenomeno migratorio se nessuno vuole aprire le porte a chi fugge? L’unico modo per uscirne è mettersi insieme attorno a un tavolo e capire come ripartire tra tutti i paesi europei le responsabilità dell’accoglienza senza farla pagare a dei poveracci che arrivano su un barcone. Il sovranismo è una non risposta.

Sul molo di Catania, per chiedere di far sbarcare i migranti della Diciotti, le bandiere di Pap erano tante e ben visibili, un po’ meno a Mi- lano, in piazza San Babila, al presidio anti sovranista. Che differenza c’era tra le due manifestazioni?

Ognuno valuta se aderire o no a un’iniziativa. Per me la grande partecipazione alla manifestazione di Milano dimostra che esiste comunque un’Italia diversa dal racconto egoista che ne fa Salvini, ma abbiamo anche assistito a un tentativo di restyling da parte di chi pochi mesi prima metteva in campo quelle stesse politiche in materia di immigrazione che quella piazza contestava.

Immagino si riferisca sempre al Pd?

Sì, e secondo me in piazza col Pd non bisogna scendere, dare una mano ai dem in questo momento è un suicidio politico.

Non crede di avere più punti in comune con un elettore del Pd che con uno di Salvini?

Infatti, laddove è possibile confrontarsi con queste persone è giusto essere presenti, ma se devo diventare solo un portatore d’acqua di chi ha messo in campo quelle politiche che oggi contesta credo sia inopportuno. Io non voglio fare il tifo né Salvini né per Veltroni, per citare un nome tornato alla ribalta di recente, li ho sempre contrastati entrambi. Non accetto il tricatto di una scelta di questo tipo.

Mentre i partiti chiudono le sedi, voi aprite “case del popolo” in giro per il Paese. Da chi sono frequentate?

Ci sono persone di tutti i tipi. Ma per tornare a quello che dicevamo prima, a Napoli il nostro responsabile dello sportello legale per la residenza, la persona cioè che dà una mano ai senzatetto per accedere ai servizi di base, era un iscritto al Pd che non si riconosce più in quel partito.