«È tutto sbagliato», scuote la testa Massimo Cacciari, «sulla Sea Watch non bisognava mandare tre burocrati sconosciuti, ma organizzare una festa contro l’immagine mortifera di Salvini». Il filosofo, da sempre voce critica del centrosinistra, non ha cambiato idea sul nuovo corso del Pd a trazione zingarettiana, ma non fa sconti nemmeno all’ex segretario, che dalle pagine di Repubblica ha lanciato quello che sembra un manifesto contro la ( non) gestione della questione migratoria da parte del Pd.

Professore, condivide le critiche mosse da Renzi?

Condivido il fatto che il tema migratorio sia stato declinato solamente in chiave strumentale e propagandistica, senza alcuna capacità di proporre soluzioni complessive e non emergenziali. Condivido anche il fatto che sono altri i temi che interessano la popolazione italiana, penso in particolare alla situazione economico- sociale di declino del paese. Ben venga, quindi l’autocritica di Renzi.

In realtà, più che come autocritica le parole di Renzi sono state lette come una critica forte alla gestione Minniti- Gentiloni…

Guardi, in ogni caso quando i buoi sono scappati richiudere la stalla è difficile. E poi scusi, se Renzi critica Gentiloni e Minniti, lui in primis che cosa avrebbe fatto? Ma non è nemmeno questo il punto vero…

E quale sarebbe?

Che il governo sta usando strumentalmente la questione migratoria, che è un problema epocale e come tale andrebbe affrontato, in ottica strategica e a livello europeo. In particolare, bisognerebbe parlare non di emergenza ma di necessità di integrazione, anche perchè altrimenti in cento anni il nostro continente non esisterà più.

Non è certo questa la prospettiva del governo.

Per fare un’analisi di questo genere servono grandi piani e grandi progetti sovranazionali, e quindi grandi uomini politici. Oggi, invece, con Minniti prima e con Salvini ora, si affronta solo l’emergenza. Il destino, in questo senso, è segnato: ne prima, nè ora nè in futuro vedo leader in grado di usare un approccio sistemico.

E’ anche un problema di comunicazione?

Ma certo, quando si ragiona in ottica di emergenza ha ragione sempre chi grida di più, quindi ha ragione Salvini.

E il centro- sinistra cosa dovrebbe fare?

Allargare lo spettro degli interventi, parlare di temi economico- sociali che interessano i cittadini, che stanno sempre peggio. Tasse, debito, la crisi... I pannicelli caldi del reddito di cittadinanza e di Quota 100 finiranno i loro miserabili effetti in un paio di mesi, poi ci affacceremo a una nuova catastrofe economica e allora avrà ragione l’Unione Europea, che non ha ovviamente attivato la procedura di infrazione ma ha ribadito che l’Italia dovrà farsi carico dei propri problemi.

In molti rimproverano Zingaretti di essere poco incisivo a livello di comunicazione. Gli si criticano i lunghi silenzi…

E’ una critica che condivido in toto e le faccio un esempio, che ho portato personalmente anche al diretto interessato. Ma come si fa, di fronte a un caso come quello della Sea Watch, a pensare come unico gesto di solidarietà di mandare un paio di oscuri membri della direzione a fare una gita dentro la nave? Un’immagine a dir poco desolante.

Cosa andava fatto secondo lei?

Ci voleva tanta fantasia ad affittare un barcone, attraccarlo vicino alla Sea Watch e fare una bella festa dell’Unità in mare, con canti, balli e prosecco? Bisognava invitare a bordo i cittadini di Lampedusa, dirgli di venire con i loro barchini e fare un bel concerto. Di fronte all’immagine decrepita e cimiteriale di Salvini, bisognava rispondere con una bella festa. Ne avrebbe parlato il mondo intero e sarebbe stata una risposta giovane, forte e dirompente: serviva un’immagine così, contro la propaganda mortuaria della destra.

Non sarebbe stato forse un po’ troppo?

Mandare tre burocrati che nessuno conosce, invece, ha restituito un’immagine decrepita come quella di Salvini: Peccato per la sinistra, quella di Salvini funziona perchè parla alla gente anziana, piena di paure e di acciacchi; quella di Zingaretti invece è controproducente perchè sembra un esercizio di solidarietà buonista.

Per cambiare l’immagine, serve un nuovo leader quindi?

Figuriamoci. Serve che capiscano, non serve a nulla un nuovo leader. Se nemmeno dopo la svolta di Zingaretti cambia nulla, l’unica soluzione è rassegnarsi e aspettare una nuova generazione.