Ddl su separazione delle carriere: ne parliamo con Valerio Spigarelli, già presidente dell’Ucpi.

Che ne pensa di questo ddl costituzionale?

Finalmente abbiamo un testo scritto su cui discutere e che va nella direzione che abbiamo sempre invocato, cioè quella di una reale separazione delle carriere. C'è poi l'istituzione di un'Alta corte di disciplina, una proposta che venne anche dall’Ucpi molti anni fa. Ma non mancano le criticità.

Quali?

Non c'è nessun intervento sulla obbligatorietà dell'azione penale, rimane inalterata la proporzione tra laici e togati nei due Csm. Poi non si abbandona la nozione di “autorità giudiziaria”, che sottintende l’unitarietà delle funzioni. Anche l'accesso per concorsi separati, che deve essere previsto, a me non pare così esplicito ed è rinviato alla legislazione ordinaria che seguirà.

Dal punto di vista politico è stato detto che questa è una bandiera elettorale consegnata a Fi. Ma dopo si darà priorità al premierato. Occorrerà vigilare?

Su questo vale il detto andreottiano: «A pensare male, spesso ci si azzecca». Che ci possa essere una strumentalizzazione elettorale è sotto gli occhi di tutti. Per ora sospendiamo il giudizio, ma occorrerà verificare la reale volontà politica del governo di fare questa riforma.

Costa (Azione) e Renzi (Iv) hanno detto che non si farà mai la riforma.

Quando Costa sostiene che si è perso tempo perché il governo avrebbe potuto emendare le proposte attualmente giacenti, ha espresso una sacrosanta verità. Speriamo che l'attività del Parlamento e del governo smentisca tutti questi cattivi pensieri.

Ma con il 50 per cento di assoluzioni in primo grado perché sostenete che il giudice è appiattito sul pm e quindi vanno separati?

Questi numeri vengono strumentalizzati da parte degli avversari della riforma con argomenti illogici. Le faccio una battuta.

Prego.

Magari con la separazione delle carriere avremo anche un numero superiore di assoluzioni, oppure un numero minore di ordinanze di custodia cautelare per gente che poi viene assolta e conseguentemente lo Stato risparmierà sugli indennizzi per l’ingiusta detenzione, chi può dirlo? Ma non è questo il problema.

E quale sarebbe?

Semmai quel numero di assoluzioni dimostra la cattiva applicazione delle norme codicistiche. Esse prescrivono che il pm eserciti l'azione penale quando è sicuro di avere prove che possano portare alla condanna, mentre quel numero evidenzia che evidentemente la esercitano non osservando quella norma prognostica.

I favorevoli alla separazione da un lato dicono che occorrono valutazioni di professionalità più stringenti perché non tutti i magistrati sono all'altezza, dall'altro lato però appoggiano il sorteggio per il Csm, dove potrebbe andare una toga scarsa. Non le sembra contraddittorio?

Io sono contrario al sorteggio perché il Csm dovrebbe rimanere un organo pienamente elettivo. Il sorteggio non mi piace né per i togati né per i politici, anche se per questi ultimi si parte da una base nominata dal Parlamento. Peraltro la legge ordinaria dovrebbe stabilire che il sorteggio sia fatto solo tra i magistrati con valutazioni favorevoli, anche se con le valutazioni attuali sarebbero il 99 per cento. Comunque, sul sorteggio dico che la composizione dell’organo di governo autonomo della magistratura non dovrebbe essere legato al caso.

Le pagine social dei magistrati sono invase dalle foto di Licio Gelli: ha voluto lui la separazione, quindi non s’ha da fare.

Questo argomento, utilizzato non solo dalla magistratura ma anche da politici come Conte, credo sia davvero triviale. Conso e Falcone erano a favore della separazione delle carriere, così come l'associazione degli studiosi del processo penale. Che Gelli, tra le tante cose, fosse anche per la separazione delle carriere non significa assolutamente niente: anche un orologio rotto due volte al giorno segna l'ora giusta. Perché non dicono che l'unitarietà delle due funzioni venne presentata dal ministro Grandi a Mussolini come un elemento qualificante dello Stato fascista?

L’Anm sostiene che non si tratta su nulla.

È l’ennesimo diktat della magistratura associata sulla materia dell'ordinamento giudiziario. Quando si discuteva della bozza sulla separazione delle carriere di Boato molti procuratori della Repubblica fecero pervenire un ammonimento in Parlamento affinché la riforma non si facesse, perché a loro sgradita. Ma questa è una concezione “proprietaria” dell'ordinamento giudiziario: ne rivendico il copyright perché fummo noi delle Camere penali a coniarla a suo tempo, assieme a un altro copyright e cioè che la separazione delle carriere non è una «clava» da dare in testa alla magistratura e non deve essere interpretata come tale, perché è un argomento alto di struttura della giurisdizione che si coniuga con la struttura del processo. Sorprende sentire anche da parte di magistrati, navigati e di qualità, argomenti contrari alla riforma profondamente illogici quando non meramente propagandistici.

Ad esempio?

Il pm diventa troppo potente ma allo stesso finirà sotto il controllo dell'esecutivo. Cari magistrati decidetevi: delle due l’una!

Ma sostengono anche che si mina l’assetto costituzionale.

Dicono «questa è la Costituzione più bella del mondo, lasciamola così com'è». Peccato che non l’abbiano letta dall'inizio alla fine: la settima disposizione transitoria prevedeva, fin dalla sua entrata in vigore, l’adeguamento dell'ordinamento giudiziario al nuovo volto della Repubblica. Sarebbe molto meglio un atteggiamento dialogante sui diversi passaggi della riforma per discuterne laicamente, non facendone una battaglia di religione. Tra l'altro una guerra di religione che, come tutte le battaglie di religione, arruola in politica i suoi pasdaran. Così il dibattito diventa surreale. Alcuni non ricordano neanche le proprie opinioni, come l’attuale responsabile giustizia del Partito democratico, l'on. Serracchiani, e l'ex segretario del Pd Martina, che non dipingevano in termini luciferini la separazione delle carriere. Anzi, si dicevano addirittura favorevoli, come pure sull’Alta corte di disciplinare adesso se ne dimenticano e parlano di aggressione alla Costituzione. Ma quale aggressione alla Costituzione! Questa è la maniera per rendere la Costituzione aderente al sistema processuale e alle regole del giusto processo. Nella Costituzione la separazione del giudice dal pm già c’è, all’articolo 111, là dove si dice che il giudice deve essere “terzo” e la terzietà è un requisito ordinamentale che si raggiunge con la separazione delle carriere.