Caro Direttore, ostinati come non mai, dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme ai penalisti dell'Osservatorio dell'Unione Camere Penali Italiane, visiteranno le carceri nei giorni di Ferragosto esortando i parlamentari di tutti gli schieramenti politici e i garanti a unirsi alla quattro giorni di mobilitazione che porterà centinaia di persone a varcare i cancelli degli istituti penitenziari italiani, al fine di portare un po' di conforto a tutta la comunità che in quei luoghi lontani dal mondo vive tutto l'anno. Saranno più di 70 le carceri visitate in 14 regioni italiane. Il 37% degli istituti è un buon test per verificare la situazione.

Ma come? Sta succedendo il finimondo, cade il governo e voi andate a visitare le carceri? Crediamo, e non siamo certo i primi, che il carcere sia il luogo più adatto per testare il grado di civiltà di un Paese e la tenuta della sua democrazia. Con l'esperienza che il Partito Radicale ha potuto fare grazie a Marco Pannella e alla sua instancabile attenzione per il mondo penitenziario, potremmo tracciare un grafico incredibilmente esatto dei cedimenti allo stato di diritto che si sono via via concretizzati con chiunque abbia governato nel corso degli ultimi decenni.

Certo, oggi ascoltiamo comizi, interviste, tweet e post che incutono spavento a chi abbia un minimo di cultura democratica: “dovete marcire in carcere”, “è finita la pacchia” ( rivolto ai migranti sopravvissuti ai naufragi), “ruspa su tutti i campi rom” ( in occasione della giornata internazionale dei rom e dei sinti), “tolleranza zero per gli spacciatori”. Per non parlare della pratica esibizione degli arrestati su tutte le “piazze televisive”, così a mo' di trofeo da esporre al pubblico ludibrio, o dei provvedimenti già divenuti leggi dello Stato come lo “spazzacorrotti” o l'abolizione della prescrizione varata nel Paese più condannato d'Europa per l'irragionevole durata dei processi.

Ai meravigliati di oggi - quasi tutti facenti parte della classe politica dei governi precedenti, tutti di centro- sinistra – chiedo: ma dove eravate nei momenti cruciali in cui questi rischi venivano denunciati come concreti e imminenti da Marco Pannella e dal Partito Radicale? Per richiamarne uno di questi momenti cruciali, ricordo quando il leader radicale rischiò prematuramente la pelle per convincere l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a fare quel messaggio alle Camere che è - e rimanepietra miliare del diritto penale democratico, messaggio volto all'immediato ripristino della legalità costituzionale sia nell'esecuzione penale che nell'amministrazione della Giustizia attraverso la seria e concreta presa in considerazione di un provvedimento di amnistia e di indulto.

Andiamo a rivedere, rileggere, riascoltare – alla luce dei fatti e dei comportamenti di oggi - quale fu, nell'ottobre del 2013, la risposta del Parlamento a quel messaggio, redatto ai sensi dell'art. 87, secondo comma della Costituzione, e inviato pochi mesi dopo l'umiliante condanna dell'Italia da parte della Corte Europea dei Diritti Umani ( Cedu) per violazione dell'art. 3 della Convenzione, cioè per i trattamenti inumani e degradanti sistematicamente praticati nelle nostre carceri ai danni della popolazione detenuta. Messaggio liquidato alla Camera con un misero dibattito di poche ore per nulla corrispondente alla solennità del suo contenuto e, al Senato, con il silenzio più assoluto. E' stata l'epoca dei governi di centro- sinistra Letta, Renzi e Gentiloni, quella che si è conclusa con la mancata riforma dell'ordinamento penitenziario e che ha preceduto il governo giallo- verde, oggi crollato dopo poco più di un anno di vigenza.

Se non c'è tenuta sul rispetto dei diritti umani fondamentali, cioè quei diritti che sono protetti dalla violenza del potere degli Stati, tempi sempre più bui si avvicenderanno nel nostro futuro e in quello delle future generazioni. Per questo, noi del “ferragosto in carcere”, vogliamo ringraziare uno per uno quei ( pochi) parlamentari che si sono resi disponibili a visitare la comunità penitenziaria esercitando quel potere- dovere che gli attribuisce l'art. 67 dell'Ordinamento penitenziario. Grazie, dunque, a Enza Bruno Bossio ( Pd), Federico Conte ( Leu), Gigi Casciello ( Forza Italia), Manuela Gagliardi ( Forza Italia), Luca Paolini ( Lega), Roberto Giachetti ( Pd), Gennaro Migliore ( Pd) e Diego Zardini ( Pd) per il loro impegno civile e per la speranza che rappresentano.

Concludo con il silenzio di un'immagine, figlia del nostro tempo e che vorrei fosse possibile cancellare nell'agire futuro delle nostre istituzioni. L'immagine è quella di un corpo gelido disteso su un letto di marmo dell'istituto di Medicina Legale di Bari, in attesa di sepoltura.

Sabino Di Fronzo, questo il suo nome, era un detenuto sessantunenne del carcere di Bari, ricoverato d'urgenza ad aprile e deceduto in ospedale a giugno. Era solo al mondo, dimenticato da tutti fino a che un suo vecchio zio ottantunenne si è chiesto che fine avesse fatto... scoprendo così che l'Autorità giudiziaria aveva bloccato il rilascio della salma in attesa di un'autopsia che non si sa quando verrà eseguita. Sembra, da quel che scrive la Gazzetta del Mezzogiorno, che non siano pochi i dimenticati nelle celle frigorifere degli istituti di Medicina Legale: nessuno li reclama. Sono migranti, clochard, ex detenuti ai quali viene persino negata la pace di un'umana sepoltura.