L’abuso della custodia cautelare in carcere torna a far discutere la politica, scatenando una insolita solidarietà bipartisan. È il caso di Pietro Tatarella, ex consigliere comunale a Palazzo Marino ed ex vice coordinatore lombardo di Forza Italia, arrestato lo scorso 7 maggio dalla Dda di Milano nell’ambito della maxi inchiesta denominata “Mensa dei poveri”.

Per i magistrati milanesi, Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, coordinati dall'aggiunto Alessandra Dolci, Tatarella sarebbe stato al centro di un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al finanziamento illecito. Insieme a lui era stato arrestato anche Fabio Altitonante, coordinatore di Forza Italia a Milano e sottosegretario in Regione Lombardia. L’indagine aveva terremotato gli azzurri proprio alla vigilia delle ultime elezioni europee dove Tatarella, 36 anni, candidato nella circoscrizione Nord Ovest, doveva essere il simbolo del rinnovamento del partito.

Inizialmente detenuto nel carcere di Opera ( MI), il 14 agosto Tatarella era stato trasferito in quello di Busto Arsizio ( VA). Non più nel regime di alta sorveglianza, come nei primi mesi di detenzione quando i giudici avevano disposto l'isolamento stretto ( un'ora d'aria al giorno da solo, nessun contatto con gli altri detenuti), ma in quello di media sorveglianza.

Il trasferimento a Busto Arsizio era stato comunicato ai suoi avvocati e familiari solo dopo Ferragosto. A sollevare ‘ dubbi’ sulla gestione dell’inchiesta, in particolare sui tempi e sul trasferimento tenuto nascosto agli avvocati e ai familiari di Tatarella, sono stati questa settimana alcuni esponenti dem. Il primo ad intervenire è stato il consigliere comunale milanese Alessandro Giungi.

«Pietro Tatarella è in carcere da tre mesi - scrive il consigliere del Pd - senza che vi sia stato neppure l'inizio del processo. Tre mesi di cui uno in completo isolamento. Dove siete garantisti a corrente alternata? Dove siete per le migliaia di persone detenute nelle stesse condizioni di Tatarella? Il carcere come strumento di pena “preventiva” a me fa orrore».

A seguire, Pietro Bussolati, consigliere regionale lombardo, recentemente nominato nella segreteria nazionale del Pd con delega alle imprese e alle professioni da Nicola Zingaretti, il quale, stigmatizzando il fatto che «il trasferimento di Tatarella è stato comunicato alla famiglia dopo che è avvenuto», ha ricordato come l’esponente di Forza Italia sia in carcere da oltre tre mesi e che «questo è inaccettabile perché sia che Tatarella sarà ritenuto colpevole che innocente si tratta di una detenzione preventiva senza che il processo sia nemmeno iniziato».

Questa vicenda, prosegue poi Bussolati, «richiama ad un garantismo doveroso» anche «verso gli altri carcerati meno noti nelle stesse condizioni». A rincarare la dose, infine, l’avvocato Mirko Mazzali, delegato del sindaco di Milano Beppe Sala alle periferie. «A proposito di custodia cautelare e di carcere, che una persona detenuta venga trasferita senza che nessuno si preoccupi, neanche a trasferimento avvenuto, di avvisare i familiari è una cosa vergognosa», sottolinea Mazzali.

Sul tema dei trasferimenti dei detenuti nascosti ai legali e ai familiari si segnala anche la dichiarazione del presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo. Questa prassi, ricorda Nardo, è la “normalità”. «Il difensore per evitare viaggi a vuoto, se ha sentore che il suo assistito possa essere spostato, effettua sempre una telefonata di verifica all’ufficio matricola», puntualizza Nardo. «Questi trasferimenti - aggiunge - vengono motivati per ragioni di sicurezza dal Dap e dall’autorità giudiziaria.

Ma sono fonte di grande disagio, soprattutto per i familiari che spesso apprendono dello spostamento solo il giorno in cui si recano in carcere per il colloquio». Tornado all’inchiesta, Altitonante è tornato in libertà all’inizio del mese dopo che il riesame ha smontato gran parte delle accise nei suoi confronti. Anche Tatarella è in attesa della pronuncia del riesame. L’udienza si è tenuta ieri.