Convinto di scommettere sul cavallo vincente, il primo ministro ungherese Viktor Orban aveva accordato un sostegno tacito a George Simion, candidato dell’estrema destra rumena dato in testa dai sondaggi. Ma la scelta si è rivelata un clamoroso autogol che gli ha alienato il sostegno della potente minoranza ungherese residente in Romania tutta a favore del candidato europeista Nicu? or Dan, risultato poi vincitore al ballottaggio.

Emblematica la valanga di voti raccolta da Dan nella regione a più forte presenza magiara, come il dipartimento di Harghita in Transilvania, dove ha superato il 90% delle preferenze. In quell’area vive circa un milione di ungheresi, eredità di un’Europa centrale dai confini storicamente instabili e dalle tensioni mai sopite. Nel 1918, con la dissoluzione dell’Impero austro- ungarico, la Transilvania viene annessa al Regno di Romania attraverso il Trattato di Trianon (1920): di colpo, circa 1,5 milioni di ungheresi si trovano cittadini rumeni. Il trattato è ancora oggi percepito dalla minoranza come una ferita.

Da oltre 15 anni Orban ha coltivato con attenzione questo prezioso elettorato transfrontaliero spesso dotato di doppia cittadinanza, distribuendo passaporti e finanziamenti per scuole, favorendo la costruzione di impianti sportivi e infrastrutture.

Ma la prospettiva di vedere a Bucarest un governo ideologicamente amico, con cui condividere l’avversione per le democrazie liberali è stata troppo forte.

Così, tra i due turni elettorali, il premier ungherese ha spiazzato tutti sostenendo a sorpresa proprio George Simion, un politico che da anni nega i diritti delle minoranze e invoca l'assimilazione forzata dei magiari.

Leader del partito ultranazionalista AUR, Simion ha sempre definito «terrorismo etnico» le attività del RMDSZ, partito che rappresenta la comunità ungherese in Romania, e ne ha chiesto la messa al bando. Simion è stato protagonista, nel 2019, dei violenti scontri a sfondo etnico avvenuti attorno al cimitero militare austro-ungarico di Valea Uzului, quando i nazionalisti rumeni rimossero le croci dei soldati ungheresi caduti durante la prima guerra mondiale.

Il sostegno, seppur indiretto, di Orban a un personaggio così controverso ha provocato indignazione tra la minoranza ungherese. «È impensabile che un primo ministro dell’Ungheria si schieri con Simion – spiega all’agenzia Afp Szilard Simon, economista di Harghita – la tutela dei nostri diritti viene prima di tutto».

Il contraccolpo politico per Orban è stato immediato. Il suo sfortunato endorsment ha avuto l’effetto opposto, spingendo l’elettorato magiaro che solitamente registra elevatissimi livelli di astensione a mobilitarsi in massa contro Simion. «Il suo entourage deve aver pensato che l’ex hooligan Simion fosse il presidente in pectore – osserva Nandor Bardi, esperto del centro HUN- REN –. Ma Orban ne esce indebolito anche come figura carismatica».

Tardiva e poco efficace, la telefonata riparatrice di Orban al leader del RMDSZ, Hunor Kelemen, non ha placato il malcontento. Laszlo Tokes, figura storica della minoranza magiara e protagonista della rivoluzione anti- Ceaușescu, è netto: «Orban ha anteposto le sue ambizioni europee agli interessi della nostra comunità. È un grave errore».

Il premier ungherese ha preferito concentrarsi sui punti di convergenza con Simion – opposizione a Bruxelles, retorica sovranista, filo- trumpismo – ignorando completamente l’ostilità etnica del candidato romeno verso i suoi connazionali all’estero. E ha fornito un assist al suo emergente rivale interno, Péter Magyar, che lo ha subito accusato di «tradimento», tentando di intercettare il voto della diaspora.

Magyar, ex membro di Fidesz ha lasciato il partito per creare una nuova formazione politica. La scorsa settimana intrapreso una marcia simbolica di 300 km per incontrare gli ungheresi di Romania e convincerli di essere un interlocutore più affidabile. «Hanno capito che a Orban interessa solo il loro voto, non la loro sorte». C’è ancora tempo per le elezioni legislative ungheresi previste per il 2026, e se molti nella comunità ungherese non dimenticano i benefici ricevuti da Orban nel corso degli anni, sarà impossibile dimenticare il supporto a un alfiere della magiarofobia come Simion.