«Sinceramente sono perplesso circa la proposta di creare una task force di ben 500 magistrati che dovranno smaltire l’arretrato nel settore civile, per raggiungere gli obiettivi del Pnrr, svolgendo udienze solo da remoto e dunque in forma cartolare», afferma il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Palazzo Madama, commentando così la notizia riportata dal Dubbio.
Ironia della sorte, come spesso capita, proprio oggi era in programma in Commissione giustizia al Senato la discussione sul ripristino della oralità nel processo penale, cancellata con la riforma Cartabia. «Come ho già avuto di affermare tante volte, l’oralità è un principio fondamentale nel penale ma anche nel civile. L’oralità è una garanzia per la giurisdizione e la decisione del Ministero della giustizia di disporre l'applicazione di elevato numero di magistrati per fare udienza da remoto non mi trova dunque molto favorevole», prosegue Zanettin, ricordando che è completamente fuori luogo discutere dell'apertura di nuovi uffici giudiziari in una situazione del genere.
Fonti di Palazzo Chigi contattate dal Dubbio hanno fatto comunque sapere che non è affatto scontato il via libera da parte del governo, pressato anche dalla contrarierà delle associazioni forensi, alla proposta di via Arenula.
Sul punto si segnala infatti la presa di posizione dell’Unione nazionale delle camere civili che ha diramato una nota prendendo spunto dal “Rapporto sul monitoraggio continuo degli obiettivi Pnrr”, elaborato dalla Direzione generale di statistica del Ministero della giustizia.
Si registra, si legge nel Rapporto, una riduzione del disposition time medio nei tre gradi di giudizio civile, passato da 2.512 giorni nel 2019 a 2.008 nel 2024 (–20%). Nel dettaglio, per quanto riguarda i tribunali, si è giunti a 488 giorni nel 2024 (–12,2% rispetto al 2019), ma in crescita rispetto al 2023 a causa dell’aumento delle iscrizioni (+12,4%). Per le Corti d’appello i giorni sono invece 576 (–11,8%) e per la Cassazione 944 (–27,5%). A piazza Cavour, va detto, un discorso a parte merita la Sezione tributaria dove sono incardinati la metà dei ricorsi di tutto il contenzioso civile, con procedimenti iscritti anche da oltre i sei anni.
Con questi numeri l’obiettivo del Pnrr negoziato con Bruxelles di ridurre del 40% i tempi del processo civile entro giugno 2026 appare oggi difficilmente raggiungibile, soprattutto alla luce dell’aumento delle pendenze nei principali distretti del Paese, ad iniziare da Roma.
«L'Unione nazionale delle camere civili - ricorda il suo presidente, l'avvocato Alberto Del Noce - segnalò al Ministero che l’artificio dell’aumento della competenza per valore dei Giudici di pace, pensato per alleggerire il carico dei tribunali, avrebbe inevitabilmente condotto al collasso degli uffici giudiziari di prossimità. Così come puntualmente è poi avvenuto».
«Il rischio - prosegue - è quello di una giustizia “da remoto”, affidata a magistrati che non hanno preso parte all’istruttoria e che si troveranno a definire controversie di rilevante impatto umano e sociale. Già nel 2021 il Consiglio superiore della magistratura aveva segnalato la pericolosità di tali pratiche, che compromettono tanto il diritto di difesa quanto la qualità complessiva della funzione giurisdizionale».

Per i civilisti, poi, c’è il tema del rispetto del principio del giudice naturale, che verrebbe bypassato con questa proposta, e quello dell’Ufficio per il processo dove, nonostante gli ingenti investimenti, non esiste ad oggi un oggettivo monitoraggio dei risultati.
Per l’Uncc serve allora rivedere in modo organico il sistema di reclutamento e formazione della magistratura e del personale amministrativo, razionalizzando il contenzioso e valorizzando i riti alternativi e deflattivi.
La convinzione, per l’Uncc, è quindi che il ministro Carlo Nordio, «forte della sua conoscenza delle dinamiche del mondo forense», possa farsi promotore di una visione di lungo periodo per la giustizia civile, con l'obiettivo di un sistema efficiente e al passo con le esigenze del Paese, da raggiungere non «con interventi spot», ma con un «impegno costante e risorse adeguate, paragonabili all'importanza di altri servizi pubblici essenziali».
«Solo attraverso un approccio sistemico sarà possibile garantire una giustizia civile efficiente, costituzionalmente orientata e allineata agli standard europei, senza sacrificare i diritti fondamentali. Perché, se il diritto resta senza mezzi e la riforma senza visione, allora a questo punto è come tirare ai dadi o, paradossalmente, sarebbe meglio affidarsi a un algoritmo: almeno quello, i tempi li rispetta», hanno infine aggiunto i civilisti.
E sempre oggi è intervento alla Camera il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari (Lega) ricordando che «la figura dell’addetto all’ufficio per il processo non è contemplata nelle piante organiche e che il Ministero si sta adoperando per darvi piena operatività». «Al fine di dare continuità al personale in servizio garantendo contestualmente l’efficienza dell’allocazione delle risorse – ha continuato Ostellari – è stata prorogata al 30 giugno 2026 la durata del contratto di lavoro già sottoscritto dal personale assunto a mezzo di procedura concorsuale nell’ambito dei progetti Pnrr».